Seduto qui ora, pensando a 12 mesi fa, avverti qualcosa di diverso?
Tutto. Quest anno spero di vincere i primi turni e prendere subito ritmo, lo scorso anno speravo solo di vincere qualche partita. Ero in una condizione simile a quella in cui magari quest anno sono Novak e Stan. Non sono al 100%, ma non sai mai cosa può capitare. Se sei nel tabellone è perché pensi di avere una chance, come è avvenuto per me 12 mesi fa. È stato il torneo dell’anno, con tutte quelle partite al quinto set. Non avevo aspettative ed è stato così bello dopo tutti questi anni in cui avevo pressioni continue. Quest anno ci risiamo. Con l’età mi sembra che le mie chance siano minori perché non penso che un trentaseienne possa essere il favorito per uno Slam. Per questo vedo le cose con molto più relax.
Realisticamente però sei uno dei favoriti: cosa ne pensi?
Forse questa è l’opinione di qualcuno. Però io penso che Rafa, con il suo 2017, o Novak con i suoi 6 titoli qui, anche se non si sa come stia, possano essere favoriti. I sorteggi sono duri, non bisogna mai fare troppo affidamento. Io devo pensare ai primi turni per trovare il mio gioco e venir fuori dalla prima parte del tabellone. È bello però essere qui, sono felicissimo che l’Australian Open stia per cominciare. Farò del mio meglio.
Rafa ieri ha detto che lui è preoccupato dei tanti infortuni dei top players di recente. Pensi ci sia bisogno di rivedere qualcosa?
Per me è solo una coincidenza. Così come è normale non essere al 100%. L’ATP comunque sta verificando cosa fare. Da quello che ho sentito, dovrebbero esserci meno infortuni ora del passato. Forse però dobbiamo chiarire l’entità e l’origine. Una volta che sei sulla trentina è normale avere problemi qua e là. Comunque bisognerà capire come fare per prevenire al meglio: giocare meno? un allenamento diverso? una programmazione diversa? Noi siamo professionisti e sappiamo come allenarci: più avanti vai e più le cose si complicano, ma fa parte del gioco.
Molti pensano che Andy, o Novak, siano più per un gioco dispendioso mentre nel tuo caso c’è meno fisicità. È vero? C’è qualcosa che fai per prevenire?
La off season a volte è più dura che giocare tornei. Nella off season io creo la base per procedere lungo la stagione e poi faccio più richiami durante la stessa stagione, penso sia molto importante. In quel caso forse un gioco più fisico nel senso di scambi lunghi, allunga il tempo che passi in campo, ma è un po’ come voler essere esplosivi e quindi spendere meno energie. Cambia poco. Per me poi Novak e Andy giocano molto aggressivi, anche Nadal sta molto più vicino alla linea di fondo. Io sono stato fortunato nella mia carriera, ma tutto deve essere perfettamente pianificato.
Quando ripensi alla scorsa stagione hai detto di prendere in considerazione la partita contro Nishikori. Perché quel match?
È stato un gran match perché è venuto subito dopo quella partita eccezionale contro Berdych. Ero sotto 0-5 nel primo set. Ho pensato: ok, la mia strada in Australia è probabilmente finita. Sono rientrato, sono arrivato al tie-break, quasi lo vincevo. Quella partita mi ha dato molte informazioni. Due giorni dopo contro Zverev mi sentivo prontissimo, è stata una sensazione ottima.
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