Venus sapeva che quella di quest’anno era la sua migliore chance di tornare per la nona volta in finale a Wimbledon; l’assenza di Serena, la sua buona forma malgrado le vicende personali -poi migliorate- non esattamente felici. E la trentasettenne Williams non si lascia pregare.
Troppo servizio e sapienza sull’erba per Johanna Konta, che gli inglesi si erano già apprestati a incoronare regina dopo Virginia Wade, nel 1977.
La prima dal 2009 per una Williams che in questi anni non ha mai dato retta a nessuno: la sindrome di Sjogren che nel tempo l’ha debilitata e compromesso articolazioni, l’età che avanza e il tempo che non perdona. Vincere però non si insegna a nessuno e Venus è una di quelle che dove vede un modo per farlo, lo afferra senza problemi.
D’altronde le avversarie che ha incontrato non hanno saputo contrastare i colpi di inizio gioco che su questi campi, malgrado le chiacchiere sulla lentezza dell’erba, sono ancora decisivi.
Correre, arrancare, non mollare qui conta di meno: la britannica è fin troppo prevedibile per Nonna Vee che solo una settimana fa piangeva in conferenza stampa quando le ricordavano la vicenda dell’incidente stradale per il quale però è emerso un video che la scagionerebbe dall’accusa di omicidio colposo.
Venus ha avuto la capacità di mettere da parte le preoccupazioni e le ansie per una vicenda così spiacevole da portarsi a tanto così. Si è aggrappata a una delle migliori battute nel circuito femminile, alla salute che pare sorridere alla Venere nera, all’occasione che è lì e non la puoi mancare.
Certo dall’altra parte della rete ci sarà una Muguruza che tira forte e che ha la convinzione di poter vincere. Venus Williams però non ha paura, Venus proverà per la sesta volta a vincere un torneo che sente e sentirà sempre suo, Domenica.
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