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Juan Martin del Potro, l’uomo da evitare

La classifica dice ancora 42.
Malgrado la Davis vinta e malgrado le prestazioni dell’anno scorso, che comunque lo hanno fatto risalire dalla posizione numero 1045 (roba che ti chiedi che nome ci sia al 1044, là in fondo al baratro), e qualche dispiacere dato qua e là ai big (come la coltellata inferta a un Djokovic uscito in lacrime dallo stadio di Rio alle Olimpiadi), la Torre di Tandil non è ancora riuscito a tornare nel tennis che conta davvero o a centrare il gran risultato che lo possa ricatapultare nella classifica che uno come lui merita.

Sì, perché ai top player si potrà chiedere di tutto sui nuovi giovani o su chi possa essere il tennista che quest’anno farà da rivelazione, ma su una cosa almeno tutti concorderebbero all’unisono: su quale sarebbe cioè il giocatore che chiunque tra loro vorrebbe evitare al primo turno di un Master 1000 o di uno slam. Il nome sarebbe inevitabilmente quello di Juan Martín del Potro.
Già l’anno scorso molti sono rimasti “bruciati” dal trovarsi davanti l’argentino nei primi turni di un grande torneo e ci sarà da scommettere che a ogni torneo da qui fino a Parigi partiranno macumbe e riti woodoo per vedere finire Delpo dall’altra parte del tabellone.

Tutti lo temono e soprattutto tutti lo rispettano, memori di quell’impresa a New York che nel 2009 a meno di ventun’anni gli garantì un posto tra i grandi dell’ultima generazione. Non è eresia per lo meno supporre che i Fab4 sarebbero stati un po’ meno soli (e un po’ meno Fabulous…) se i polsi di Gian Martino avessero retto in questi anni, permettendogli di rompere quello status quo al quale ci siamo abituati per troppo tempo e che invece adesso, quando il temporale-Delpo passa sulla strada di un Wawrinka, di un Nadal o di un Djokovic, sembra, nel suo sconvolgersi, frutto di una classifica impazzita e potenzialmente fasulla che in qualsiasi tabellone relegherebbe tutt’oggi un l’argentino allo stesso livello di un Troicki o di un Granollers.

Tutti lo aspettano, quest’anno più che mai, ora che i problemi fisici sembrano veramente essere finiti e che anche la sbornia da Coppa Davis pare assorbita e smaltita. È pur vero che da tre anni tutti attendono ormai questo Godot che ogni volta sembrava sul punto per ritornare ai fasti di un tempo per poi crollare nuovamente sotto i colpi di tendini di vetro. Eppure i segnali stavolta sembrano esserci tutti. Dall’Argentina ogni settimana arrivano messaggi e video di allenamenti e palline maltrattate alla sua maniera che suonano come avvertimenti alla compagnia, quasi a voler far capire che, passata la meritata goduria di una vittoria che mancava da troppo tempo e lasciato agli altri un po’ di “divertimento” in più, adesso sia arrivata l’ora di riprendersi la posizione che gli spetta nel tennis di oggi.

Tutti lo vogliono, Delpo. Perché? Perché semplicemente tutti lo adorano e lo hanno adottato a beniamino che lotta contro quel destino avverso che troppe volte lo ha colpito negandogli la carriera che si sarebbe meritato. Il tributo regalatogli a New York sul match point per Wawrinka l’anno scorso ha fatto capire a chiunque quello che questo ragazzo di Tandil riesce a portare nel cuore della gente, con la sua semplicità, il suo vocione basso e borbottante, la sua andatura da orso Yoghi e la sua aria da panda paciocco, che ne hanno fatto un personaggio carismatico, malgrado il palmares deficitario, al pari di un Djokovic o di un Murray.
Tutti ne hanno bisogno, di un Delpo a cambiare il volto del tennis. Perché in uno scenario in cui sembrano ormai prevalere i robot o i giocatori fatti col metronomo e in cui il grande pubblico si aggrappa ancora ai Nadal e ai Federer per muovere vere emozioni (soprattutto con un Murray altalenante e un Nole che pensa più alla famiglia), un Juan Martín che ti lasci a bocca aperta con un dritto incrociato quando non te lo aspetti servirà sempre. Ancora di più se poi vecchietti dati per morti tornano a suonarle a tutti e a insegnare al resto della truppa che impegno e convinzione possono ancora portarti lontano e regalare grandi emozioni, facendoti raggiungere risultati nei quali nessuno credeva più, specie dopo mesi di infortuni.

In questo mondo dove i Federer e i Nadal ci hanno fatto tornare a credere che i rospi possono ancora tramutarsi in principi, l’attesa per il rientro di Del Potro è tanta e le aspettative, come del resto è giusto che sia per un personaggio del suo calibro, anche. E se ci fosse qualcuno su cui puntare per vedere mandati all’aria quei pronostici che negli ultimi anni troppe volte si sono rivelati fin troppo scontati, chiunque punterebbe su di lui per un 2017 diverso dagli altri e per vivere un’altra favola, in questa stagione che sembra proprio essere iniziata nel segno di sogni impossibili, almeno a prima vista.

Davide Bencini

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Davide Bencini

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