“È bello tornare a giocare a tennis, dopo tanto tempo. Mi piace allenarmi prima di tutto e non vedo l’ora di giocare il primo match.
“Mi dite del “girone della morte”ma molti giocatori non li vedrò neanche, si elimineranno tra di loro. Il primo pensiero sarà Sela o Robert. Poi… ho visto che c’è Rafa… ok… poi ho visto che c’è Nole… va bene… (risata generale). Sapete, sono venuto per giocare contro di loro, quindi non importa quando li incontrerò, questo importa più a voi giornalisti. Ho visto così tanti tabelloni che non ricordo se ne ho già visti di così difficili. Il mio rientro mi ha dato sensazioni nuove. Tornando da Melbourne ero circondato dalla mia famiglia e ho potuto realizzare meglio l’eco di quanto successo quest’anno agli Australian Open. Ma ora, qui come a Dubai, vedo che ho gli occhi puntati addosso. È vero, ora non gioco solo per me stesso, ma anche per far piacere a chi mi segue, il mio team e i miei fans. Ho avuto pazienza durante la mia pausa nel 2016, avrei potuto rientrare prima e giocare qualche torneo a fine stagione, ma alla fine ho preferito recuperare completamente dopo gli interventi.
“Cosa mi aspettavo al rientro in Australia? Non lo so, poteva essere un quarto round, una semifinale… l’importante era giocare bene. Il mio ginocchio mi ha obbligato a fermarmi per sei mesi, mi è servito per modificare l’approccio per la parte finale della mia carriera.
“in 15 anni il mondo è cambiato, la mia vita è cambiata, ho messo su famiglia, tutto è cambiato: ma anch’io ora so gestire il mio gioco, la scelta dei tornei, la gestione del mio business. È vero, la famiglia, i figli ora assorbono la maggior parte delle mie risorse, e il tennis in qualche modo viene dopo. Ho anche nuove sfide, come la Laver Cup: speriamo che vada in porto. Ci ho messo molto impegno, contattando varie glorie del passato come Borg e McEnroe, e coinvolgendo colleghi in attività come Rafa e Berdych.
“Non credo di aver cambiato il mio gioco. Da fine novembre al mio rientro in Australia ho giocato molto, per migliorare i miei colpi e la velocità di spostamento, il modo di stare in campo. La consapevolezza di aver avuto una carriera senza gravi infortuni mi ha permesso di affrontare meglio la pausa di sei mesi e mi ha fatto capire il travaglio di altri giocatori che hanno subito interventi e stop più gravi.
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