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Federer: “essere numero 1 è una responsabilità che va oltre al tennis”

Hai fatto il miglior inizio di stagione dal 2006, non so se lo sai. Lo avresti mai pensato dopo l’operazione al ginocchio? A cosa attribuisci un inizio così spettacolare?
A dire il vero quando mi sono operato ero abbastanza giù di morale, ero preoccupato su come ne sarei uscito. Poi quando mi sono ripreso ero davvero felice di essermi rialzato. Ero parecchio preoccupato per l’operazione e spaventato allo stesso tempo immagino per il fatto che non sapessi come sarebbe andata. Non avrei mai pensato di ripartire come nel 2006. Quindi credo la chiave per me al momento sia il fatto che sto bene. Sapevo che quando stavo bene avevo avuto la possibilità di vincere slam, di giocare contro i migliori e di batterli. Ed è anche questa la ragione per cui continuo a giocare; se avessi la sensazione di non poter fare tutte queste cose, di non divertirmi allora accetterei questa cosa e direi : ”Guarda ho avuto una stupenda carriera, grazie a tutti” e farei qualcos’altro. Per ora il crederci ancora c’è sempre ed anche il corpo; questa pausa mi è servita per riposarmi ed anche per allontanarmi da tutto questo e mi sento ringiovanito. Sono tornato con un atteggiamento diverso. Anche in conferenza stampa rispondo in maniera diversa: piuttosto che dire sono qui ed il mio obiettivo sono i quarti, forse la semifinale e se ci sono forse posso vincere la finale. Agli Australian Open è stato bello arrivare e dire “guarda anche se vinco il primo turno lo vinco senza infortuni e ciò è meglio che giocare una semifinale avendo un infortunio e dovendo poi operarsi. Penso che questo modo di vedere le cose sia nuovo per me e mi abbia fatto bene e fatto giocare meglio nei momenti più importanti. E tuttora sento che mi aiuterà a crescere.

Hai del dolore al momento?
No

Ci sono cose a cui devi prestare attenzione?
Beh ci sono cose che devo fare, come fare un riscaldamento più lungo, che quando ero più giovane non facevo e ciò è parecchio noioso ma a dire il vero non ha niente a che vedere con l’operazione che ho avuto. Ho giorni buoni e giorni no come tutti i tennisti ma nel complesso sono contento e per ora ho davvero pochi problemi, il che è fantastico.

Un paio di settimane fa Andy Roddick alla conferenza stampa a Newport ha detto che è rimasto toccato dal fatto che il primo messaggio che gli sia arrivato fosse da parte tua e che sei una grande persona. Puoi prendere un attimo per dirci quale è stato il punto di svolta nella tua carriera in cui ti sei reso conto di non essere solo un vincitore di Slam ed il numero uno ma che avessi una responsabilità anche rispetto agli altri tennisti?
Penso sia accaduto abbastanza presto. Credo che quando raggiungi la prima posizione in un certo senso raggiungi il massimo livello del tennis, i suoi limiti, l’ho realizzato quando sono andato in sala stampa ed ero il numero uno, appena vinto Wimbledon e mi hanno fatto una domanda riguardo questo. Ho detto ‘Cosa vuoi che risponda a quella sciocca domanda o alla domanda? Sono solo un tennista e nulla di più”. E all’improvviso ho realizzato che il giornalista mi diceva che ero il numero uno e voleva la mia opinione su questo e quello ed ero tipo: Ohh, ok. E lì mi sono reso conto che alle persone interessa la mia opinione e ciò che dico, anche se su certe cose cerco di non dire quello che penso, ma è bello poter portare sulle proprie spalle questa responsabilità. Abbiamo avuto dei magnifici numeri uno: Rafa, Novak, pure Murray che hanno fatto davvero un ottimo lavoro. Andy è stato numero uno pure e quando è entrato nella Hall of Fame ero davvero contento per lui e so quanto fosse importante per lui, il team, la famiglia e ho voluto fargli sapere che ero con lui in quel momento e che gli auguravo solo il meglio. Ho seguito tutto il suo discorso e ho pensato ai momenti passati con Andy. Gli voglio davvero bene e non vedo l’ora di incontrarlo e parlarci assieme. Anche oggi che ho visto Juan Carlos Ferrero dopo un sacco di tempo. Anche se fa l’allenatore non per me, non mi interessa, è comunque bello rivederlo dopo molto tempo.

So che hai lavorato molto sul rovescio per affrontare gli Australian Open. Stai lavorando su qualcosa in particolare ora o ti godi il momento grazie ai successi precedentemente acquisiti?
Beh in parte sto giocando questo torneo grazie anche alla fiducia che ho acquisito dalla precedente stagione sull’erba tuttavia qui devo comunque rivedere il mio gioco visto che i rimbalzi sono molto più alti che sull’erba. E c’è vento che a Wimbledon non c’era. Sai bisogna solo vedere come andrà questa settimana e nel caso prendere nota per i prossimi tornei di Cincinnati e Us Open. Non mi sono allenato molto dopo Wimbledon: ho fatto dieci giorni di pausa, un po’ di palestra e poco tennis. Questo quando ho deciso di venire qui poi sono arrivato, mi sono allenato per un altro paio di giorni ed eccomi. Non sono molto preparato ma sono ben riposato e pronto a far grandi risultati e tutto questo porta a grandi cose. Come il match che ho appena giocato; è abbastanza semplice cercare di giocare alle mie condizioni, qui è tutto veloce, vedremo come andrà.

Preferisci l’erba o il cemento?
Decisamente l’erba anche se la maggior parte dei miei successi sono arrivati sul cemento se guardi alla mia carriera. Ma preferisco l’erba.

Come hai festeggiato il compleanno qui a Montreal? Hai fatto qualcosa di speciale?
Beh ho ricevuto 5 torte e nessuna di queste l’ho fatta io. Il problema è che sono torte giganti e devi mangiarle entro la settimana…ma è ok, ho fatto un po’ di sport ultimamente. Ad ogni modo è stata una giornata tranquilla ieri, l’ho passata col mio team, mi sono allenato un poco, ho visto i fan. Ma ieri ero davvero stanco: abbiamo cenato tutti assieme e poi siamo andati a vedere i Coldplay. È stata una magnifica serata. Naturalmente ho dimenticato la mia famiglia ma lo festeggerò con loro quando li vedrò a Cincinnati.

Francesca Padoin

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