La Coppa Davis sembra quasi la Coppa Italia del calcio nostrano: a nessuno pare interessare, poi, passato un turno, sono già quarti di finale. Allora si fermano i paesi, si riempiono i palazzetti, ci si accorge del doppio e applaudire al doppio fallo dell’avversario non sembra nemmeno poi così brutto. E poi la coppa Davis racconta storie. Di risultati clamorosi, dei big che snobbano la competizione o di quelli che si caricano sulle spalle la dignità sportiva di un paese, e allora magari si concedono al doppio, che di solito non frequentano, di giovani sconosciuti che diventano trappole e così via.
Iniziamo il nostro viaggio alla caccia dell’insalatiera più pregiata con la presentazione delle sfide della parte alta del tabellone del World Group 2017 e degli arsenali di cui ciascuna nazione dispone. Arsenali potenziali, ipotizzando come possano scendere in campo con formazioni tipo e cosa ci può aspettare durante l’anno; ipotizzando però, perché la Davis di una cosa non è avara, le sorprese.
ARGENTINA- ITALIA, Buenos Aires-Clay Outdoor, precedenti 2-1
2016, Pesaro, Quarti di finale, Argentina b. Italia 3-1
2014, Mar del Plata, Primo turno, Italia b. Argentina 3-1
1983, Roma, Quarti di finale, Argentina b. Italia 5-0
ARGENTINA
Titoli: 1
Campione in carica e senza più il peso della maledizioni delle finali perse (ben quattro), deve buona parte del titolo 2016 proprio al grande accusato per il forfait del 2008 nella finale persa contro una Spagna non irresistibile, Juan Martin Del Potro, divenuto eroe della favola albiceste.
Nel primo turno, in casa contro l’Italia, non ci saranno né il colosso di Tandil, né il secondo miglior giocatore per ranking, Federico Delbonis, autore, tra l’altro del punto decisivo nella finale di Zagabria, né il più esperto Juan Monaco. Nonostante questo la squadra Argentina rimane da prendere con le molle e, se dovesse recuperare pezzi per strada, può confermarsi pericolosissima nel prosieguo. Dietro i primi singolari troviamo Horacio Zeballos, assente a Buenos Aires contro l’Italia, Carlos Berlocq, Diego Schwartzman, Guido Pella, tutti giocatori dentro i primi cento del mondo, e l’esperto Leonardo Mayer.
Per quanto riguarda il doppio non c’è una coppia che è possibile definire titolare: lo scorso anno sia in semifinale che in finale hanno giocato Del Potro e Mayer e con tutta probabilità sarà a loro, quando giocheranno, a cui l’Argentina si affiderà ancora, pur consapevoli che non è il doppio il punto su cui contare ad ogni costo. Le alternative sono Pella, impegnato contro l’Italia lo scorso anno e, probabilmente, Zeballos.
Confermarsi è sempre la cosa più difficile, anche se non mancano gli esempi di vittorie consecutive in Davis, l’ultima la Repubblica Ceca 2012-2013, e la corsa dei sudamericani, considerando le assenze nel primo turno, parte in salita. Attenzione però, perché gli Argentini rappresentano una di quelle squadre che in Davis riesce a rendere al massimo e che non di rado è stata capace di ribaltare pronostici e match che sembravano persi (chiedere a Cilic per conferma), ancor di più se gioca in casa, dove ogni struttura diventa bolgia.
CONVOCATI PER IL PRIMO TURNO: Diego Schwartzman, Guido Pella, Carlos Berlocq, Leonardo Mayer
ALTRI: Juan Martin Del Potro, Federico Delbonis, Juan Monaco, Horacio Zeballos
CAPITANO: Daniel Orsanic
Nato l’11 Giugno 1968, Daniel Orsanic è stato un discreto tennista, mancino, che nel singolare non è andato oltre la vittoria di due tornei Challenger, ma che si è specializzato nei tornei di doppio, specialità nella quale ha conquistato otto titoli ATP e raggiunto la semifinale del Roland Garros in due occasioni.
