M. Lucic Baroni b. [5] K. Pliskova 6-4 3-6 6-4 (da Melbourne, Diego Barbiani)
18 anni dopo il torneo di Wimbledon del 1999, Mirjana Lucic Baroni torna in una semifinale Slam. L’impresa è giunta dopo circa due ore di match contro una delle grandi favorite dell’Australian Open, Karolina Plsikova, numero 5 del seeding.
Incredibile anche come si è arrivati all’epilogo, con una serie di 9 punti consecutivi dal 3-4 in favore di Pliskova nell’ultimo set fino al 5-4 15-0 per l croata, con quest ultima che aveva chiesto un medical time out, effettuato poi fuori negli spogliatoi durante quel cambio campo.
C’è gioia, incredulità e ci sono anche tante lacrime nel momento in cui si è inginocchiata sul cemento della Rod Laver Arena, subito dopo l’ultimo punto. “Non ci credo, sono in stato di shock ora” son state le sue prime parole pronunciate a Rennae Stubbs, prima di scoppiare nuovamente a piangere. Tutte le difficoltà di una vita, impossibili da cancellare, sembrano ora così lontane: “Questo risultato ha reso la mia vita più felice”.
Un match molto rapido, che per caratteristiche tecniche delle 2 non poteva prevedere grandi scambi. Si erano affrontate già 5 volte, con la ceca avanti 3-2, ma mai in un torneo Slam. È stata una sfida altalenante, con la ceca che nel primo parziale conduceva per 3-1 e sembrava avere il controllo del match prima di subire il rientro della croata.
La ceca, che normalmente non lascia trasparire tante sensazioni, oggi è parsa molto nervosa. Lasciava andare la racchetta, si lamentava, si copriva il volto, e sul 5-4 Lucic Baroni ha giocato un brutto game di servizio con tanto di break a 0 e perdita del set. La croata, da quella situazione di ritardo, era diventata la miglior giocatrice in campo, capace di mettere a segno vincenti a ripetizione a dispetto di un’avversaria non brillante.
Sotto 1-2 nell seconda frazione ha chiesto l’intervento del fisioterapista per un problema al piede. Lucic Baroni non ha più avuto lo stesso timing di prima sulla palla, gli errori sono aumentati e le fasi di gioco non erano più belle come prima. Tanti break, un po’ il filo conduttore di tutto il match, contrassegnati anche da tanti errori da ambo i lati. Il game decisivo qui è avvenuto sul 4-3 Pliskova, quando la ceca ha saputo tenere il servizio e prendere un po’ di respiro dalla pressione avversaria.
Vinto il parziale, ha però fallito in pieno l’approccio al set decisivo. Era abbastanza ferma sulle gambe, qualche bel colpo in fase difensiva ma rimaneva ferma nel momento in cui Lucic Baroni accellerava. Sul 3-1 per la croata ha avuto un bel moto d’orgoglio costruendosi il controbreak grazie ad una serie di intuizioni vincenti tra cui una risposta in allungo di dritto per lo 0-40. Sul 4-3 in suo favore, il nuovo ribaltamento di fronte: Lucic Baroni, con la gamba sinistra quasi interamente fasciata, ha cominciato a toccarsi la parte esterna della gamba fasciata. Immediata la richiesta del fisioterapista, poi l’annuncio del medical time out e l’uscita dal campo. Al rientro, ha tenuto con 3 ace il proprio turno di battuta e grazie anche a 3 ottime risposte ha trovato il nuovo break che l’ha portata poi a servire e chiudere il match.
Bello vedere come anche tutto il team di Pliskova sia rimasto nel proprio angolo durante l’intervista della croata, applaudendo (David Kotyza in primis) al termine di ogni risposta che Mirjana ha dato in una intervista che ha fatto scendere la lacrima a tutti. “Spero di recuperare per domani” ha detto. Già, perché il suo cammino qui non è ancora finito e se il tabellone segue la sua logica potrebbe anche incrociare la racchetta con Serena Williams. Questo Australian Open, però, la logica l’ha messa da parte ormai da tempo.
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