È troppo scontato dirti che è stato un enorme passo, quello di oggi, rispetto a qualsiasi altra volta che ti abbiamo visto quest’anno?
Beh sì. In generale oggi sono stato molto più solido a parte in due game in cui avrei dovuto avere un po’ di disciplina in più. Ho risposto a molti servizi, colpivo la palla bene; potevo sì essere più aggressivo ma penso che tutto questo verrà più avanti. Prima devo gettare una solida base e lo sto iniziando a fare e poi devo iniziare a servire meglio ma penso che pian piano i pezzi si stiano raggruppando. Poi oggi era il mio primo match, per di più in un Masters e contro Auger e quindi volevo fare doppiamente bene e sono contento di come me la sono cavata.
Qual è stato il tuo primo pensiero all’idea di affrontare Felix?
Era la terza volta in questo torneo che giocavo contro un canadese e perciò penso ci fosse un po’ di pressione in più ma per fortuna è svanita giocando e sono molto contento di come l’ho gestita. Lui ha un futuro davvero roseo davanti: lo conosco da quando aveva otto o nove anni ed io ne avevo sedici e fin da allora mi aveva colpito la sua disciplina e l’etica del lavoro. E da quella volta è cresciuto parecchio e già a quell’età era molto più avanti di me quando avevo la sua. Io non vincevo junior Grand Slam e quindi lui ha molte più motivazioni e fin dall’inizio punta ad alti livelli. Ha avuto una stupenda settimana qui e deve solo cercare di mettere tutte queste settimane insieme e penso che questo accadrà a breve. Basta anche solo vedere il fisico che non sembra quello di un diciasettenne e non so nemmeno io se riuscirò ad averlo così se non maturando.
Abbiamo visto che profondo impatto ha avuto Goran nel gioco di Cilic, sistemando il lancio di palla al servizio e migliorandolo parecchio. Mi chiedevo se avesse individuato qualcosa nel tuo gioco da sistemare…
No. La prima cosa che mi ha detto è stata che tutto il lavoro che farò da ora sarà per giocare bene a Wimbledon. Qualsiasi cosa arriverà prima sarà un bonus. Quindi ho lavorato sodo e spero di venirne ripagato. Ho fatto ottimi progressi ed ora mi sento in confidenza col gioco. Sono stato lontano dai campi molte volte e questa volta è durata di più anche perché non avevo una sola cosa che mi tenesse fuori ma un’insieme di case, mentali e fisiche, con cui dovevo lavorare. Poi ho cercato di districarmi fra il bisogno di stare in campo per non perdere il ritmo e la necessità di fare palestra e riposare e quindi ho pianificato il calendario di conseguenza.
A Miami ci sarai?
Sì.
Parlando del calendario: hai in mente di cambiare qualcosa, magari di saltare la stagione sul rosso?
No, non ho quell’opzione. Ho giocato solo quattro match in due mesi, questo è il quinto e mi sono dato l’opportunità di giocarne un altro. Se non riuscirò ad arrivare dove voglio allora forse potrò avere più libertà di scelta.
Ti senti pù in fiducia qui, avendo raggiunto la finale nel 2016?
Sì, ho sempre giocato bene qui. La palla ha un bel rimbalzo anche se qualcuno dice che il campo è più lento e, almeno da come ricordo, non sembra affatto più lento rispetto agli anni passati. Credo ci sia comunque una gran differenza se giochi di giorno o di notte perché, ovviamente quando fa molto caldo, il campo diventa più veloce. Ma decisamente mi aiuta il fatto di aver giocato bene qui, mi dà una sorta di inconscia idea di semplicità.
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