È tempo di Fed Cup e l’Italia, guidata dal capitano Tathiana Garbin, cerca il nuovo exploit dopo quello contro la Spagna affidandosi ancora una volta al proprio pubblico e alla coppia che ha dato i 3 punti, a febbraio, contro la Spagna. Sara Errani e Deborah Chiesa, sembrerebbero infatti loro le maggiori indiziate a scendere in campo contro Elise Mertens e una tra Alison Van Uytvanck e Kristen Flipkens (la prima è favorita, ma la seconda a Lugano è andata piuttosto bene coi quarti di finale).
Il Belgio è una squadra qualitativamente giovane, rinata con l’aiuto di Mertens che nell’ultimo anno e mezzo è diventata una giocatrice di ottima garanzia nei tornei Premier e International, con l’exploit recente della semifinale all’Australian Open e, soprattutto, il titolo in singolare e doppio la scorsa settimana in Svizzera. In mezzo, tra inizio febbraio e inizio aprile, due mesi di difficoltà a dimostrazione che lo Slam, ancora una volta, è un banco di prova molto importante e qualche scoria mentale la lascia spesso, soprattutto se arrivato dopo 4 settimane al massimo e dove forse avrebbe voluto tirare un po’ il fiato. Mertens (come le altre belghe) è andata invece in Francia per uno dei tie più incerti dove scese in campo in 3 circostanze, perdendo in 2 di queste tra cui il doppio decisivo. Forse lì serviva una pausa più lunga, forse semplicemente il livello è calato e ha fatto il possibile. Alla fine, dopo Miami, la decisione di separarsi (a livello lavorativo) dal coach che è anche il suo attuale fidanzato, Robbie Ceyssens, per essere seguita da Rick Vleeschowers con Ceyssens che è tornato alle proprie responsabilità nell’accademia di Kim Cljisters dove la stessa Mertens si allena quando passa il tempo a casa.
Ci sarà un nuovo capitano nell’angolo del Belgio perché poche settimane fa Dominique Monami è stata rimpiazzata da Ivo Van Aken, con Monami che ha definito senza mezzi termini il licenziamento come una pugnalata alle spalle dopo la sconfitta patita a febbraio contro la Francia, la prima dal 2015. La forza del Belgio però è nelle sue ragazze, con almeno 3 di loro che si conoscono fin troppo bene e sono, almeno apparentemente, molto legate. Mertens, Flipkens e Van Uytvanck si stanno dando grandissimo sostegno tra loro con Kristen che è un po’ una leader in campo e fuori: faceva da coach a Van Uytvanck a Budapest quando Alison vinse il secondo titolo in carriera (il primo nel 2018), ha seguito ogni partita di Mertens a Lugano andando per prima a congratularsi dopo il titolo vinto in finale, vincendo poi assieme alla stessa Mertens il titolo di doppio. 32 anni, ha vissuto in nazionale gli ultimi anni di Cljisters e Henin e ora si ritrova accanto a due ragazze molto giovani: Mertens ha 23 anni, Van Uytvanck 24. Insieme hanno organizzato una macchinata per farsi, nella giornata di lunedì, il tragitto Lugano-Genova e unirsi al resto della squadra.
Elise, al di là del titolo di Lugano, ha impressionato per la resistenza fisica al grande sforzo degli ultimi 3 giorni di gare quando è rimasta in campo oltre 12 ore per completare (vincere) 7 partite tra singolare e doppio. Era sempre lei la più lucida nei momenti di potenziale difficoltà, indietro 3-4 e servizio per Vera Lapko nel terzo set della semifinale, o sul 5-5 nel primo set della finale contro Aryna Sabalenka. Come dicevamo durante l’Australian Open, è una ragazza che sembra fare della normalità la sua caratteristica principale: non la vedremo quasi mai oltre le righe come esternazioni, modi di fare, perché ha adottato lo stile di vita pacato di un paesino di 13.000 anime dove risiede quando non è in giro per il mondo, dove la vita scorre tranquilla e senza troppe distrazioni. Al di là di questo, però, sarà la punta di diamante di una squadra che vorrebbe costantemente proporsi come mina vagante. I giornalisti belgi ci raccontavano in Australia di come Mertens fosse una carta molto importante, ma l’arrivo nel circuito WTA è stato ritardato fino all’estate del 2016. Da lì è cresciuta tantissimo, e negli appuntamenti con la nazionale ha spesso tirato fuori il meglio di sé anche se finora la terra non le aveva particolarmente sorriso.
La vittoria a Lugano potrebbe cambiare tanto nel suo morale, per questo all’Italia servirà la miglior Sara Errani. Non ci sono grandi dubbi su questa eventualità vista la dedizione che la romagnola ha sempre avuto verso la maglia della nazionale, e il primo singolare della domenica tra le due numero 1 sarà uno snodo particolarmente importante immaginando l’eventuale 1-1 del sabato, forse più ancora del doppio. Forse, in questa circostanza, le nostre avversarie hanno un doppio più competitivo: sia Mertens-Flipkens e sia Van Uytvanck-Flipkens sono coppie collaudate, per quanto non siano vere esperte della specialità (Kristen però se la cava molto bene) mentre da noi qualsiasi scelta sarà abbastanza improvvisata. Anche qui, Errani sarà sicuramente in campo e molto probabilmente con lei di nuovo Chiesa, anche se Deborah non ha entusiasmato dalla sfida contro la Spagna. In quel fine settimana aveva raccolto enormi complimenti e tante lodi per il successo al cardiopalma contro Lara Arruabarrena, ma da lì in avanti l’avversaria dal ranking più alto battuto è Lizette Cabrera (n.156) nel primo turno dell’ITF da 60.000 dollari di Shenzhen e ha collezionato una buona settimana soltanto all’ITF da 25.000 dollari di Santa Margherita di Pula quando ha raggiunto la finale battendo, comunque, quasi solo avversarie fuori dalla top-300. Servirà il suo contributo, visto che molto probabilmente sarà preferita lei a Jasmine Paolini, apparsa un po’ più indietro come fiducia anche a Bogotà, nonostante abbia ottenuto il primo successo in un tabellone WTA.
La cabala parla chiaro: l’Italia non ha mai perso nei 7 precedenti confronti contro il Belgio. L’ultima sfida risale alla finale di Charleroi vinta 3-2, anno domini 2006. Chiesa e Paolini avevano 10 anni mentre Jessica Pieri, l’esordiente, 9. Servirà una nuova piccola impresa, dopo quella contro le Furie Rosse in febbraio: il Belgio non è una squadra che ti batte in partenza, ma ha le sue armi. Mertens non è un’avversaria che non ti fa giocare, ma è una che comincia a usare l’esperienza dalla sua, come si è visto nella finale di Lugano, e che in Fed Cup ha spesso trovato qualcosa in più come le vittorie importantissime di un anno fa tra Romania e Russia, tutte sfide in trasferta: 4 su 4 con vittorie su Monica Niculescu, Irina Camelia Begu, Anastasia Pavlyuchenkova ed Elena Vesnina. Sara avrà la terra rossa dalla sua, ma la squadra dietro di lei in carenza di esperienza. Dall’altra parte, al di là del ranking che conta sempre poco quando si affrontano due nazionali, ci sarà invece un team molto più affiatato come dimostrano le 3 ore di macchina assieme da Lugano a Genova, per entrare subito in clima-squadra.
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