Ha cominciato a vincere molto presto Maria Sharapova, a soli diciassette anni stupiva il mondo battendo Serena Williams nella finale di Wimbledon del 2004, a diciannove conquistava New York superando Justine Henin nell’edizione 2006, nel 2008 invece il trionfo a Melbourne su Ana Ivanovic prima dell’inizio del periodo nero causa infortuni che ne condizionarono il rendimento nelle annate successive.
Per entrare nella storia le manca solo il Roland Garros, ma con la terra battuta il rapporto inizialmente non sembra idilliaco: nessuna finale sul rosso fino al 2010 – nel 2008 vinse ad Amelia Island ma la terra verde è altra cosa – prima di un deciso cambio di rotta nel 2011 quando trionfa a Roma e viene fermata in semifinale a Parigi da una grandiosa Na Li. A quel punto è già cominciato il percorso che la porterà a diventare addirittura una “terraiola” vera e propria.
Il 2012 è l’anno della verità: dopo aver perso in finale nei tornei più importanti di inizio anno – Australian Open, Indian Wells e Miami – sul rosso Masha è inarrestabile e vince a Stoccarda e ancora a Roma. Si presenta a Parigi da favorita, mentre Serena Williams va clamorosamente ko al primo turno contro Virginie Razzano; la Li detentrice del titolo si ferma agli ottavi contro la qualificata Yaroslava Shvedova. Anche la numero 1 Azarenka dimostra di non avere un gran feeling con Parigi e viene stesa da Cibulkova.
Sharapova invece è perfetta nei primi turni – cinque game concessi tra Cadantu, Morita e Peng – lascia per strada un set contro Zakopalova e poi torna a triturare tutte, schiantando Kaia Kanepi nei quarti e Petra Kvitova in semifinale. In finale affronta la sorprendente Sara Errani, che può opporre poca resistenza: finisce 6-3 6-2 per la russa, che completa il Career Grand Slam e dimostra di essere diventata la migliore sul rosso. Si ripeterà nel 2014, stavolta con la tripletta Stoccarda-Madrid-Parigi, impensabile fino a qualche anno prima.
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