Congratulazioni per aver vinto la tua trecentesima partita in carriera. Ti ricordi per caso quale fu la prima?
Ricordo bene: avevo preso una wild card per le qualificazioni del torneo di Parigi, indoor, e ho giocato contro Jelena Dokic, e ho perso in 3 set. Fu piuttosto difficile da digerire, ci tenevo tantissimo a vincere quella partita.
Già nel 2017 pensavamo la tua stagione fosse cominciata bene: eri arrivata qui sempre con 2 titoli e l’ingresso in top-10. Come giudichi invece questo inizio di stagione?
Il 2018 è la miglior partenza della mia carriera. Vincere Brisbane è stato importante: è un grande torneo e ho giocato veramente bene contro ottime avversarie. Poi a Dubai un’altra vittoria che mi ha dato tanta soddisfazione e fiducia, con ottime giocatrici e giocando molto bene… Oltretutto da campionessa in carica confermarmi è stato ancor più bello. Pure all’Australian Open, nonostante non abbia superato i quarti di finale, penso di aver giocato bene finché ho potuto, prima di non reggere più un problema alle anche. Mi sarebbe piaciuto fare meglio, ma alla fine penso comunque di essere stata abbastanza solida. C’è ancora tanto da migliorare, ma sto dando tutto per essere una giocatrice migliore partita dopo partita.
A fine 2016 avevi deciso per un cambio totale nel tuo team, eppure non stavi affatto giocando male. A ripensarci adesso verrebbe da dire che tu abbia avuto ragione, ma come mai quella decisione?
Fu una decisione molto difficile allora. Avevo appena cominciato a giocare bene ad alti livelli, venivo dalla semifinale a Pechino e dalla finale a Zhuhai. Mi sentivo a contatto con le migliori ma allo stesso tempo sentivo che dovevo fare vari scatti in più per essere sempre competitiva e in quel momento mi sentivo invece bloccata. Adesso posso dire che la scelta ha avuto un senso, visto che ho vinto 7 titoli da quando sono con il nuovo team, ma ancora ci sono delle cose che dobbiamo perfezionare. È un bellissimo momento per noi, quando ho sessioni di allenamento per esempio in off season arrivo sempre con loro nel luogo dell’allenamento e prima facciamo una lunga chiacchierata su quello che dobbiamo fare.
A proposito dell’Australian Open di quest anno, al terzo turno hai giocato contro Marta Kostyuk che oggi deve scendere in campo nella finale dell’ITF da 60.000 dollari di Zhuhai…
Quando gioca?
Stasera, verso le 9 ora di Indian Wells.
Forse riesco a seguirla. Contro chi?
Marina Zanevska.
Oh, un’altra ucraina allora. Cioè, sì, ucraina ma che gioca per il Belgio ora…
Comunque, che effetto ti fa sapere che per qualcuna di loro come Marta, Dayana Yastremska o Katarina Zavatska, puoi già essere un modello da seguire nonostante tu abbia appena 23 anni?
Stanno già facendo molto bene, tutte e 3, anche perché so bene quanto possa essere complicato venire dall’Ucraina e cercare di raggiungere il top nelle rispettive discipline sportive. Però stanno andando molto bene, hanno già tutte un loro team. L’unica cosa che posso fare è provare a ispirarle con il mio atteggiamento e che magari loro vedendo le mie partite possano cominciare a credere che possono raggiungere qualcosa di importante nella carriera e puntare sempre più in alto. Allo stesso modo per chiunque tra i ragazzi e le ragazze in Ucraina: voglio dare modo a loro di credere e di pensare sempre in grande. Anche se provengono da una nazione che non da alcuna strada facile per raggiungere il top, possono comunque farcela ed essere lassù con tutti i migliori e le migliori.
Eppure con tutte queste ottime giocatrici già adesso la squadra ucraina è potenzialmente molto, molto forte. A te piace la Fed Cup? Ad aprile potresti trovarti a fare una lunga trasferta in Canada quando il circuito è in Europa.
