Lo aveva detto Guy Forget a Parigi qualche giorno fa, e la cosa passò quasi inosservata, tra una polemica con il direttore di Bercy contro Federer e un’ode sperticata a Rafael Nadal. Si sentiva in realtà in giro da un po’ di tempo, ma erano voci diciamo da prendere con le molle. Adesso, quella che era né più né meno un gossip si sta facendo sempre più concreto, anche perché saranno le NextGen, ma dei “grandi” si continua a parlare.
Novak Djokovic, a quasi 5 mesi dal suo stop, non avrebbe ancora ripreso la racchetta in mano. E c’è di più: l’ex numero uno del mondo è volato negli Stati Uniti per un controllo al gomito che da parecchio tempo lo tormenta, e questo benedetto controllo non sarebbe andato granchè bene.
Il braccio infatti gli fa ancora male, e questo gli impedisce di riprendere ad allenarsi con la racchetta. Il serbo, nonostante questo però, sta continuando a preparare il suo rientro: si allena con il preparatore italiano Panichi per 4 ore – 4 ore e mezza al giorno, divise in due sezione, come ha confermato Panichi stesso in un’intervista qualche giorno fa. Nole giocherebbe qualche volta ma con la mano sinistra, probabilmente per non perdere il timing con la palla, anche se ovviamente non è la stessa cosa.
A questo punto, a due mesi circa dall’inizio della nuova stagione, ci si pone davvero la domanda se Djokovic sarà pronto per Doha e soprattutto per gli Australian Open, primo slam della stagione e assoluta terra di conquista del Djoked (vinto nel 2008, 2011, 2012, 2013, 2015 e 2016). Murray, ad esempio, ha giocato contro Federer (in kilt, ok) ma comunque ha già ripreso la racchetta in mano e il suo problema (anca) sembrava anche più serio.
Djokovic, comunque, non sembra di pessimo umore. Negli Stati Uniti è solito vedere partite di basket (sui social ci sono foto ad esempio con Steph Curry e Scottie Pippen) e anche in programmi televisivi. Quindi, il buon umore di certo non gli manca e questo è la cosa più importante per buttarsi via un anno, almeno tennisticamente, davvero da dimenticare per lui.
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