Inizia la carriera da coach nel 2002, lavorando negli anni con Horna, Acasuso, Cuevas e Bellucci. Ha guidato l’Argentina nella vittoria della World Team Cup nel 2007 e ne è capitano di Davis dal 2015, scelto, a quanto pare, anche per i buoni rapporti con Juan Martin Del Potro, in rotta con la federazione durante la gestione Jaite. La decisione dell’AAT, accolta con un iniziale scetticismo, si rivelerà vincente visto la corsa trionfale dello scorso anno, proprio con Del Potro grande protagonista.
ITALIA
Titoli: 1
Semifinale nel 2014, poi subito tornati sulla terra con il primo turno perso contro il Kazakistan, Play-Off contro la Russia, nel 2016 una vittoria secca contro la Svizzera 2 e fuori contro una battibilissima Argentina nei quarti. Siamo lì, a ridosso delle migliori ma, specchio dei risultati degli uomini anche nei tornei, quando sembriamo a un passo dai piani alti, ne facciamo due indietro. Certo, i tempi della “B” sembrano lontani ma, complice la sfortuna, non siamo ancora riusciti a trovare continuità e, spesso, ci facciamo del male da soli.
Ora la sorte dice di ricominciare dall’ultimo stop anche se, convocazioni alla mano, l’avversaria sarà priva dei due giocatori migliori. Prima di Melbourne, avremmo detto che la squadra si poggia soprattutto sull’estro di Fabio Fognini e sull’esplosione tardiva di Paolo Lorenzi, chiamato però al primo anno da top 50 in carriera. Gli Australian Open, invece, consegnano a Barazzutti un Andreas Seppi più in fiducia che mai, dimostratosi forse il giocatore italiano più adatto ai cinque set, mettendo addirittura il capitano azzurro nell’imbarazzo della scelta.
Il doppio: sperando siano finiti i guai fisici si aspetta a braccia aperte il ritorno di Simone Bolelli, convocato per la trasferta in Argentina. Se la coppia con Fognini è quella del 2015, in un incontro secco possono fare del male a chiunque. Alternative dello stesso livello non paiono esserci né come attitudine al doppio né come affiatamento.
Dietro i quattro titolari ci sono Cecchinato, salvo i noti problemi, Donati, Fabbiano, Quinzi e Napolitano oltre ad altri giovanissimi ma, salvo exploit, non sembra questo l’anno di esperimenti. Con l’affidabilità di Seppi, un Lorenzi nel suo miglior momento di carriera e un Fognini ancora nel pieno è più che probabile, ed è anche giusto, che Barazzutti faccia sparare le ultime cartucce alla generazione ’80, non a caso per il primo, delicato, incontro, sono stati chiamati solo quattro giocatori e non cinque.
CONVOCATI PER IL PRIMO TURNO: Fabio Fognini, Andreas Seppi, Paolo Lorenzi, Simone Bolelli
ALTRI: Thomas Fabbiano, Marco Cecchinato, Matteo Donati, Gianluca Quinzi, Stefano Napolitano.
CAPITANO: Corrado Barazzutti
Nato il 19 febbraio 1953, Corrado Barazzutti è il secondo capitano più anziano e più longevo tra le formazioni del World Group, dopo l’icona russa Tarpischev. È stato protagonista nel momento più alto dell’Italia in Coppa Davis, la vittoria del 1976, e ne ha preso il timone dopo il momento più basso, nel 2001, dopo la prima retrocessione nel Group I della sua storia. Come giocatore, oltre la Davis già citata, vanta altre tre finali, a livello individuale ha vinto cinque titoli, due semifinali nei tornei del Grande Slam e ha raggiunto la posizione di numero 7 al mondo.
Molto pacato e razionale, come era il suo gioco, Barazzutti non lascia trapelare emozioni, rimanendo sempre molto lucido nelle fasi di ogni match (non lo si vedrà mai scrollare il seggiolone di un arbitro). A volte forse pecca di coraggio, emblematico lo spareggio 2006 valido per l’ammissione nel World Group quando, a Torre del Greco, optò per giocare in terra rossa contro la Spagna di Ferrero e del ventunenne Nadal, nonostante la disponibilità di giocatori adatti alle superfici veloci come Bracciali e Sanguinetti.
