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Due giorni di Australian Open. I rischi di Goffin, l’amore per Gavrilova

MELBOURNE. È finito il primo turno dell’Australian Open 2017. Ventinove teste di serie rimaste nel tabellone maschile, venticinque nel femminile. L’eliminazione più pesante è stata quella di Simona Halep, che ha rimediato appena 4 game contro Shelby Rogers a causa (anche) di un ginocchio che non la lascia in pace dallo scorso ottobre. Non è un bel segnale, soprattutto perché dal 2015 la rumena non è mai stata a posto: prima le paure per le minacce di morte, poi l’infiammazione del tendine d’achille, poi il problema al naso che rischiava di farle saltare almeno un mese e mezzo, infine il ginocchio. Dice di non volersi operare, ma se il problema è lo stesso presentatosi a Singapore, quando dopo la sconfitta contro Dominika Cibulkova zoppicò vistosamente all’uscita della sala stampa, vuol dire che in tutto questo tempo non ha potuto veramente allenarsi come avrebbe dovuto, per non parlare poi di tutto quello che vuol dire camminare 4 mesi circa su un ginocchio che non la smette di dar problemi. Tra l’altro, non è neppure piaciuto l’articolo pubblicato sul sito dell’Australian Open in cui si fa riferimento a tutto ciò con un solo termine: “scuse”.

Nel maschile, invece, per poco David Goffin, numero 11, non perdeva dal ragazzone di oltre 2 metri, quel Reilly Opelka nato nel 1997 e che fa semplicemente spavento. Capace di servire ad oltre 210 all’ora, alla prima palla incerta sul suo dritto muove la racchetta e parte il proiettile. Ha avuto diverse chance sul 4-3 al quinto, il belga si è salvato per il rotto della cuffia e da lì ha messo insieme 11 punti che gli sono valsi la vittoria. Chi però è andata ancora più vicina alla sconfitta è stata Lucie Safarova, che ha annullato ben 9 match point per prevalere su Yanina Wickmayer. Onore a lei, spesso ritenuta fragile a livello mentale, che stavolta ha messo insieme un bel risultato per provare a ridarle morale dopo le brutte esperienze di inizio anno.

Sono rientrati sia Roger Federer che Rafael Nadal e non avevamo il cosiddetto applausometro per capire chi dei due abbia ricevuto la maggiore ovazione, ma son valsi tutti i mesi d’attesa spesi da luglio in avanti. Ci volevano, entrambi. Tanto quanto il campione in carica Novak Djokovic, che oggi ha avuto vita relativamente facile contro Fernando Verdasco ed ora può respirare fino almeno al quarto turno, quando probabilmente frenerà l’ennesima primavera di Grigor Dimitrov.

Da annotare, nel femminile, l’approdo al secondo turno di Anna Blinkova. La russa, classe 1998, è la più giovane giocatrice in tabellone ad aver vinto il match d’esordio. Si definisce giocatrice aggressiva, eppure oggi nel terzo set contro Monica Niculescu rigiocava la palla senza troppa forza, cercando la continuità. L’abbiamo intervistata (e presto leggerete tutto) e riguardo alla fase decisiva del match ha detto: “Lo so, ma non puoi andare sempre all’attacco. Serve il momento in cui spingi, serve il momento in cui cerchi di tenere la palla in campo a tutti i costi, in cui ti dici di non sbagliare neppure se il tuo corpo è esausto e vorresti liberarti del punto”. In effetti oggi la situazione climatica era abbastanza difficile: i gradi erano 36, per alcuni 38, ed oltre al calore in certi momenti non c’era neppure aria ad alleviare quella sensazione di afa. Blinkova è stata in campo nelle ore più calde e la sua partita è stata tremenda da un punto di vista fisico. Avere quella lucidità ed intelligenza tattica non è banale, né da tutte. È un ottimo inizio, anche se ora avrà di fronte la straripante Karolina Pliskova ma che come lei stessa, poco soddisfatta, ha dichiarato, oggi era forse appena al 30-50% del potenziale.

Chi ha regalato altre risate e sorrisi sono state Naomi Osaka e Daria Gavrilova. La prima, con grande felicità dei (tantissimi) giapponesi ha finalmente preso confidenza con la difficile lingua “di appartenenza” dopo aver lavorato con un tutor per tutta la seconda metà del 2016, la seconda perché rientra a Melbourne dopo il quarto turno del 2016 e vince un match non banale contro Naomi Broady che dall’alto del suo metro e 90 ha avuto un’enorme aiuto dal servizio (17 ace) e per un set e mezzo aveva il controllo delle operazioni. L’ha vinta Gavrilova, alla fine, perché nel terzo set ha alzato il livello al servizio ed è diventata inscalfibile. “Ricordo quando lo scorso anno mi innervosii troppo contro Suarez Navarro e persi la partita. Stavolta invece mi sono contenuta ed ho cercato di pensare al match ed a tutto quello che è stato il mio percorso negli ultimi mesi: mi ero detta che dovevo farcela. Poi ho guardato il mio coach e le ho detto: “hai visto? Sono una persona matura ora”.

Gavrilova, ha instaurato un’incredibile legame tra lei ed i fan australiani, ancora più singolare se si pensa che per quanto da queste parti sembrino estremamente spensierati, non vedono mai di buon occhio chi prende la cittadinanza australiana. Ci si attendeva che con Gavrilova ci fosse un approccio simile, quantomeno freddo, all’inizio. Invece ancora una volta si è riproposta la situazione in cui si percepiva, nell’aria, quel legame elettrico che li univa. Lei voleva sentire la loro voce, loro volevano vederla lottare su ogni palla fino alla fine: “Non avrò mai un tennis esplosivo, un gioco che mi possa garantire punti facili, e soffrirò probabilmente tutte le partite, ma grazie a loro sento di poter far bene con chiunque”.

Per quello che riguarda gli italiani, sono partiti in 10 e dopo soli due giorni sono già rimasti in 4. Per una volta, poi, a soffrire maggiormente sono le donne. Brucia soprattutto il modo in cui Camila Giorgi ha buttato la partita. Siamo alle solite, riguardo al gioco aggressivo ed al voler anticipare i colpi in maniera esasperata, ma la partita contro Timea Bacsinszky oggi ha avuto veramente poco senso: non di rado succedeva anche che l’azzurra picchiasse forte ed al centro e la svizzera si ritrovasse le palline (letteralmente) nelle gambe, dovendo spostarsi il più in fretta possibile per evitare di essere colpita, perdere il punto e farsi male. Tra l’altro era già infortunata, perché come ci hanno avvertito dei giornalisti elvetici soffriva ancora del problema addominale rimediato prima di Shenzhen. Eppure Camila non è riuscita ad uscire da una idea di gioco che era, talvolta, veramente eccessiva. Bacsinszky, per cercare di rimediare a questa aggressione continua, si attaccava ai teloni. C’è stato uno scambio simbolo di tutto ciò: 6-5 Bacinszky nel terzo set, 15-30 con Giorgi al servizio. La svizzera ha indietreggiato fino a sparire dallo schermo, Giorgi dall’altra parte della rete spingeva a tutta forza e la palla le tornava sempre indietro, ma non si vedeva chi fosse a colpirla, né come. Peccato davvero.

Diego Barbiani

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