Sto ancora decidendo se giocare i playoff, il mio allenatore non vuole che io vada. Spero di non arrivare ad avere una litigata con lui per questo, perché io voglio giocare per il mio paese ed è sempre, sempre stato un enorme piacere per me rappresentare l’Ucraina in una competizione che emoziona e ha sempre un’atmosfera speciale. Purtroppo quest anno la sfida con il Canada si scontra con la stagione sulla terra europea. Ho sempre avuto ottimi risultati sulla terra e quest anno voglio fare una preparazione importante per questa fase della stagione per essere al 100%. Dobbiamo comunque discuterne, perché io ci terrei tanto, e sfortunatamente quel weekend spezzerebbe la mia preparazione. Vediamo, fortunatamente ho ancora tempo per decidere.
A proposito della terra rossa, lo scorso anno sei stata tra le protagoniste coi quarti di finale a Parigi e la vittoria a Roma. Che ricordi hai della settimana romana? Per vincere hai dovuto battere diverse big e soprattutto contro Karolina Pliskova eri sempre uscita sconfitta.
Ho sempre pensato di poter fare molto bene a Roma, però non ero mai riuscita a prepararmi bene perché giocavo sempre tanto prima, come per esempio a Marrakech. Lo scorso anno invece ho staccato per qualche settimana e ho fatto una buona fase di allenamento con il mio team e anche grazie a quello ho avuto le idee un po’ più chiare di come dovevo comportarmi e come aggiustare il mio gioco sulla terra. Quello step lo scorso anno fu molto importante, probabilmente la chiave per l’intera parte di stagione sulla terra… E mi spiace, di nuovo, se per questo motivo dovrò saltare il playoff di Fed Cup. Vorrei tanto aiutare il mio team, ma mi rende positiva sapere che siamo una grande squadra e con ottime giocatrici che possono fare molto bene e lo stanno già dimostrando. Anche se non dovessi giocare, ci sono abbastanza giocatrici già in top-100 o la stessa Marta [Kostyuk, nda] che ha dimostrato di saper giocare molto bene anche in Fed Cup.
Ti è capitato invece di vedere la città di Roma?
Ho visto qualcosa di Roma, tranne lo scorso anno perché ovviamente sono arrivata fino in fondo. Quando però all’inizio perdevo nei primi turni mi prendevo poi qualche giorno per girarla.
Cosa ti piace in particolare?
Adoro le persone, e i fan che vengono a seguirci al torneo. Trasmettono tantissima energia, sono sempre a supportare entrambi i protagonisti in campo, sono molto rispettosi di entrambi. Sono capaci di riempire le tribune già solo per una sessione di allenamento. È davvero bello, per questo torno a Roma sempre molto volentieri. In più il Campo Centrale lo trovo particolare perché gli spettatori sono proprio a contatto col campo: è una situazione che non si trova spesso in giro per il mondo e mi piace parecchio, come anche la sensazione di essere tutto sommato abbastanza vicina a casa, non come quando sono in giro fuori dall’Europa.
Nel tu quarto di tabellone ci sono le sorelle Williams che sono destinate a scontrarsi al terzo turno. La cosa è abbastanza straordinaria, soprattutto per Serena che è qui al rientro dopo 14 mesi di stop. Tu che l’avevi già vista a New York per il Tie Break Ten, che cosa ne pensi di questo rientro?
A me è sembrato che lei già a New York avesse messo tanta serietà e impegno, tutti lo hanno visto. Era un’esibizione ma lei doveva dimostrare qualcosa ed è stato bello essere lì, anche perché per me in generale è stato un onore incredibile essere al Madison Square Garden. Mai avrei pensato di poter giocare a tennis in quello stadio. Comunque è stato bello rivederla in campo, credo sia mancata a chiunque e per il nostro sport non può che essere positivo: la sua storia, la gravidanza, il rientro… Vedere quella forza che ha dentro e che la sta spingendo a risalire in una sfida complicata è qualcosa che mi ispira davvero. Alle volte magari mi capita di avere giornate dove non voglio andare ad allenarmi, per una qualsiasi ragione, e allora penso sempre a Serena e a quello che sta facendo tutti i giorni per rientrare al top… E poi Venus, anche lei, a quasi 38 anni è ugualmente straordinaria e la sua volontà di vincere e ottenere sempre di più è uno stimolo enorme per me.
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