[1] E. Svitolina b. D. Kasatkina 6-4 6-0
Si conclude in maniera trionfale la settimana di Elina Svitolina a Dubai, dove è riuscita a bissare il titolo dello scorso anno e a poter dire, da oggi, di essersi imposta sia quando il tabellone era quello di un WTA Premier, con un numero limitato di top-10, sia quando era di categoria WTA Premier 5, con 7 top-10 in gara.
È l’undicesimo titolo WTA in carriera a soli 23 anni e mezzo, dodici se consideriamo il WTA 125k di Pune di fine 2012 (non compreso nelle statistiche ufficiali). È lo stesso numero di trofei vinti nella storia del tennis femminile ucraino: 2 a testa per le sorelle Bondarenko (Alona e Kateryna), 4 da Natalia Medveva tra fine anni ’80 e inizio anni ’90, e i 3 di Lesia Tsurenko tra il 2015 e il 2017. C’è ancora la possibilità che Lesia possa aumentare il proprio bottino, ma sono enormi le possibilità di Svitolina di fare altrettanto e diventare, a questo punto, la giocatrice più vincente in quanto trofei sollevati.
Svitolina sempre più nella storia del tennis ucraino, nazione comunque molto giovane dal punto di vista tennistico e che sembra in grado di fare passi da gigante nell’immediato futuro. Se Elina è ormai da un anno stabilmente in top-10, con tanta confidenza con la top-5, da dietro sembrano già intravedersi le nuove protagoniste. Marta Kostyuk è l’esempio più lampante, a oggi, visto quanto fatto vedere a gennaio, ma oltre a lei c’è la numero 1 al mondo under-18 Dayana Yastremska, o anche Katarina Zavatska, già in top-250 nonostante sia comunque nata nel 2000.
Il successo di oggi, per Elina, è stato il punto esclamativo di una settimana che al di là del secondo set contro Qiang Wang all’esordio è stata perfetta. Tolto quel 7-5 subito, gli altri parziali sono stati: 6-1, 6-2, 6-2, 6-4, 6-3, 6-3, 6-4, 6-0. 19 game ceduti negli altri 8 set, poco più di 2 a parziale. Kasatkina non è riuscita a mostrarsi come nei giorni scorsi, quando farle un punto era veramente complicato perché si muoveva molto bene lungo il campo, giocava spesso d’intelligenza e sbagliava pochissimo quando doveva difendere. Viene da pensare che il fattore fisico abbia inciso tantissimo perché già al momento dell’ingresso in campo c’erano 5 ore di differenza tra le due, su cui pesano tantissimo le maratone vinte dalla russa in settimana contro Johanna Konta e Garbine Muguruza (salvando 5 match point). Eppure non si può non considerare come Daria, al di là della finale vinta contro Jelena Ostapenko a Charleston sull’amata terra, abbia prodotto una prestazione abbastanza simile a Mosca a fine 2017 contro Julia Goerges.
Il dritto della russa oggi era particolarmente falloso. Con quel colpo ha concesso il primo break, con quel colpo ha commesso diversi errori quando Svitolina era al servizio sul 5-4, con quel colpo ha gettato alle ortiche il primo game del secondo set dove era 40-15 e ha poi tenuto in vita l’ucraina due game più tardi, quando ai vantaggi si stava disimpegnando molto bene per salvare le diverse palle break concesse ma sulla parità commetteva un nuovo errore con quel fondamentale fino a trovarsi indietro di due break.
La partita finiva lì e l’ucraina, aumentando ancor di più l’aggressività, andava a prendersi il suo secondo titolo del 2018 con tanto di 6-0 finale. A neppure 24 anni ha già oltrepassato quota 10 titoli, confermandosi una delle più costanti a livello generale. Dovrà tramutare questa costanza anche nei palcoscenici più importanti (Slam) ma conferma una volta di più le potenzialità per fare quel salto ci sono e il tempo rimane dalla sua, come anche la consapevolezza che di questi 11 titoli ce ne sono già 3 di alto livello e due dei Premier più frequentati della stagione.
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