Fed Cup

Fed Cup: Italia, i pericoli da evitare al sorteggio

Il weekend di Forlì brucia ancora, è come un incubo che non ci abbandona. Non c’è stato soltanto l’uragano Rebecca Sramkova a causare danni, ma tante altre piccoli (grandi) cose alla fine hanno lasciato un enorme senso di dispiacere. Primo tra tutti, l’annuncio del ritiro di Francesca Schiavone dalla propria attività con la maglia azzurra nonostante una nuova sfida ancora da disputare a metà aprile.

Secondo: questo avrebbe dovuto essere un weekend di festa per Sara Errani. Lei che è nata a 40 chilometri da lì era la spinta che ha portato tanta gente, compresa tutta la famiglia, sugli spalti per un match di (chiamiamolo così) “serie B” ed ha finito non solo per perdere i 2 singolari ma anche per aggravare il problema fisico avuto anche in Australia, uscendo in lacrime e dandosi della testarda per non aver avuto la forza di lasciar perdere. Terzo: la sensazione netta che ormai il punto di non ritorno del ciclo più glorioso di questa nazionale al femminile non solo sia arrivato, ma sia anche ormai stato passato.

In giro per i social network si usa il termine di “medioevo”, di un’età di mezzo dopo tantissimi anni trascorsi ai vertici. Se guardiamo alla storia, il medioevo è iniziato con la caduta dell’impero romano d’occidente (nel 476) ed è finito idealmente con la scoperta dell’America (continente) nel 1492. Oltre 1000 anni. Anche riducendo ad un centesimo il lasso di tempo, c’è da sperare che il nuovo corso riesca a partire. Intanto, però, c’è un World Group II da salvare, situazione incredibile ma quantomai attuale. Andremo ad affrontare squadre “nuove” con cui i precedenti o non ci sono, o sono troppo datati per permettere la scelta del campo in base al principio dell’alternanza, che tiene conto delle sfide dal 1995 in poi. Il ranking ITF ci grazia, in parte, concedendoci una delle 4 teste di serie evitando così l’Australia, la Romania ed il Canada, che sarebbe diventato ostico nel caso di una trasferta sul veloce a fine aprile, nel mezzo della stagione sulla terra rossa europea (ricordate cosa successe contro la Russia nel 2011 con i forfait di Schiavone e Pennetta?). Chi sono dunque le 4 nazionali in questione?

