F. Fognini b. [1] A Murray 6-2 6-4
Siamo solo all’inizio e per adesso fanno più notizia i Fori italici degli incontri.
Ben venga quindi questo secondo turno fra Murray (1 ATP) e Fognini (29), prelibato dopocena sul Centrale, per tornare a parlare di tennis e basta. Di fronte due che si conoscono bene, medesima età e qualche parallelo per stile e filosofia di gioco.
La tendenza naturale a governare dal fondo come se un’ àncora li trattenesse, ottimo tocco di palla, il rovescio che fa male, il servizio (con le dovute differenze) termometro dello stato di forma. Mettendola sul ridere, o in caciara giusto per entrare nel clima, potremmo dire che entrambi non piace vincere. Godono di più a far perdere l’avversario.
Cinque precedenti disputati, con l’eccezione di Valencia 2014, sui palcoscenici nobili di Olimpiadi, Coppa Davis e Masters 1000. Ultimo incrocio sul cemento di Rio, vinse Murray 6-3 al terzo ma per un set e mezzo non vide palla. Due anni prima in Davis, stavolta sulla terra di Napoli, non la vide per tutto l’incontro.
Questi due insomma possono raccontare storie opposte con la stessa facilità.
Piccolo strappo al cerimoniale al momento dell’ingresso. Murray entra per primo in campo, Fognini nel match. Se sia merito della cura-Davin non è dato sapere, sta di fatto che Fabio rompe gli indugi fin dal primo istante. Tira più forte e più lungo dello scozzese, il braccio invisibile per quanto è veloce, idem i piedi. Nei primi quattro giochi il match non esiste, vincenti a pioggia, tre aces e la perla di uno schiaffo di rovescio al volo proiettano Fognini avanti di due break. A mia memoria i primi due errori veri arrivano solo nel sesto gioco e costano al nostro una palla break, peraltro annullata d’imperio con un lungolinea fulminante. Dopo trentanove minuti un dritto ad uscire stampa un 6-2 nettissimo e giustificato da quanto si è visto in campo.
Lo scozzese vince il suo primo servizio a zero solo ad inizio secondo ma è un brodino.
Trova quasi per sbaglio un rovescio degno di lui ma le traiettorie di Fognini fanno male per quanto sono profonde. Andy appare spesso in ritardo mentre di là il suo avversario danza sulle punte e brekka al terzo gioco da dominatore. Si procura l’occasione con un lob liftato seguito da un passante prima che un frastornato Murray metta lungo l’ennesimo rovescio.
Il martellamento di Fabio non conosce tregua, e questa di per sé è già una notizia.
Andy dà un chiaro segno di resa voltando le spalle ad una smorzata non impossibile prima che un passante incrociato in corsa seguito da un vincente lo precipitino sotto 15-40 sul proprio servizio nel quinto gioco. Attimi dopo una volée di dritto in rete sancisce il secondo break. Con Fognini il timore è sempre che la carrozza si trasformi improvvisamente in zucca e due doppi falli consecutivi che aprono il game seguente mettono qualche brivido.
Murray però continua a non partire neanche sulle smorzate, così Fabio recupera e sale 5-1, permettendosi anche il lusso di perdere la battuta prima di dare l’ultima pennellata al suo capolavoro. E badate bene, la notizia non è tanto la vittoria ma il modo in cui è giunta.
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