Il tabellone di Monte Carlo si è allineato agli ottavi di finale e, passate l’allitteazione, sorprendentemente senza sorprese. In genere la terra rossa si diverte a scompaginare le previsioni, visto che i sempre più rari specialisti in genere stanno un po’ dietro in classifica ma stavolta non è capitato. Delle 15 teste di serie (Carreno-Busta non è riuscito a scendere in campo) negli ottavi ne sono arrivate nove. Le sei che mancano sono, dall’alto in basso, la 16 di Mannarino, che è stato sconfitto da Simon a sua volta superato da Khachanov; la 15 del finalista dello scorso anno, Alberto Ramos, che perderà almeno 16 posizioni e che da un po’ vivacchiava su quei 600 punti; la più alta, la 7 di Lucas Pouille, che qualche buontempone continua a pubblicizzare come un possibile slammer (in fondo hanno ragione: chiunque inizi uno slam potenzialmente potrebbe vincerlo); la 10 di Diego Schwartzman che è un bravo figlio ma è stato travolto da Gasquet, al quale il rovescino dell’argentino deve sembrare un regalo degli dei; la 12 di Tomas Berdych, che però ha trovato un discreto Nishikori sulla sua strada; la 13 di Fognini, col quale cominciamo le dolenti note.
Purtroppo la simpatica e divertita, forse più che divertente, presenza del papà sui social non viene accompagnata da prestazioni che giustificano tanto buon umore. Il nostro più valido rappresentante continua a gravitare intrno ai primi 20 del mondo, posizione di tutto rispetto, ci mancherebbe, ma la sensazione è che il meglio sia nettamente alle spalle. Fognini non batte un top30 dall’ottobre dello scorso anno, un top20 da settembre e negli ultimi tre anni ha vinto appena quattro partite con un top10, una con Tsonga e due con Nishikori e Murray che non si reggevano in piedi. Va bene essere genio e sregolatezza ma per meritarti la prima parte della definizione qualche cosa di meglio dovresti farla vedere e la triste realtà è che se guardiamo i risultati dell’ultimo quinquennio c’è poco da stare allegri e ormai Fognini ha anche un’età in cui si possono tirare bilanci su un’intera carriera (farà 31 anni a giugno) e 18 vittorie in 58 partite su terra con i top20 dovrebbero indurre un po’ tutti a rivedere qualcosa anche sul supposto “potenziale top5 su terra” del buon Fabio.
Buon per noi, che pure non potremmo essere più lontani da qualsiasi forma di nazionalismo, che almeno Seppi ogni tanto qualche soddisfazione se la prende. Qui ha sfruttato il buco del tabellone ed è approdato al suo decimo ottavo di finale in un masters 1000. Le altre volte aveva trovato gente come Federer, Djokovic, Murray, Nadal e quando questi erano ancora tutti Fab, adesso gli tocca Nishikori. Non parte favorito ma magari il giapponese mette male un piede entrando in ascensore, non si può mai sapere.
A parte queste quisquilie di casa nostra il torneo come si diceva ha riservato poche sorprese ma non per questo non è stato discretamente interessante. Oggi ha esordito Nadal, che non ha avuto problemi contro Bedene e dovrebbe averne pochi anche domani con Khachanov. In teoria è così favorito che il quarto contro Thiem (o Djokovic) non dovrebbe fare chissà che eccezione ma non è detto. Certo, Thiem contro Rublev è riuscito a non perdere ma non si può dire che non ci abbia provato e probabilmente sarà l’ultimo anno che riuscirà a sfruttare le amnesie del giovane Andrey. E Djokovic continua a sembrare in grave convalescenza, anche se la vittoria contro Coric non va sottovalutata. Il punto è che Djokovic gioca un po’ più corto e un po’ meno potente, soprattutto ora che sta cercando di trovare, questa è l’impressione, un “timing” sulla palla che gli consenta quanto meno di reggere lo scambio senza farsi attaccare troppo. Sulla terra può funzionare per un po’ perché le palle corte, anche se aggredite gli consentono recuperi che su superfici rapide sarebbero impossibili, a condizione che ad aggredirti non sia uno che abbia il dritto di Nadal. Contro Thiem sarà una partita interessante, perché l’austriaco non dovrebbe essere stanco e svuotato come l’anno scorso a Roma e difficilmente potrà perdonare a Djokovic nove match point sprecati. Per il serbo una partita difficile da interpretare, ma chiaramente Nole vive alla giornata, più avanti vedremo.
In realtà in corsa per sfidare Rafa ci sono anche Dimitrov e Zverev il piccolo, per non parlare di quel Cilic che è stato l’ultimo a batterlo a Melbourne. Il croato pare non stia benissimo e con Verdasco ha mostrato qualche titubanza, anche se vincere quel tipo di partita gli darà un po’ di fiducia. La strada per arrivare in finale è ancora molto lunga perché se con Raonic potrà fare l’orbo davanti al cieco, contro Nishikori prima e verosimilmente Zverev dopo non saranno passeggiate. Per il tedesco potrebbero esserci prima due derby, il secondo dei quali non potrebbe essere più “fratricida” visto che gli potrebbe capitare Mischa. Ovviamente è più facile che ci sia Gasquet, di ben altra stoffa rispetto a Pouille.
Rimane l’oggetto misterioso più misterioso di tutti, Grigor Dimitrov. Dopo i disastri nordamericani il bulgaro ci aveva provato anche qui a salutare tutti anzitempo ma contro Herbert sulla terra non è facile perderci e infatti Grisha non ce l’ha fatta. CHe il bulgaro arrivi in semifinale da Nadal è forse più un auspicio che una previsione e già Kohlscreiber potrebbe essere un osso troppo duro per lui. Andasse bene ci sarebbe Goffin che chissà se si ricorda ancora di Mourier.
Un buon torneo insomma, che dovrebbe migliorare in questi ultimi giorni. In mezzo a tanti dubbi la sicurezza ha il solito nome: Rafa Nadal.
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