Sono trascorsi dieci mesi e assai poco è cambiato. Mi chiedo se non sia questa la riflessione che stia avvampando fra i pensieri di Rafa Nadal. Le sconfitte sono dolorose, ma certune lo sono di più. Quelle che fanno da indicatori, di sicuro: simili ai cippi chilometrici che ti dicono a che punto sei, e quanta strada hai percorso.
E ancora di più quelle da cui ti aspetti una risposta, magari positiva, e a sua volta indicatrice di una svolta, o di un progresso. Rafa veniva da una vittoria agli Us Open, dal successo di Pechino, e dal torneo quasi immacolato giocato a Shanghai. Federer da un’estate sbagliata e contorta, ed era al suo ritorno sulla scena, di nuovo risanato dopo gli scricchiolii alla schiena avvertiti a Montreal. Certo Nadal non pensava di poter disporre di Roger a suo piacimento, di poterne fare – come si suol dire – un sol boccone. È Rafa, è uno sportivo vero, è un professionista ineccepibile e uno così certe cose non le pensa. Ma di sicuro riteneva di essergli ormai a un passo, se non di poco sopra, anche su queste superfici di cemento veloce e indoor che sono tradizionalmente le preferite del carissimo nemico. E si è ritrovato ancora una volta lontano, incapace di organizzare una difesa contro le vampate di gioco che sa produrre un Federer finalmente in forma. Insomma, tutto come a gennaio (Melbourne) e poi a marzo (Indian Wells e Miami). Per Rafa, lo stesso giramento di scatole.
Eppure, la quinta sconfitta consecutiva di Rafa con Roger (siamo ancora 23 a 15, nonostante l’anno di grazia federeriana), la quarta quest’anno, non aggiunge né toglie granché a quanto detto da una stagione vissuta da cima a fondo sul ritrovato duello che tanto piace a tutti gli appassionati. Rafa è in cima alla classifica per giusta causa e grazie ai punti guadagnati sulla terra rossa; i due sono pressoché alla pari per titoli vinti; Rafa resterà in testa fino al termine dell’anno (dovrebbe regalare lui a Federer la leadership, e non succederà); ma difficilmente vincerà le agognate ATP Finals, a meno che – in questo caso – non sia Federer a fargliene dono.
Federer, partita surreale di rovescio: i colpi migliori del match con Nadal (Video)
Restano, inevase, due domande, come sempre quando vi sono in mezzo “quei due”. Come sarebbe stato l’anno di Federer se avesse giocato sul rosso? E l’altra, di sicuro più dolorosa per lo svizzero… Come sarebbe andata la campagna estiva negli Stati Uniti se Roger non si fosse lasciato ingannare dalla fregola di rientrare al più presto nel circuito, e non avesse affrontato il torneo di Montreal impreparato al punto da rimetterci la schiena? Domande, appunto… Simili alle molte che i due hanno sparso lungo le loro carriere. Chi è il più forte, il GOAT, e quanto avrebbe vinto Rafa se non vi fosse stato Roger, e viceversa? A noi dare un seguito di risposte, ognuno per come se la sente. Loro giocano, il resto tocca a noi. Un meraviglioso esempio di marketing e sport, non trovate?
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