Già ai Giochi di Los Angeles 1984 le racchette del tennis avevano fatto il loro ritorno sul palcoscenico olimpico, ma soltanto per un torneo di esibizione, disertato dai big già affermati. In quell’occasione tra gli uomini vinse un ancora diciottenne Stefan Edberg ed in semifinale arrivò Paolino Cané (che al primo turno aveva eliminato a sorpresa la seconda testa di serie, Pat Cash). Tra le donne si impose una ragazzina tedesca di quindici anni, tale Steffi Graf ed anche nel femminile l’Italia trovò una semifinale con Raffaella Reggi. Semifinale che, in un’edizione ufficiale, sarebbe stata medaglia, come lo era stata per Uberto De Morpurgo a Parigi nel 1924, nell’ultima edizione giocata in un’olimpiade prima che le polemiche tra il Comitato Olimpico Internazionale e l’ITF (allora International Lawn Tennis Federation) sulla presenza dei giocatori professionisti portassero alla cancellazione del tennis dalle discipline olimpiche, in contrasto con lo spirito olimpico decoubertiano.
Un’altra esibizione c’era stata anche nel 1968, in occasione dei Giochi di Città del Messico, ed anche in quella occasione per l’Italia arrivò una semifinale con Nicola Pietrangeli. Già allora si sperava di ricucire definitivamente lo strappo tra CIO e ITF ma i tempi non erano ancora maturi per la tregua tregua olimpica tra le due organizzazioni sportive. Fu necessario attendere la progressiva scomparsa del dilettantismo (per quanto riguarda la boxe la specialità olimpica continua a non essere aperta ai professionisti trattandosi quasi di due sport diversi: per durata degli incontri, per la diversa preparazione richiesta e tanti altri fattori) per far sì che anche il tennis potesse tornare ad assegnare medaglie olimpiche.
Il Comitato Olimpico Internazionale dà l’ufficialità l’11 maggio 1987, il Tennis torna ufficialmente specialità olimpica a partire dai Giochi di Seoul ’88. Una decisione che sollevò già allora un mare di polemiche, tutt’ora attuali. In Corea Steffi Graf si aggiudicherà il titolo (nell’anno del suo Golden Slam) mentre tra gli uomini Edberg non confermerà il risultato dell’esibizione di quattro anni prima – fermato in semifinale dal futuro campione olimpico, il ceco Miroslav Mecir – e costretto ad accontentarsi del bronzo (sia a Seoul che a Barcellona nel 1992 il bronzo, come nelle prime edizioni olimpiche, veniva assegnato ad entrambi i semifinalisti sconfitti). Soprattutto in campo maschile la partecipazione dei big tarderà ad arrivare, dopo Mecir il titolo se lo sono aggiudicato altri giocatori non di primissimo piano come Rosset e Massu. In campo femminile il titolo è invece sempre stato appannaggio di giocatrici di vertici (tutte giocatrici che hanno ricoperto la prima posizione del ranking, ad eccezione di Elena Dementieva, fermatasi al numero 3) e soltanto a Rio la medaglia d’oro è stata conquistata da un’outsider, la portoricana Monica Puig.
Sull’opportunità che il tennis sia o meno disciplina olimpica ci si torna grossomodo ogni quattro anni. In quest’occasione ripercorriamo quali furono le reazioni a caldo seguite a questa decisione in un articolo dell’epoca su Sports Illustrated.
IL TENNIS OLIMPICO: UNA CATTIVA IDEA
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In seguito al recente annuncio che il tennis sarà disciplina da medaglia ai giochi del 1988, la prima domanda che mi viene in mente è questa: Il tennis ha bisogno delle Olimpiadi meno di quanto le Olimpiadi hanno bisogno del tennis, o il contrario?
Gran parte di ciò che rende le Olimpiadi interessante è che, per la maggior parte, si ritrovano atleti che non competono solitamente uno contro l’altro, per esempio, giocatori di basket sovietici e americani, nuotatori della Germania Est e statunitensi. Il tennis è il più internazionale degli sport. Il Circuito Professionistico degli uomini ha 75 tappe in 25 paesi, quello femminile 59 in 18. Come risultato, i big si incontrano sempre. Martina Navratilova e Chris Evert, per esempio, hanno giocato 72 partite durante la loro carriera, John McEnroe e Ivan Lendl 26. Inoltre, dal momento che le Olimpiadi si svolgeranno a settembre 1988, tutti e quattro i tornei del Grande Slam dell’anno saranno stati giocati, e probabilmente anche il numero 1 del rankign sarà già deciso. Le Olimpiadi saranno deludenti.
