Mai sottovalutare il “lato oscuro” di Djokovic

Sarà anche un piccolo "250" ma la vittoria di Djokovic rischia di costare cara ad Andy Murray, che ha disatteso la principale regola dei numeri 1: mai dare fiducia all'avversario.

“Mai sottovalutare il potere del lato oscuro della forza”, dicevano (un po’ tutti) in “Star Wars”. E come è sovente presentarsi Djokovic ogni volta che ha l’occasione di vestirsi a maschera? Si, da lui, da Darth Vader. Adesso, è vero, la partita, quella che conta, si giocherà a Melbourne, e la sfida andrà avanti per tutto l’anno, ma in molti probabilmente sottovalutano la vittoria di “RoboNole” contro Murray a Doha. Lo ha detto lo stesso Nole alla fine, che quello contro il numero uno non è stato un successo come tutti gli altri. “Avevo perso fiducia, e adesso l’ho ritrovata”, ha detto il numero due del mondo, ancora sultano in Qatar.  E dire che il serbo, di vittorie contro lo scozzese (seconda metà del 2016 a parte), diciamo che ci è ampiamente abituato.

Il punto è essenzialmente uno. Ci sono pochi dubbi che tra i due, al massimo delle loro possibilità, il migliore sia Djokovic. Lo dice la storia, lo dice un po’ tutto. Non tanto tennisticamente, perché Murray è comunque un fuoriclasse, ma a livello mentale quando la sfida arriva ad un certo punto, è Novak il più delle volte ad avere la meglio. Adesso, lo scorso anno, per una serie di fattori (alcuni conosciuti, altri meno) questo vantaggio Djokovic lo aveva perso. Murray, e lo ha dimostrato prima di tutto nelle Finals, aveva colmato questo gap. Quello freddo, determinato, risoluto nei momenti importanti, sembrava lo scozzese, un tipo sempre stato più “caldo” ed emotivo.

E quando il più forte è in difficoltà, lo devi abbattere. Il famoso “gli devi tenere la testa sott’acqua”, in modo tale da non farlo più riprendere. Ecco, la prima sfida dell’anno dopo un 2016 in quel modo, il primo scontro totale, doveva ribadire, per Murray, che il nuovo padrone era lui, senza se e senza ma. Così invece non è stato. Ora, è vero che a fine partita Muzza rideva, scherzava e sembrava non aver dato peso più di tanto alla sconfitta, ma Djokovic, indubbiamente, ne esce ringalluzzito, e non di poco.

Capiamoci, Doha è Doha e non è uno slam. Quindi ci sono tante di quelle attenuanti e variabili che non le stiamo nemmeno a dire, ma è pur vero che pronti via, e Djokovic ha già in bacheca il primo torneo. Un Nole lontano, lontanissimo da quella perfetta macchina a cui ci aveva abituato, ma intanto vince. Ha vinto. E ha vinto contro Murray.

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