A PAGINA 2 GERMANIA E BELGIO
GERMANIA-BELGIO, Francoforte-Hard Indoor, precedenti 8-0
2007, Ostend, Quarti di finale, Germania b. Belgio 3-2
1992, Essen, Primo turno, Germania b. Belgio 5-0
1983, Eupen, Gruppo Europa, Germania Ovest b. Belgio 5-0
1970, Norimberga, Gruppo Europa, Germania Ovest b. Belgio 5-0
1964, Bruxelles, Gruppo Europa, Germania Ovest b. Belgio 5-0
1958, Colonia, Gruppo Europa, Germania b. Belgio 3-2
1951, Colonia, Gruppo Europa, Germania Ovest b. Belgio 3-2
1938, Berlino, Gruppo Europa, Germania Ovest b. Belgio 4-1
GERMANIA
Titoli: 3
Dopo anni di magri risultati, l’ultima finale (vinta) risale al 1993, la Germania ha assemblato un gruppo assolutamente da tenere d’occhio, con un interessantissimo mix tra giovani, vecchie leve e giocatori nel pieno dell’attività. La differenza è su un giocatore, Alexander Zverev, 19 anni.
È ovvio che ogni torneo che passa ci si aspetta dal minore dei fratelli Zverev dei miglioramenti esponenziali che, in teoria, dovrebbero portarlo entro non troppe stagioni alle primissime posizioni, motivo per cui anche in Davis la squadra tedesca farà affidamento soprattutto sui suoi punti.
Con Philipp Kohlschreiber secondo singolarista sarà difficile per chiunque fare en plein in singolare, le alternative, tra l’altro, sono di assoluto rispetto. Ci sono infatti l’altro Zverev galvanizzato dall’exploit australiano, il veterano Florian Mayer e Jan-Lennard Struff, ventiseienne che, come si è visto a fine 2015 a Parigi Bercy dove ha battuto Wawrinka, si è dimostrato temibilissimo per chiunque se in giornata, soprattutto sulle superfici veloci. Il giocoliere Dustin Brown è stato attualmente escluso dalla federazione per il rifiuto dello scorso anno.
In doppio non si trova una coppia di sicuro affidamento, lo scorso anno gli avversari hanno sempre schierato coppie molto ben assortite, Kohlschreiber-Petzschner hanno potuto poco contro Berdych-Stepanek mentre Brands-Masur hanno fatto tremare due specialisti come Kubot-Matkowsky. L’ipotesi di una coppia formata dai fratelli Zverev è affascinante ma, in un anno in cui la Germania potrebbe sperare in grande, la maggiore esperienza di Kohlschreiber può risultare decisiva.
CONVOCATI PER IL PRIMO TURNO: Alexander Zverev, Philipp Kohlschreiber, Mischa Zverev, Jan-Lennard Struff
ALTRI: Floryan Mayer, Philipp Petzschner
CAPITANO: Micheal Kohlmann
Nato l’11/01/1974, non un singolarista memorabile ma è stato un buon doppista, raggiungendo il ranking di 27 ATP.
Nella sua carriera si notano 14 finali nei 250, un Quarto di finale agi US Open 2007 in coppia con il connazionale Alexander Waske e una semifinale agli Australian Open 2010, in coppia con Jarkko Nieminen.
BELGIO
Titoli: 0
Dopo la finale nel 2015, quando ha sbattuto contro i fratelli Murray, e il primo turno perso lo scorso anno contro la Croazia all’ultimo singolare, quest’anno il Belgio aveva l’intenzione di riprovarci affidandosi ancora alla leadership di David Goffin, venticinquenne reduce da un ottimo 2016, che l’ha visto chiudere come numero 11 ATP, e da un incoraggiante quarto di finale agli Australian Open. Ma la sfida contro i tedeschi si presenta ancora più dura dal momento che il numero uno belga ha dato forfait all’ultimo minuto.
L’altro singolarista di punta è senza dubbio Steve Darcis, apparso in un buon momento di forma. Da notare come nelle ultime tre edizioni, quando i belgi hanno potuto schierare in singolare sia Goffin che Darcis, non sono mai usciti sconfitti. Le prime alternative sono Ruben Bemelmans, che sicuramente troverà spazio in doppio, Joris De Loore , Arthur De Greef e il giovanissimo classe ’94 Kimmer Coppejans.
