[2] R. Federer b. [16] J.M. del Potro 3-6 6-3 6-3
Dopo le voci che hanno fatto seguito alla brutta caduta di ieri in molti erano già contenti nel vedere che Juan Martin del Potro non aveva dato forfait. L’argentino, ben altra tempra rispetto a Gasquet, si è presentato all’appuntamento con uno dei suoi nemici preferiti – indimenticabile quel “gli stanno tutte dentro a quel figlio di…” – a cui aveva già 45 giorni fa negato l’appuntamento con Nadal, Roger Federer. Lo svizzero, che continua a volteggiare leggiadro su una stagione del tennis che pare pre-open, dopo Wimbledon ha ritrovato le antiche incertezze, se così si può dire del più vincente di sempre. Il fastidio, chissà quanto grave, di Montreal ha in qualche modo inceppato il delicatissimo equilibrio di Federer che da quando è tornato in campo è apparso meno convinto della sua invulnerabilità. Detto questo Federer in fondo ha perso solo una partita da mezzo infortunato, contro quello che, pazienza, in fondo è numero 3 del mondo; e una contro l’avversario di oggi, dopo aver buttato al vento una partita orribile. Insomma, non fosse Federer saremmo a scannare il vitello grasso.
Ma essendo Federer era lecito aspettarsi un altro inizio, anche se lo svizzero ci ha provato a mettere subito pressione a Palito. Al terzo game aveva già una palla break, ma del Potro non si è scomposto e dopo averla salvata al quinto game ha giocato un game impressionante, rispondendo a tutte le prime di Federer, che forse irritato per cotanta mancanza di rispetto ha gettato alle ortiche game e, lo sapremo una decina di minuti dopo, set. Non solo quel passaggio a vuoto ha indirizzato il primo set, ma anche la scellerata idea di Federer di giocare sempre sul rovescio di del Potro – tattica non disprezzabile, a condizione di far muovere ogni tanto quel gigante dell’argentino – e l’assurda irritazione che lo coglieva ogni volta che del Potro faceva un numero. Insomma, un set da dimenticare per Roger, che si chiudeva con un ace all’incrocio delle righe, anche un pizzico oltre ma non tanto da essere fuori.
Andata male l’idea di spezzare il polso a del Potro, Federer era costretto a provare nuove strade e cioè, finalmente, a muovere l’argentino. La strategia pagava perché nell’interminabile sesto game finalmente lo svizzero riusciva a conquistare il suo primo break. Non senza aver prima dato prova, ancora, di una lucidità tattica certamente rivedibile, perché oltre a far rivedere le orribili risposte in back, che sembravano dimenticate nel 2016, sulla prima palla break Federer trovava modo di far giocare il passante a del Potro proprio sul dritto. Va bene che sarà il dritto di Palito a cedere fragorosamente – tre delle cinque palle break arrivano proprio da quel colpo di delPo – ma davvero è assurdo che trovandosi a scegliere abbastanza comodamente dove indirizzare il colpo d’attacco Federer non trovava di meglio che indirizzarlo nel colpo migliore dell’argentino. Buon per lui che Palito sembrava stanco ed era un ultimo errore di dritto a concedere game e, come nel primo set, parziale. L’unica differenza era che Federer aveva anche la possibilità del doppio break ma la sostanza non cambiava.
Risolto il problema, il terzo set era destinato a rispondere ad una sola domanda: quanto ci metterà Federer a brekkare per evitare di trovarsi nei guai in un eventuale tiebreak? Più passava il tempo più sembrava inverosimile che a del Potro riuscisse un altro miracolo come quello del sesto game del primo set, anche perché in risposta proprio non riusciva più ad avvicinarsi al rivale. Il gioco “dentro o fuori” di delPo finiva abbastanza presto perché nel terzo game un paio di dritti erano ingestibile da Federer ma un altro paio finivano lunghi o in rete, come quello che regalava il break decisivo allo svizzero. Da lì in poi era tutto sin troppo scritto, Federer quasi smetteva di giocare la risposta e del Potro non riusciva a fare il solletico, anche se sparacchiava qualche dritto ogni tanto, alla battuta dello svizzero. Nessun sussulto, anche se delPo arrivava finalmente una volta a 40 sul servizio di Federer nell’ottavo game, situazione risolta dal servizio e da un dritto al volo dello svizzero, fino al nono game, quando Federer evitava anche le insidie dell’ultimo servizio togliendo ancora la battuta a del Potro.
Quarto incontro dell’anno dunque tra Rafa Nadal e Roger Federer, con lo spagnolo che proverà ad interrompere una serie di quattro sconfitte di fila, tre quest’anno. È il momento giusto per Rafa, perché sta giocando bene e il Federer di questi giorni non è sembrato niente di particolarmente complicato. Soprattutto è inverosimile che un giocatore così distratto tatticamente possa dare fastidio ad un vero maestro di tattica come lo spagnolo. Però, si sa, nel tennis ogni giorno è un giorno nuovo e se da una parte del campo c’è Roger Federer, alla sua ultima speranza di tornare in vetta al ranking a fine anno, forse meglio non sbilanciarsi troppo nel ritenere favorito l’altro.
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