A. Van Uytvanck b. [1] D. Cibulkova 6-3 3-6 7-5
Alison Van Uytvanck è la nuova campionessa del WTA International di Budapest. Il secondo titolo in carriera dopo quello vinto in Quebec lo scorso settembre, sempre su campi veloci, sempre su campi indoor. La belga ha avuto la meglio in una bella battaglia ingaggiata contro la ex top-10 Dominika Cibulkova a cui è mancato ancora una volta il guizzo finale per interrompere un digiuno di trofei che dura dalle WTA Finals 2016.
È la seconda sconfitta per la slovacca nelle due finali disputate dal quell’indimenticabile, per lei, settimana di fine ottobre. È la seconda delusione e forse la più marcata, visto che se a New Haven ebbe di fronte a sé una giocatrice ormai in pianta stabile tra le prime 30 come Daria Gavrilova, oggi partiva con tanti favori del pronostico contro Van Uytvanck e in un palazzetto colmo di tifo amico. La distanza che separa Budapest dal confine con la Slovacchia è minima, probabilmente in alcuni punti siamo anche vicini ai 30 minuti in macchina, e come avvenuto nel 2016 a Katowice per il fine settimana è avvenuta l’invasione di connazionali. Proprio nella cittadina polacca che per 5 anni ha ospitato il WTA International che segue il torneo di Miami, Cibulkova dopo aver battuto Camila Giorgi aveva raccontato di aver provato una forte emozione per tutto l’enorme supporto ricevuto, come se fosse stata una sfida di Fed Cup. Oggi lo scenario era molto simile, ma così come molto simile è stato lo sviluppo della partita all’unico precedente tra le 2: quello di Wimbledon del 2014, quando al secondo turno Cibulkova si impose 3-6 6-3 8-6.
Oggi è stato un match quasi fotocopia, tranne per la più importante: la fine. La sua avversaria è stata strepitosa in due momenti fondamentali: i primi due game del primo e del terzo set. Cinque palle break salvate in quei 4 game: nel primo parziale una sullo 0-0, 4 sull’1-1; nel terzo 2 sullo 0-1 (dove era indietro 15-40) e 3 sull’1-2 (dove addirittura rincorreva da 0-40). Il dato sulle palle break salvate è uno dei più importanti per comprendere dove Van Uytvanck abbia costruito buona parte della sua vittoria: sono 12 su 14 quelle totali, il che vuol dire che al di là di quei 2 momenti ha concesso le briciole, forte di un servizio che specialmente al chiuso può concederle tanto e che l’ha salvata anche quando serviva per il match, sul 6-5: Cibulkova stava dando tutto, aveva raggiunto un’importante palla break, ma a causa di due ottime prime di servizio è stata ricacciata indietro.
Pesano tanto le occasioni mancate, ma questo riflette anche il momento molto incerto che sta vivendo la stessa Dominika, un po’ troppo lontana dai campi rispetto al passato. Come si vedeva anche oggi, non è in dubbio l’impegno e la determinazione, che soprattutto nel suo caso abbondano, ma questo vederla meno sui campi, vederla scegliere tornei meno prestigiosi di altri in calendario, pensare che comunque siano 10 anni di carriera ormai alle spalle in un contesto per lei molto più faticoso di altre atlete perché, come diceva lei stessa nel 2016: “Già solo per la preparazione atletica devo cominciare un processo che è molto più duro di quello delle altre ragazze, cominciarlo settimane prima e sapere che non potrà portarmi subito in forma ma deve costruire le basi per permettermi di fare un’intera stagione dove sarò in campo in molte settimane”. Adesso, poco prima di cominciare il 2018, la conferma che quest anno la sua attività sarà limitata a 15-18 tornei, un numero impensabile per quanto ridotto.
Van Uytvanck invece ha mostrato un grandissimo carattere, oltre a quella serie di palle break anche nelle fasi finali quando mentalmente ha retto molto bene alla pressione. Sul 4-5 è stata indietro 15-30 con un dritto messo abbondantemente in corridoio, eppure è stata lei a spingere, sia per portare all’errore del 30-30, sia quando Cibulkova non se l’è sentita di aprire il campo con il dritto mentre lei, alla prima chance, ha stretto l’angolo incrociato. Sul 5-5 un brutto game della slovacca ha dato seguito a quelle incertezze viste nel game precedente e il break è stato l’epilogo più logico, prima che Van Uytvanck mostrasse ancora grande freddezza quando doveva archiviare la partita. Grazie a questo, vedrà per la prima volta in carriera l’ingresso in top-50.
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