In doppio, come detto, Bemelmans sarà un punto fermo, poi sarà probabilmente l’andamento della prima giornata a far decidere a Van Herck se schierare un altro giocatore fresco o se impegnare uno dei singolaristi, con Goffin, ovviamente, favorito nelle partite più dure.
CONVOCATI PER IL PRIMO TURNO: Steve Darcis, Ruben Bemelmans, Joris De Loore, Arthur De Greef
ALTRI: David Goffin, Kimmer Coppejans
CAPITANO: Johan Van Herck
Nato il 24 Marzo 1974 e capitano del Belgio dal 2011, Van Herck è stato un buon singolarista con otto titoli Challenger e il best ranking di numero 65 Atp. Tra i suoi scalpi più illustri si possono trovare Pioline, Enqvist, Kafelnikov e Rusedski.
A PAGINA 3 AUSTRALIA E REPUBBLICA CECA
AUSTRALIA-REPUBBLICA CECA, Melbourne-Hard Outdoor, precedenti 7-1
2015, Ostrava, Primo turno, Australia b. R. Ceca 3-2
1997, Adelaide, Quarti di finale, Australia b. R. Ceca 5-0
1975, Praga, Semifinali, Cecoslovacchia b. Australia 3-1
1973, Melbourne, Semifinali, Australia b. Cecoslovacchia 4-1
1948, Boston, Spareggio internazionale, Australia b. Cecoslovacchia 3-2
1947, Montreal, Spareggio internazionale, Australia b. Cecoslovacchia 4-1
1934, Praga, Gruppo Europa, Australia b. Cecoslovacchia 3-2
1922, Londra, Quarti di finale, Australia b. Cecoslovacchia 5-0
AUSTRALIA
Titoli: 28 (di cui sei come AUSTRALASIA insieme alla Nuova Zelanda)
Dalla vittoria del 2003 firmata Hewitt, Philippoussis e Arthurs/Woodbridge sono passati 14 anni, vale a dire il digiuno più lungo dal primo ventennio del secolo scorso, quando ci vollero venti anni per il primo titolo dopo la separazione dalla Nuova Zelanda.
A livello tecnico la potenzialità per avere ambizioni ci sarebbe eccome: Kyrgios e Tomic (non convocato però contro la Repubblica Ceca) sono meno forti di diversi numeri 1 nel World Group, ma sono anche migliori della maggior parte dei numeri 2. Anche ipotizzando che tutte le squadre si presentino al completo, solo Francia, Spagna e Svizzera avrebbero una coppia di singolaristi di valore di classifica pari o superiore a quello dell’Australia.
Anche il doppio, vista l’esplosione di Peers, reduce da un fine 2016 da sogno proseguito fino alla vittoria in Australia, affiancato da Groth o da uno dei due singolaristi, parte sfavorito contro pochi.
I problemi sono due: le alternative Jordan Thompson, che non parte favorito contro molti giocatori nel World Group, e Thanasi Kokkinakis, che sta rientrando dopo il lunghissimo periodo di fermo per l’operazione alla spalla. E poi i dubbi sugli due migliori giocatori che hanno caratterizzato la loro carriera (soprattutto Kyrgios) con sconcertanti alti e bassi dal punto della tenuta mentale, componente fondamentale in Davis, tra match ai cinque set e ambienti spesso infuocati nel bene e nel male, che possono voler dire tentate destabilizzazioni date dal tifo contro o grosse responsabilità e pressioni da quello a favore.
CONVOCATI PER IL PRIMO TURNO: Nick Kyrgios, Sam Groth, John Peers, Jordan Thompson
ALTRI: Bernard Tomic, Thanasi Kokkinakis, Chris Guccione
CAPITANO: Lleyton Hewitt
Nato il 24 Febbraio 1981, in carica dal 2015, a 36 anni da compiere è il più giovane capitano del World Group (ma non il più giovane capitano di sempre), il che non stupisce dato che una delle caratteristiche della sua grandissima carriera è la precocità: uno dei più giovani ad aver vinto un torneo Atp ed il più giovane numero 1 Atp diella storia.
