Sei giovanissima, eppure tutti dicono un gran bene di te. Questo non ti mette un po’ pressione quando vai in campo?
Sì sento abbastanza pressione, ma ogni match qui è durissimo: siamo in un Premier Mandatory, soltanto gli Slam sono superiori a questo livello, cerco di concentrarmi sul mio tennis e fare il possibile.
Hai sempre fatto, come sport, soltanto il tennis?
No, da piccola oltre al tennis giocavo anche a calcio, con i ragazzi. Poi il mio allenatore un giorno mi ha rotto il naso con una pallonata e ho dovuto smettere (risata, nda). Facevo l’ala, perché correvo senza sosta, ma non ho mai pensato di diventare una professionista, solo volevo fare un altro sport da piccola.
Non ti ha mai creato problemi da piccola fare scuola, tennis e calcio?
No, giocavo a calcio solo 2 volte a settimana. Non si è mai scontrato col tennis. Giocavo 2 volte a tennis e 2 volte a calcio.
Quando hai iniziato a giocare? E quale è il ricordo più bello che ti viene in mente?
Ho cominciato a giocare a tennis quando avevo 4 anni. Non saprei neppure dirti il vero motivo: nella mia famiglia nessuno ha mai giocato a tennis a livello avanzato. Mio papà però aveva fatto qualcosa a livello amatoriale e ha spinto tanto perché ci provassi ed è stato amore a prima vista (ride, nda). La mia vittoria più bella è senza dubbio quella che mi ha dato il primo titolo WTA a Biel, anche se qui ho battuto Johanna Konta che è una delle giocatrici dalla classifica più alta che abbia sconfitto in carriera. Ho giocato in Svizzera contro Strycova in semifinale e fu una grandissima partita, ho vinto in 2 set, ma la finale aveva comunque tutt’altro peso.
Ti ha sorpreso l’ascesa del 2017? Eri partita fuori dalle 400 e hai finito vicina alla top-50.
Tantissimo, sì. Ho cominciato il 2017 che giocavo i tornei ITF da 10.000 dollari o le qualificazioni dei 25.000, poi tutto è andato di corsa e ad aprile ho vinto il mio primo titolo WTA. Non me lo sarei mai immaginata. Quando avevo 16 anni ho perso metà stagione a causa di un infortunio al gomito, quando ero 280 del mondo, e sono precipitata fuori dalle prime 400.
Difficile pensa a una giocatrice di neanche 19 anni che sia già completa, cosa pensi che ti manca per alzare il livello?
Devo migliorare al servizio, devo renderlo più solido. Penso che per diventare veramente forte debba fare ancora molto lì, per provare a renderlo più solido possibile.
Hai un idolo a cui ti ispiri?
Non ho un vero idolo, son sincera. Cioè, adoro Federer, ma chi non lo adora? (ride, nda).
Qual è stata la differenza maggiore che hai trovato tra junior e pro?
La più grande differenza che ho trovato tra circuito junior e pro è che qui tutte lottano fino alla fine, anche se le partite poi sembrano risolversi facilmente. Anzi, in quel caso è anche peggio, probabilmente: non puoi mai rilassarti, anche se fino a quel momento sei avanti in maniera netta.
So che sei molto amica con CiCi Bellis, tua coetanea. Posso chiederti come è nato il rapporto? Viste da fuori dal campo sembrate piuttosto diverse l’una dall’altra.
L’amicizia con CiCi Bellis è nata quando avevamo 13 anni. In un torneo, a quell’età, abbiamo deciso di giocare un doppio insieme e da lì siamo diventate grandissime amiche. Lei è molto socievole, mi ha fatto conoscere la sua famiglia e sono simpaticissimi, poi il suo modo di fare con le persone… Abbiamo questa bella relazione e spendiamo tanto tempo insieme quando siamo agli stessi tornei e quando è possibile ci segnano sempre per il doppio, mi diverto troppo.
Che cosa ti piace maggiormente di questo sport?
Il fatto che tutto dipenda molto spesso da te. Sei tu in campo, con le tue responsabilità. Sei da solo, e devi risolvere ogni volta una situazione diversa.
Ti capita di guardare highlights delle tue partite su internet?
No, forse quando avevo 14 anni, ma ora non più.
Neppure della finale di Biel?
No, ma mia mamma credo l’abbia fatto più di 10 volte negli ultimi mesi (ride, nda).
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