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Dimitrov: “Non importa chi incontrerò in semifinale. Sarà comunque una battaglia”

Hai pensato fosse già chiaro l’andamento del match dopo i primi 4 games?
No, assolutamente no. Sapevo che David avrebbe combattuto fino alla fine. Penso che i primi quattro, cinque giochi siano stati molto tirati da ambo le parti. Cercavo di trovare il giusto ritmo. Le condizioni erano un po’ difficili oggi; era ventoso da una parte e quindi dovevi trovare il tuo modo di colpire in campo come pure di lanciare la pallina durante il servizio. C’erano giusto alcuni dettagli che sentivo di dover fissare in maniera migliore. Dopo il primo set mi sono sentito sicuramente più a mio agio e ho sentito che avevo il controllo del match.

Hai avuto un calo a metà dell’anno scorso. Ora stai giocando incredibilmente bene. C’è un punto che puoi guardare come quello di svolta in questo miglioramento?
No, non penso. Non penso ci sia stato un momento particolare in cui mi sono detto “Oh, ora inizierò a giocare bene di nuovo”. Credo semplicemente di aver continuato a fare le cose che stavo facendo, in cui credevo. Ma devo ringraziare molto il mio team, specialmente il mio coach, il mio preparatore atletico e tutti quelli che ci sono stati per me nei periodi difficili. Abbiamo continuato a lavorare e a fare la cosa giusta. Non voglio dimenticare la mia famiglia. Queste due parti sono state straordinarie. Non mi hanno mai fatto sentire come se stessi facendo qualcosa di sbagliato; sentivo solo di non star giocando bene. Ma con le persone giuste le cose hanno iniziato a girare lentamente bene per me. Ora penso di essere nel posto giusto.

Hai rammarichi riguardo alle 7 sconfitte su 8 partite con Nadal, ma hai battuto 3 volte su 4 Raonic? È una facile scommessa il fatto che tu preferisca uno all’altro?
Non c’è una scommessa facile qui. Non mi interessa realmente con chi giocherò. Per vincere uno Slam non ci sono scorciatoie. Se ci pensi, quando hai mai visto una semifinale facile o qualcosa di simile? Devi lavorare per questo. Con chiunque giocherò dovrò lottare ed essere pronto.

Hai detto che ora è semplice per te stare in campo. Quali sono le cose che ti complicavano il gioco e che sei riuscito a bloccare?
Penso di avere priorità più immediate ora. So cosa voglio da me stesso appena inizio un torneo. So perché lavoro. Penso anche di avere un’ottima programmazione, sapere cosa farò di settimana in settimana. Sai, vinci un match e poi qual è il prossimo passo? Che sia il recupero o cosa mangiare sono cose su cui porre attenzione. Penso che mi aiuti il semplificare le cose attorno a me.

La strada tra giovani ed il diventare top sembra essere lungo al momento. Sono passati quasi 10 anni da quando eri un top junior. Cosa hai imparato in questo tempo per diventare un top regolare?
Prima di tutto il tennis è cambiato molto. La prima volta che ho giocato una partita da professionista è stato contro Berdych a 17 anni a Rotterdam mi pare. L’ho battuto quella volta e poi ho dovuto giocare contro Rafa al secondo turno. Lui veniva da una vittoria in quell torneo e siamo andati al terzo set. Avevo questa sorta di pensieri come “Wow, sono qui. Ero vicino a chiudere”. Poi mi sono volute altri due anni per raggiungere I top 100 e tutto il resto. È solo che ci sono molte cose diverse ora rispetto a quel periodo. Spero di aver dato un esempio.  Ma vedo i giovani oggi che hanno già enormi vantaggi. Hanno le giuste persone in termini di team. Alcuni arrivano con gli psicologi, fisioterapisti, preparatory atletici e quant’altro. Personalmente non mi sono potuto permettere tutto ciò fino ai 23 anni, forse 24. Non puoi semplicemente fare paragoni tra il mio mondo e questo. Il tennis è cambiato parecchio ma di certo vedremo un sacco di giovani quest’anno, se non il prossimo, fare davvero buone cose.

Francesca Padoin

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