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QuindiciZero. C’è un nuovo Federer, “unlimited” edition

Scusate, qualcuno sa dirmi che gli è preso a Federer? Forse manco di informazioni di prima mano, nel caso me ne scuso, ma non è mica normale quello che sta facendo. Mettete da parte (come se fosse facile…) la vittoria a Melbourne, e vabbè, quella è roba di lusso, che sa di storia, di divinità tennistiche che si sono scomodate per lui e gli hanno fatto da scorta in quel quinto set di rincorse e palle break contro Nadal, ma dite… vi è capitato di vederlo nel primo turno contro il francese Paire a Dubai? Vi è sembrato normale? Una Erinni scatenata che si è gettata sul poveretto, massacrandolo di servizi e tempestandolo di colpi vincenti pesanti una tonnellata. Meno di un’ora per metterlo alla porta, ridotto a una braciola, meglio, a una milanese, panato e fritto. Ma giocava così, prima? Sì, certo, lo so che sapeva benissimo giocare così, ma mi chiedo da quanto non lo vedevo talmente in forma, concentrato, sicuro del suo tennis. E la memoria certo non indugia sull’anno scorso, dato che Federer l’abbiamo visto sì e no in quattro o cinque tornei, ma si spinge ancora più indietro, a due, tre, quattro stagioni fa.

Dire che ora è in forma, non basta. Aggiungere che è in pace con se stesso per il trofeo numero diciotto catturato agli Open d’Australia, è certo importante, per via della fiducia che gli avrà riempito il serbatoio. Ma c’è di più… Gioca i colpi, i “suoi” colpi, con un ardire insolito, crea impatti ad alto potenziale, spinge come da tempo non lo vedevo fare. Quel rovescio della finale di Melbourne, piatto e incrociato, con cui ha fatto breccia nella difesa di Rafa, dal lato del colpo migliore dello spagnolo, fa il paio con i dritti che ho visto lacerare le convinzioni di Paire, con l’occupazione del campo che precedeva la volée, con il servizio insieme piazzato e violento. Ho visto il match in streaming, magari le immagini non saranno state di altissima qualità, ma ho avuto la netta sensazione che se lo fossero state, avrei finito per impressionarmi ancora di più.

Sono contento per lui, Roger mi è sempre stato simpatico. È spigliato, divertente, attentissimo a cogliere informazioni per lui importanti quando uno gli parla. È un buon ascoltatore, oltre che una persona che non ama dire banalità. E penso che abbia ascoltato Ljubicic, in questi mesi trascorsi in officina, a riparare i guasti. Anzi, non ho dubbi su questo: un certo modo di prendere il sopravvento sull’avversario, di concedere pochissimo, e in particolare quell’utilizzo del rovescio durante la finale con Nadal, vengono dai colloqui con il coach, che evidentemente su quegli aspetti lo ha sollecitato, gli ha chiesto di mettere da parte le incertezze e colpire duro, sempre e comunque. In tal caso, bravo! Anche a Ljubicic.

Non so che cos’altro potrà aggiungere, questo nuovo Roger, a quanto già non si sappia di lui, ora che l’impresa di tornare a vincere uno Slam è stata compiuta. Mi limito a giudicare il momento attuale, il match appena visto, e non mi spingo oltre. Non ho alcuna intenzione di venirvi a dire che vincere “di sicuro” un altro Slam, magari due, e che tornerà in testa alla classifica. Niente di tutto questo… Ma così “sul pezzo” non lo vedevo da tanto, e sottolinearlo – credetemi – è un vero piacere.

Adriano Panatta

Semplicemente l'ultimo italiano ad aver vinto una prova del Grande Slam.

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Adriano Panatta

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