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Attacchi e volèe. Quando il box del tennista diventa una torcida (e provoca l’orticaria)

Non faremo il nome della tennista che ci ha suggerito l’idea per questo capitolo della rubrica. Diremo solo che è accaduto durante le WTA Finals di Singapore, quando durante una semifinale il suo box era talmente pacato e composto da essere stato brutalmente zittito dalla giocatrice stessa in un impeto di parossismo.

Avete indovinato? Bravi, stiamo parlando del clan di Dominika Cibulkova, colei che a fine 2016 è stata decretata la più sexy del Mondo (anche se, benché la notizia sia stata riportata in tutti i luoghi e in tutti i laghi, ignoriamo tuttora come e quando sia avvenuta tale investitura, ed è forte il sospetto che le morigerate foto in vacanza postate su Instagram dalla stessa slovacca possano aver influenzato tali giudizi, ancor più che il 5° posto nel ranking).

Ma non divaghiamo. Il box, si diceva. Ecco, il box della Cibulkova è l’esempio di quel clan composto da un mix di familiari e coach, in cui sarebbe più consigliabile che i parenti (il neo marito nello specifico) seguissero i match dalla player lounge. O in curva, a scelta. Lasciando il solo coach a sostenere il giocatore. Oltremodo esagitato e chiassoso, il signor Cibulkova scatta in piedi a qualunque reazione della consorte, sia esso un punto vincente, un errore avversario o la gara a chi urla più forte ‘pome’. Talmente sopra le righe e molesto, da dover essere ripreso addirittura da colei che dovrebbe ‘caricare’, non certo infastidire.

Un episodio che si è ripetuto proprio ieri a Buenos Aires, quando Diego Armando Maradona, un po’ troppo esaltato dalle gesta di Carlos Berlocq che, ricordiamolo, era sotto due set a zero. Lo stesso giocatore albiceleste ha poi dovuto calmare l’illustrissimo tifoso (“ad un certo punto gli ho chiesto di stare più calmo”, dirà il giocatore dopo la sconfitta con Seppi), da sempre in prima linea per la squadra di Davis argentina e costantemente scalmanato sugli spalti.

Ma di certo Dominika è in buona compagnia. Il fastidio per un angolo tennistico si è rinnovato anche ai recenti Australian Open con quel gran simpaticone di Bernard Tomic. Deve aver preso dal padre John, che già agli Us Open 2013 aveva trovato il modo di polemizzare con Daniel Evans, reputato troppo scarso per allenarsi col figlio. Peccato che il figlio avesse poi perso proprio contro il britannico. Due settimane fa i due si sono nuovamente ritrovati di fronte a Melbourne e Daniel si è nuovamente dovuto confrontare con il clan dell’australiano, definendolo “un gruppo di persone che si comportano da completi idioti”.

Sono poi per fortuna lontani, ma ben impressi nelle nostre menti, i momenti in cui la famiglia Djokovic al gran completo si schierava nel box ad ogni match di Nole. Il Nole non ancora numero 1 indiscusso, sposato e con prole. Ahinoi indimenticabili, stridenti ed ai limiti del fanatismo quelle magliette a comporre la scritta N-O-L-E che accompagnavano le esultanze scomposte e belluine nel corso della prima finale Slam vinta dal serbo, sempre agli Australian Open. Per fortuna, sua e soprattutto nostra, l’allegra famigliola è stata sostituita dai ben più misurati Vajida, l’advisor uscente Becker e (talvolta) la moglie Jelena. Becker misurato, pensate come eravamo messi.

Situazione più o meno simile anche per il nuovo numero 1 Andy Murray. Solo che qui l’esultanza a bocca spalancata dello scozzese pare coordinare l’analogo gesto di mamma Judy in tribuna. In questo caso però c’è Ivan Lendl a fare da contraltare con la sua monoespressione, sia Andy in procinto di vincere Wimbledon o di perdere malamente al primo turno del torneo di Busto Arsizio.

Di esempi poco edificanti ed idiosincrasici alla vista ce ne sarebbero ancora molti, ma vogliamo concludere l’excursus con un altro elemento che pare definitivamente archiviato: Yuri Sharapov, lontano dalle scene da ben prima che la figlia incappasse in quella brutta faccenda del Meldonium. La cattiveria e la ferocia tali con cui esultava alle vittorie della figlia sfioravano la perfidia. Indelebile (ed inqualificabile) rimarrà il suo gesto del taglio della gola al termine della semifinale degli Australian Open 2008 vinta dalla sua Maria (che nel frattempo si esibiva nel solito teatrino del saluto con giravolta ai quattro angoli degli spalti) contro Justine Henin, che non la prese benissimo.

Scusateci (ma nemmeno troppo) se abbiamo preso in esame solo il box dei “cattivi”, ma, come cantava Billy Joel, “preferisco ridere con i peccatori che piangere con i santi, i peccatori sono molto più divertenti. Solo i buoni muoiono giovani”.

Elisa Piva

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