I suoi successi sono così recenti che è forse più importante invece sottolineare l’aspetto caratteriale. Il suo incredibile carisma e ciò che ha rappresentato negli ultimi anni per la sua nazione (è il giocatore con più presenze e più vittorie in Davis) saranno fondamentali nel gestire un gruppo con tante personalità spiccate come quello dei giovani australiani. Se Hewitt riuscirà a rendere squadra i suoi ragazzi e a tirarne fuori il meglio, per l’Australia nulla sarà precluso.
REPUBBLICA CECA
Titoli: 3
Campione 2012 e 2013, la Repubblica Ceca nel 2016 ha avuto il rammarico di non aver schierato Tomas Berdych nella sfida persa in casa contro la Francia, assenza che purtroppo per i cechi si ripeterà nel primo incontro in Australia.
Assente Berdych al primo turno, spazio al classe 93 Jiri Vesely. Non saranno della partita nemmeno Adam Pavlasek ed il bombardiere Lukas Rosol, arma sempre efficace soprattutto in casa, quando sarà probabilmente scelta una superfice rapida; al loro posto Jan Satral e Zdenek Kolar
Nel doppio i cechi possono vantare uno dei migliori interpreti degli ultimi anni, il veterano e leader carismatico Stepanek, che con Berdych forma una coppia assemblata e affiatata. Attenzione però, perché in casi particolari, Stepanek potrebbe rivelarsi una trappola “da ultima giornata” come singolarista, soprattutto contro avversari inesperti e discontinui.
CONVOCATI PER IL PRIMO TURNO: Jiri Vesely, Jan Satral e Zdenek Kolar, Radek Stepanek
ALTRI: Thomas Berdych, Lukas Rosol, Adam Pavlasek,
CAPITANO: Jaroslav Navratil
Nato il 24 Luglio 1957, come giocatore Navratil ha raggiunto i suoi migliori risultati in doppio, affiancato spesso da Petr Korda, raggiungendo la miglior classifica di 31° al mondo di doppio.
Storico Capitano di Davis dal 2006, cerca il bis personale. Infatti nel 2013, benché sia stato capitano per tutta la competizione, un’embolia polmonare lo ha obbligato a lasciare il timone nella finale a Safarik.
A PAGINA 4 STATI UNITI E SVIZZERA
STATI UNITI-SVIZZERA, Birmingham-Hard Indoor, precedenti 3-1
2012, Friburgo, Primo turno, Stati Uniti b. Svizzera 5-0
2009, Birmingham, Primo turno, Stati Uniti b. Svizzera 4-1
2001, Basilea, Primo turno, Svizzera b. Stati Uniti 3-2
1992, Fort Worth, Finale, Stati Uniti b. Svizzera 3-1
SVIZZERA
Titoli: 1
Si possono fare tre ipotesi e tutte ruotano intorno alla presenza dei due big. La prima, sia Federer che Wawrinka decidono di “riconcedersi” alla Davis. Difficile. Perché il loro obiettivo di portare la prima, storica Davis agli elvetici lo hanno già raggiunto nel 2014, a spese anche nostre, e non sembrano esserci altri motivi validi per convincere i due. In questo caso, però, pur dovendo valutare le condizioni di Federer, la Svizzera diventerebbe una delle favorite, forse l’unica squadra con entrambi i singolaristi di un livello tanto alto.
La seconda, uno solamente scende in campo. Forse la soluzione più improbabile, infatti non si vede il perché uno dei due debba caricarsi l’impegno senza un obiettivo di vittoria, possibile solo con la presenza dell’altro. Se però dovesse succedere così, allora scenderebbe in campo una squadra, e non sarebbe l’unica, completamente affidata alle prestazioni, in singolo e doppio, di un unico trascinatore.
La terza, che purtroppo per i rosso-crociati si concretizzerà almeno nel primo incontro, nessuno dei due si “scomoda”. E allora è pronosticabile una severa sconfitta al primo turno contro gli Stati Uniti, poi ci vorrà molta fortuna nel sorteggio dello spareggio per non retrocedere. La prima alternativa ai due primi della classe infatti resta Henri Laaksonen, che però a ventiquattro anni deve sbrigarsi se vuole recuperare terreno verso diversi suoi coetanei, poi Marco Chiudinelli, mai emerso e classe ’81, come Federer, gli ormai trentenni Adrien Bossel e Yann Marti, e i giovanissimi Antoine Bellier, Johan Nikles e Simeon Rossier, non di certo pronti ad affrontare un World Group.