  • Gran Bretagna, ovvero la più difficile sia in caso di trasferta che di sfida a domicilio. Sarà il sorteggio a decretare la sede dell’evento, visto che l’ultimo confronto risale al 1991 a Nottingham, in sede unica. Quello fu anche l’unico successo ottenuto in 5 confronti diretti.
    La squadra di Anne Keothavong, che da quest anno ha preso il ruolo di capitano sostituendo Judy Murray, ha a disposizione una squadra di altissimo valore per le serie minori. È stata l’unica ad aver portato una top-10 nel gruppo 1 zona europea-africana (Johanna Konta) ed Heather Watson è una discreta singolarista che può tranquillamente figurare in top-50. Come doppiste hanno a disposizione la coppia Jocelyn Rae ed Anne Smith che da qualche anno fanno quasi esclusivamente questa disciplina ma non sembrano ancora ad alto livello, di fatti la stessa Keothavong ha sacrificato una delle 2 (Smith) per prendere con sé Laura Robson che ha contribuito alla causa portando 3 punti su 3 match giocati nella specialità assieme a Rae. Nella giornata decisiva, però, con la Croazia che schierava Ana Konjuh e l’esperta Daria Jurak, il capitano britannico si è affidato a Konta e Watson che hanno rimontato un set di ritardo e chiuso 4-6 6-4 6-3.
    Servirà dunque che una tra Errani e Vinci possa alzare il livello in tempo per la sfida, visto che tra infortuni e defezioni di vario genere saranno le uniche, al di là delle seconde linee, su cui si potrà fare effettivamente conto ed allo stato attuale ci sarà da soffrire sia che si giochi sulla amata (ma ultimamente avversa) terra rossa che, soprattutto, sul veloce.
  • Serbia, da decidere col sorteggio. Non ci sono precedenti, se non una vittoria sulla ex Jugoslavia datata 1986 a Praga.
    Una sfida in casa ci potrebbe aiutare, una sfida fuori potrebbe essere un po’ intricata. Un paio di anni fa non lo avremmo detto, ma la situazione attuale vede: Knapp che non riesce a recuperare da un grave problema al ginocchio, Giorgi fuori per squalifica, Pennetta ritirata, Schiavone “ritirante”, Errani che lamenta problemi fisici da mesi e già in Australia fu costretta al ritiro, Vinci che fa il massimo ma dovrebbe alzare un po’ il livello perché (al di là di un tennis notoriamente affascinante) la sensazione è che da un anno pecchi in continuità anche all’interno della singola partita. Le avversarie, che oltre ad Ana ivanovic dovrebbero essere prive anche di Jelena Jankovic (dal 2012 ad oggi ha giocato un solo tie, contro la Spagna lo scorso anno, perdendo entrambi i singolari), hanno però 2 giovani che hanno già mostrato carattere ed attaccamento alla maglia nella settimana appena trascorsa: Ivana Jorovic e Nina Stojanovic. Della prima avevamo già parlato, la seconda è un po’ la novità degli ultimi mesi. Insieme hanno trascinato la squadra fino allo spareggio vinto contro la Polonia, soffrendo ed esaltandosi allo stesso tempo, le caratteristiche tipiche degli atleti balcanici, che diventano pericolosi al di là di un ranking che nel caso delle 2 le vede ancora fuori dalle prime 100. La sensazione è che quell’obiettivo, però, non disti ancora tanto. E non dimentichiamo Aleksandra Krunic, dotata di maggiore estro rispetto a Jorovic e Stojanovic e che in singolare con la maglia della nazionale ha un bilancio di 6 vittorie e 3 sconfitte, ma dal 2015 in avanti è 6-1 (la sconfitta però, dolorosissima, è arrivata lo scorso anno nel weekend che costò la retrocessione, contro Kristen Flipkens). Krunic che sarebbe opzionabile anche per il doppio, specialità in cui è spesso e volentieri in campo.
  • Kazakistan, da decidere col sorteggio. Molto più temibile di quello che si possa pensare. Dotate di una singolarista di ottimo livello e che ancora ha tanti margini di crescita come Yulia Putintseva che lo scorso anno fece i quarti di finale al Roland Garros ed a San Pietroburgo non più di una settimana fa ha dato sfoggio del suo talento con un torneo sensazionale concluso con vittorie su Svetlana Kuznetsova e Dominika Cibulkova prima della sconfitta contro Kristina Mladenovic (ma andate a chiedere alla francese quanto ha dovuto penare prima di poter esultare…) in finale.
    Oltre a lei, Yaroslava Shvedova. Vanta 3 quarti di finale in carriera negli Slam in singolare tra Roland Garros e Wimbledon, un quarto turno agli US Open, ma è notoriamente conosciuta per essere tra le più imprevedibili del circuito. Capace di prendere a pallate Petra Kvitova e di perdere senza colpo ferire da una giocatrice al di fuori della top-100. Nondimeno, “Slava” è anche un’ottima doppista. Con Vania King ha formato per anni una coppia tra le più forti della categoria, vincendo 2 Slam e perdendone 1 al tie-break decisivo. In tutto ci sono 6 finali Slam in doppio più 1 in doppio misto (persa nel 2010), 2 titoli Premier Mandatory su 5 finali ed un best ranking al numero 3 datato 2016.
    In attesa poi che rientri Zarina Diyas, ex top-50, come seconda singolarista utilizzano Galina Voskoboeva, che piano piano sta recuperando condizione dopo 2 anni di stop.
    Non di meno, se il sorteggio dovesse imporre all’Italia una trasferta, ci sarà un viaggio niente male da affrontare con le stesse tematiche che avrebbero reso difficile la trasferta a Taipei: una superficie veloce in una località i centro-Asia quando il circuito in Europa si basa sulla terra rossa. La terra rossa in casa ci potrebbe dare una mano, ma non è assolutamente da prendere con le molle perché appunto 2 delle 4 possibili convocate hanno ottima conoscenza della superficie.
  • Taipei, col sorteggio. L’unico precedente risale al 1985 quando giocammo nella sede unica di Nagoya in Giappone e vincemmo 3-0.
    Sembra la squadra più debole, ma i problemi logistici di una trasferta sono uguali se non peggiori a quelli da affrontare nell’eventualità del viaggio fino in Kazakistan. Oltretutto la squadra sarebbe anche interessante se solo Su Wei Hsieh, vincitrice di 2 titoli WTA e con un best ranking nei pressi delle prime 20 del mondo, datato però 2012, riuscisse a colmare le proprie divergenze con la federazione locale. Molto, ma molto difficile, anche se è altrettanto difficile vedere convocate le sorelle Chan, Yung Jan e Hao Chin, ottime doppiste che però si sono prostate alla causa della nazionale solo quando si avvicinavano le Olimpiadi e servivano i cosiddetti “gettoni di presenza”. Promettiamo una cosa: dovesse esserci il sorteggio con Taipei racconteremo le intricate vicende di questa nazionale in un articolo a parte.
    Di base potrebbero anche avere un quartetto di buon livello se uniamo anche Kai Chen Chang, ex top-50 e finalista in un torneo WTA tanto tempo fa, poi vittima di un infortunio abbastanza grave da cui si è ripresa ma non è ancora rientrata in top-100. Oltre a lei hanno schierato come singolarista Ya Hsuan Lee, che però è oltre le 200 del mondo. Nel doppio potrebbero contare su Chia Jung Chuang, ma l’assenza quasi certa di Hsieh e le Chan le porterebbe comunque in equilibrio anche qui.
    È probabilmente la squadra che più di tutte l’Italia vorrebbe affrontare, perché più di altri casi qui dipenderà da fattori extratennis.
Diego Barbiani

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Diego Barbiani
Tags: Fed Cup 2017

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