L’ultima numero 1 al mondo della Repubblica Cecoslovacca fu la leggendaria Martina Navratilova. La vincitrice di 61 titoli dello Slam, tra tutte le categorie, si issò davanti a tutte nel ranking WTA per l’ultima volta il 25 novembre 1985 per rimanerci 90 settimane e portare il suo primato a 330 totali. L’ultima volta che salì sul trono con accanto la bandiera dell’ormai defunta Cecoslovacchia fu il 21 aprile 1980 e ci rimase fino al 30 giugno dello stesso anno, in un periodo storico in cui lei e Chris Evert si alternavano la leadership.
Furono in tutto 12 gli anni dove a guidare il movimento femminile fu una delle due, con le rare eccezioni di Evonne Goolagong per due settimane tra aprile e maggio 1976, Tracy Austin in due momenti diversi (due settimane tra il 7 ed il 20 aprile 1980, 19 da inizio luglio a metà novembre dello stesso anno).
La situazione ora è molto diversa, ma non per questo una numero 1 attuale deve perdere valore rispetto anche solo a qualche anno fa. Si può essere numero 1 in due modi: dominando la scena e facendo incetta dei titoli più importanti o essere di una costanza di risultati superiore a tutte, che permette di raccogliere più punti rispetto alle altre giocatrici nel corso delle 52 settimane (questa è la definizione, a livello letterale, dell’essere numero 1). Karolina Pliskova al momento appartiene alla seconda categoria: da quando lo scorso anno perse a Wimbledon al secondo turno decise che c’era bisogno di modificare qualcosa. Giocava quasi tutte le settimane e nel primo periodo della carriera in cui fu in top-10 ci arrivò grazie a 8 finali, tutte però concentrate tra International e Premier, mentre nei tornei importanti non riusciva a fare risultati. Da quando ha modificato la propria programmazione, negli Slam è sempre arrivata almeno ai quarti di finale con la gemma preziosa della finale allo US Open battendo entrambe le sorelle Williams ed arrivando fino al 3-1 al terzo set contro Kerber, in quel momento straripante.
Il titolo a Cincinnati, il più importante in carriera, più le due semifinali nei Premier Mandatory di marzo e 3 titoli WTA da inizio gennaio. Oggi è lei la leader della Race WTA e a Wimbledon sarà lei a partire avanti a tutte le altre. Non c’è un traguardo che le garantirà la certezza assoluta di essere la nuova numero 1 del ranking “annuale”, perché se Simona Halep dovesse arrivare vincere il titolo la sorpasserebbe qualunque risultato otterrà, ma il vantaggio di 545 punti sulla rumena e 1050 su Angelique Kerber, seduta su un trono quantomai pieno di crepe, sono un capitale molto importante. Per avere chance, le due inseguitrici dovranno arrivare almeno in semifinale (la rumena) o in finale (la tedesca).
Spieghiamo meglio cosa avverrà, perché quest anno Wimbledon comincia una settimana più tardi e dunque al termine dello Slam le giocatrici vedranno scadere sia i punti di Wimbledon 2016 che quelli della settimana numero 28 del calendario 2016, ovvero quella che vedeva i tornei di Bastad e Bucharest. Questo è molto impotante, perché Halep, che nel 2016 aveva raggiunto i quarti a Londra (raccogliendo 430 punti) aveva poi vinto in casa (aggiungendo altri 280 punti). Perderrebbe 710 punti, ma essendo Bucharest un International, nel momento in cui esce entra il diciassettesimo risultato al momento non conteggiabile nella sua classifica: 30 punti ottenuti a Shenzhen ad inizio anno. La sua perdita sarà “solo” di 680 punti, mentre Kerber, lo scorso anno finalista a Wimbledon, vedrà scadere 1300 punti. Pliskova, sconfitta al secondo turno, solo 70.
Il ranking di domani sarà questo
Senza i punti di Wimbledon e Bucharest/Bastad la situazione diventa
Ora, dunque, le combinazioni che servono ad Halep e Kerber per sopravanzare la ceca. Partiamo dalla tedesca: per tornare numero deve almeno fare finale (1300 punti). In questo caso tornerebbe a 7035, a quel punto le servirebbe che:
ipotizzando invece un trionfo in finale, andrebbe a 7735 e a quel punto le servirebbe che:
Analizzando invece la situazione della rumena, Halep per essere numero 1 dopo Wimbledon deve almeno fare la semifinale (780 punti). Con una semifinale andrebbe a 7020, a quel punto avrebbe bisogno che:
ipotizzando una finale andrebbe a 7540, a quel punto avrebbe bisogno che:
dovesse invece essere la rumena la nuova campionessa di Wimbledon, i 2000 punti la porterebbero a 8240. Non c’è margine per Pliskova in questa situazione: anche arrivando in finale, i 700 punti di distanza tra la vittoria e la sconfitta (1300 contro 2000) porterebbero la rumena a diventare la nuova numero 1 del mondo.
Come dicevamo, non c’è dunque un risultato che garantirebbe alla ceca la conquista della leadership del movimento femminile, ma l’ampio vantaggio derivante dai 470 punti guadagnati a Eastbourne sono una seria ipoteca che costringerà Halep e Kerber ad un torneo di Wimbledon eccezionale: per sperare, dovranno essere almeno tra le migliori 4. Lo stato psicofisico di entrambe solleva qualche dubbio di troppo, tra periodi bui e sconfitte da situazioni molto favorevoli. Da lunedì però sarà solo il campo a parlare.
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