CONVOCATI PER IL PRIMO TURNO: Marco Chiudinelli, Adrien Bossel, Antoine Bellier, Henri Laaksonen
ALTRI: Stanislas Wawrinka, Roger Federer, Yann Marti, Johan Nikles, Simeon Rossier
CAPITANO: Severin Luthi
Indeciso fino ad inizio 2017 se restare in carica dato il troppo forte il richiamo di fare da coach a tempo pieno a Roger Federer, Luthi ha deciso di proseguire il suo lavoro.
Severin Luthi, nato il 5 Gennaio 1976, è stato una grande promessa incompiuta, come giocatore, per il tennis svizzero. Campione nazionale di 1 categoria a 17 anni, vanta una vittoria all’Orange Bowl contro Gustavo Kuerten; ma si sa, emergere nello sport è frutto di un insieme di componenti e a Luthi evidentemente qualcosa è mancato.
Cresciuto all’interno della federazione svizzera, che lo sfrutta sia nella squadra di Fed Cup che in quella di Davis, diventa capitano di quest’ultima non ancora trentenne nel 2005. Dal 2007 segue Wawrinka e Federer nei tornei ATP ed entra stabilmente nello staff di Federer, affiancato poi nel 2010 da Paul Annacone e successivamente da Ivan Ljubicic.
STATI UNITI
Titoli: 32
Dieci anni di astinenza cominciano a essere decisamente troppi per gli standard americani. Gli Stati Uniti stanno aspettando ancora un campione da top 5 al mondo ma possono comunque puntare su una squadra solida che lo scorso anno era ad un passo dall’eliminare la Croazia, giunta poi in finale.
Difficilmente ci saranno variazioni rispetto allo scorso anno. John Isner e Jack Sock caricheranno i servizi nei singolari, prime alternative Sam Querrey, Steve Johnson o l’incompiuto Young, ma non è da escludere l’idea di lanciare i due giovani astri nascenti, Frances Tiafoe e Taylor Fritz.
Sul doppio a stelle e strisce si apre una grande incognita. I fratelli Bryan hanno annunciato che non giocheranno più la Davis. L’alternativa è abbinare un altro specialista come Ram a uno dei singolaristi, presumibilmente Sock, o di schierare due singolaristi.
Comunque si parla di una squadra dura da affrontare per chiunque, anche perché nella sua parte di tabellone molte avversarie – tranne forse l’Italia e, in parte, l’Argentina – privilegiano le superfici veloci, il che permetterebbe ai bombardieri Isner e Sock di esprimere il loro miglior gioco anche in trasferta.
CONVOCATI PER IL PRIMO TURNO: John Isner, Jack Sock, Sam Querrey, Steve Johnson
ALTRI: Donald Young, Taylor Fritz, Frances Tiafoe, Rajeev Ram
CAPITANO: Jim Courier
Nato il 17 Agosto del 1970, ha all’attivo 4 titoli del Grande Slam (2 Australian Open e 2 Roland Garros tra il 1991 e il 1993), 2 finali (US Open ’91 e Wimbledon ’93), numero 1 al mondo nel 1992 e 2 volte campione in Davis (’92 e ’95), è il capitano con la bacheca più ricca di titoli dello Slam tra quelli del Word Group (quello con più titoli in assoluto è Hewitt).
A Red Jim è stato affidato l’arduo compito di guidare la nazionale in un momento in cui non può disporre di giocatori nell’élite mondiale ma “solo” di ottimi giocatori. Persino il predecessore, Patrick McEnroe, pur privo della generazione dei Sampras, Agassi, Chang e dello stesso Courier, poteva contare su Roddick e Blake, oltre che su i Bryan, con cui ha vinto la Davis nel 2007.
Quello di adesso sembra il momento migliore della gestione Courier, dopo anni in cui doveva sperare quasi esclusivamente su Isner e sui fratelli Bryan. I progressi di Jack Sock gli mettono a disposizione un secondo singolarista più competitivo rispetto a Sam Querrey e ai mai esplosi Young e Harrison. Il 2016, visto poi dove è arrivata la Croazia, è stata decisamente un’occasione mancata, vedremo se sarà questo l’anno del ritorno degli Stati Uniti.
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