La location era suggestiva, il parco giocatrici sempre di alto livello, eppure dal prossimo anno il campus universitario di Stanford, nella baia di San Francisco, non ospiterà più il torneo WTA. Era divenuta ormai una sede storica, con la prima edizione del torneo risalente addirittura al 1971 e con una finale che vide Billie Jean King imporsi su Rosemary Casal 6-3 6-4. Quello non fu, ovviamente, l’unico nome di prestigio dell’albo d’oro che nei suoi 45 anni di storia, senza l’edizione del 1978, non disputata, ha visto avvicendarsi campionesse come: Martina Navratilova, Chris Evert, Martina Hingis, Serena e Venus Williams, Kim Clijsters, Victoria Azarenka. Le più vincenti sono, a quota 4, Navratilova e Cljisters.
L’ultima edizione, ad inizio agosto, ha visto trionfatrice Madison Keys in finale contro CoCo Vandeweghe in un torneo che ha visto il rientro di Maria Sharapova dopo i 2 mesi di infortunio e che avrebbe dovuto avere anche Victoria Azarenka al via non fosse per l’inizio della tristemente nota vicenda familiare.
Tante, tantissime le partite da ricordare. Senza fare grandi passi indietro nel tempo, nel 2014 ci fu uno dei match più intriganti tra Serena Williams e Ana Ivanovic, vinto dalla statunitense al fotofinish, poi una finale rocambolesca tra l’americana e Angelique Kerber. Kerber che si sarebbe imposta un anno dopo contro Karolina Pliskova in un nuovo match tiratissimo e dopo aver battuto Agnieszka Radwanska nei quarti di finale in uno dei match più belli degli ultimi 10 anni. “Aga” che a Stanford ha raggiunto una finale, nel 2013, sconfitta da Dominika Cibulkova in una delle tante sfide tra le due passate agli archivi come quelle che hanno segnato la loro rivalità, forse non di prim’ordine ma sempre molto piacevole da seguire. Le Williams, inoltre, hanno spesso raggiunto la finale dal 1998 al 2016, quando assieme Serena e Venus hanno raggiunto 11 finali in 19 edizioni. Quest anno, infine, la finale tra Madison Keys e CoCo Vandeweghe è stata una grande dimostrazione di forza di entrambe lungo due set quasi perfetti, ma il match che quasi tutti ricorderanno è il primo turno di Maria Sharapova contro Jennifer Brady: partita non bellissima dal punto di vista tecnico né particolarmente equilibrata nonostante i 3 set disputati, ma l’atmosfera che ha accompagnato tutto il corso del match è stata tra le più calde per l’enorme affetto del pubblico nord-americano verso la campionessa russa. È stato anche per tutto il tifo, l’accoglienza e la carica ricevuta dalle tribune che Sharapova, quel giorno, decise di non ritirarsi ma di andare avanti fino alla fine prima di alzare bandiera bianca al secondo turno senza neppure scendere in campo. Quella sera, comunque, il torneo fece registrare il primo tutto esaurito in una delle sessioni di primo turno dal 2009, dalla sessione serale che vide sempre Sharapova in campo contro Ai Sugiyama.
Il torneo, ha annunciato la IMG, sopravviverà ma dovrà per forza cambiare sede. L’agenzia che dirige l’evento ha spiegato, tramite un comunicato, che la policy dell’università è cambiata e non possono più ospitare il “Bank of the West Classic”, nome ufficiale dell’evento. Tra le più dispiaciute, Vandeweghe che proprio a Stanford nel 2011 colse la sua prima finale WTA perdendo contro Serena Williams ma dopo un gran cammino durante tutta la settimana. La statunitense su Twitter ha sfogato tutta la propria delusione chiedendo a gran voce alla WTA di rimediare a un vuoto che sarà difficile da colmare. Le ha fatto seguito Nicole Gibbs, anche per ragioni affettive: lei a Stanford è di casa e su quei campi è cresciuta nel periodo scolastico prima di intraprendere il professionismo.
Un appuntamento che mancherà a tanti tra tifosi e giocatrici. Un appuntamento che faceva da vero apripista per la stagione estiva su cemento nord-americana, che affascinava per la sua collocazione in un campus universitario, ormai una rarità nel circuito WTA (solo New Haven resiste ancora), quel tratto caratteristico che, assieme allo spettacolare tramonto che si poteva ammirare ogni giorno, rendevano il campo centrale una piccola perla.
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