Willi Daume, capo della Commissione per la scelta delle discipline olimpiche del CIO, dice “Arbitri e giocatori con cui ho parlato concordano sul fatto che il torneo olimpico di tennis sarà il miglior torneo del mondo. Lo vedono al di sopra di Wimbledon e della Coppa Davis.”
Non c’è spazio per per i sogni, signor Daume. Un oro olimpico ha circa le stesse probabilità di diventare più ambito di un titolo a Wimbledon come Jimmy Connors ha di battere Carl Lewis in una gara di corsa.
Con rare eccezioni, nessun atleta perde l’occasione di partecipare alle Olimpiadi, ma le cose saranno diverse a Seoul nel tennis, che avrà un parterre di giocatori probabilmente debole. Già alcuni giocatori importanti hanno dichiarato che potrebbero essere altrove impegnati durante le Olimpiadi. Un probabile no-show sarà quello di McEnroe, che sottolinea come la presenza dei tennisti toglierebbe attenzione da atleti che gareggiano nel quasi anonimato per la maggior parte della loro carriera.
Altri tennisti eviteranno Seoul perché non potranno trarre guadagni dalla loro partecipazione e perché, il cielo non me ne voglia, potrebbero dover soggiornare nel Villaggio Olimpico. I giocatori dovranno rinunciare a premi in denaro e incassi da sponsorizzazione da due settimane prima dell’inizio dei Giochi fino alla cerimonia di chiusura. “Quello che hanno deciso è completamente sbagliato”, afferma Mats Wilander, che ha guadagnato $ 653.652 in premi in denaro l’anno scorso e almeno altrettanto fuori dal campo. “Dobbiamo fermarci per un mese. Non possiamo indossare i marchi dei nostri sponsor. O ci faranno giocare quando vogliamo o non parteciperemo ai Giochi.”
Il conte Jean de Beaumont, membro francese del CIO, invita alla calma e spiega: “Quando un uomo che guadagna un milione di dollari l’anno vive nel Villaggio, vive lo spirito olimpico”. Sarà, ma molti professionisti, compresi Wilander e Navratilova, hanno dichiarato che non hanno alcun interesse a condividere l’alloggio con atleti del kayak e del tiro a segno. “Non c’è modo di giocare il proprio miglior tennis se devi condividere una stanza con altri quattro ragazzi”, dice Wilander.
Un altro criterio che il CIO ha richiesto per la qualificazione olimpica è che i tennisti e le tenniste devono essersi resi disponibili, rispettivamente per Coppa Davis e Fed Cup, nel 1987 o nel 1988. E già questo probabilmente esclude Lendl, il n ° 1 del ranking mondiale, che non gioca la Coppa Davis dal 1985. Anche se tutti i big giocassero a Seoul, 64 uomini e 32 donne (il tennis femminile è interessante a metà?) non sarebbe comunque di interesse come un torneo del Grande Slam perché nessun paese potrà avere più di tre partecipanti per evento. Allo stato attuale, gli Stati Uniti hanno 16 giocatori di sesso maschile tra i primi 64 in classifica. E quasi la metà delle prime 32 donne sono americane.
Qualora un professionista decidesse di partecipare, un problema potrebbe essere determinare sotto quale bandiera, lui o lei, dovrebbe giocare. Quale paese dovrebbe rappresentare un atleta di origine francese, cresciuto in Camerun e che vive attualmente a Manhattan come Yannick Noah? E che dire di Hana Mandlikova che, mentre giocava per la sua nativa Cecoslovacchia nella Federation Cup 1986, ha sposato un australiano e ha fatto domanda per la cittadinanza australiana? Se l’Inghilterra può invogliare lo svedese Anders Jarryd ed il francese Guy Forget, entrambi di base a Londra, a rappresentare l’Union Jack, gli inglesi potrebbe essere forti. Ma non è così difficile come per i monegaschi: il tedesco Boris Becker, lo svedese Joakim Nystrom e lo Jugoslavo Slobodan Zivojinovic tutti risideono a Monte Carlo, così come la tedesca Claudia Kohde Kilsch.
Tornando al tennis alle Olimpiadi per la prima volta dopo 64 anni e con i professionisti ammessi a competere, il CIO stesso ha chiuso con una minaccia: se i professionisti non si presentano a Seul, non giocheranno a Barcellona nel ’92. Per questo, almeno, possiamo essere grati!
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