‘Poi c’era Borg, il mio divertimento. Ero a Parigi per batterlo, ma soprattutto per aizzarlo. Mi bastava confidargli che avevo sentito un suo avversario dire che lo avrebbe battuto facilmente. Lui mi ascoltava serio e intanto fremeva: <Ah, dice questo eh? Ah sì, ma guarda…dice che mi batte facile, eh?’>. Poi aspettavo il match per godermi la consueta mattanza. Dopo il mio Roland Garros, quello del 1976, Corrado Barazzutti andò in semifinale. Avevo perso nei quarti ed ero in partenza. Incrociai Borg che stava per scendere in campo contro Corrado. Non c’erano molti dubbi su come sarebbe finito il match. I due giocavano da fondo, senza variazioni e in questi casi è raro che il più forte possa perdere. Ma non rinunciai a fare il mio giochetto: <Oh, Bjorn, ma che gli hai fatto al Barazza? Dice che oggi ti stende>. Lasciai cadere lì la cosa e me ne andai. Corrado fece un solo game’
Così scriveva Adriano Panatta nella sua autobiografia, a proposito del Roland Garros 1978, in uno degli aneddoti più divertenti del libro. Adriano in realtà non uscì nei quarti di finale, ma perse al secondo turno contro l’americano Jeff Borowiak; Corrado Barazzutti arrivò però davvero in semifinale e contro Borg andò molto peggio che nella finale di Montecarlo dell’anno precedente, raccolse un solo game, chissà se davvero aizzato da Adriano.
Non sembrava comunque che ne avesse bisogno, visto che lo svedese quell’anno dominò il torneo in maniera impressionante, perdendo la miseria di 32 game in sette partite: 6-1 6-1 6-1 al francese Deblicker, 6-0 6-1 6-0 allo statunitense Fagel, 6-0 6-2 6-2 a Paolo Bertolucci, 6-2 6-4 7-6 a Roscoe Tanner, 6-3 6-3 6-0 al messicano Ramirez e 6-0 6-1 6-0 al ‘Barazza’.
In finale Bjorn trovò Guillermo Vilas, testa di serie numero 2 e ricordato tuttora come uno dei più forti giocatori sulla terra battuta della storia. L’argentino provò anche la carta delle variazioni e delle discese a rete, ma non bastò, come non bastò neanche il sostegno del pubblico francese. Borg vinse 6-1 6-1 6-3 e alzò al cielo la sua terza Coppa dei Moschettieri, ne avrebbe vinte altre tre di seguito.
Ad oggi, quella semifinale di Barazzutti al Roland Garros 1978, rimane l’ultima giocata in uno Slam da un tennista italiano.
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