La solita Camila Giorgi. Nè più, né meno. Sul campo numero 2 di Wimbledon, al cospetto della vincitrice del Roland Garros, la lettone Jelena Ostapenko, numero 13 del tabellone qui ai Championships, un film già visto, anche e soprattutto da queste parti. Ha voluto fare a cazzotti la bella Camila, perchè solo questo sa fare, e alla fine è finita al tappeto, nonostante si arrivata a due punti dal primo set (5-4 e 15-30 su servizio della sua avversaria) e sia andata avanti 5-2 nel secondo, prima di prendere un parziale di cinque giochi a zero: doppio 7/5 in un’ora e venti minuti di gioco.
Una partita che, nei momenti cruciali, avrebbe potuto e dovuto interpretare in un altro modo, ma non è nel suo Dna. L’azzurra non conosce il rallentare la palla, giocarne, magari ogni tanto, una corta, quantomeno provare a mischiare le carte alla sua dirimpettaia. Lei, la nostra Camila Giorgi, tira tutto, a mille, incurante del punteggio e della singola situazione. E, alla fine, il più delle volte, anche le partite contro pronostico ma che lei, pronti via, sa addomesticare alla grande, finisce per perderle, lasciando tanto, troppo amaro in bocca, a chi come noi, si ostina a pensare che un giorno, qualcosa di diverso, in campo, riuscirà a farlo.
Siamo degli illusi, perchè a 25 anni la signorina figlia del mondo è bella che formata e anche oggi, semmai ce ne fosse stato bisogno, ha confermato quanto più volte scritto su di lei. Può batterle tutte, ma può anche perdere da tutte. Ed ogni suo match è una sorta di Terno al Lotto. Provate a indovinarlo, sarete fortunati.
Un po’ come quella gomma americana da scartare che, in gioventù, sapeva regalarti il “Supertele”, il pallone volante rossonero per chi ha la memoria corta o giocava solo con le figurine Panini. Rabbia, tanta. Soprattutto per un secondo set che, con certosina pazienza aveva costruito a regola d’arte sino al 5-2, prima di scagliare palline ovunque, tranne che nel rettangolo di gioco. Dall’altra parte, una Ostapenko non certo trascendentale, che non ha fatto altro che ringraziare, portare a casa il match ed issarsi, dopo la vittoria al Roland Garros, anche al quarto turno di Wimbledon, migliorando di fatto le due precedenti apparizioni in questo terzo Slam stagione, considerando il secondo turno del 2015 ed il primo dello scorso anno.
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