Un’altra stagione di tennis è alle porte. Ma questa volta ai nastri di partenza non ci sarà Ana Ivanovic. Da oggi la WTA sarà orfana, malgrado gli alti (pochi) e i bassi (tanti), di un’icona del tennis femminile nell’ultimo decennio.
Perché nonostante tutto la serba ha sempre avuto un gran seguito di fan, a cui ha regalato gioie e dolori dal 2006 ad oggi. Una che, anche nelle stagioni più disastrose, assicurava agli organizzatori un bel numero di spettatori sugli spalti e per questo veniva piazzata nei campi principali, a discapito di giocatrici senz’altro più in forma ma di non altrettanto appeal. Basti pensare che sui social network è la terza tennista più seguita dopo Maria Sharapova e Serena Williams.
Non c’è dubbio che la Ivanovic abbia dato tanto al tennis e a tutti quelli che ci gravitano attorno, in campo e fuori. Ha dato tanto alla stampa, prima con la favola di una ragazzina scampata dalla guerra e divenuta campionessa, poi con i mille problemi fisici e psicologici che ne hanno costellato la carriera, vissuta costantemente a bordo delle montagne russe.
Ha dato tanto ai fotografi. Quelli sportivi, contenti di poter immortalare una tennista grintosa, che non si è mai risparmiata nel mostrare le sue emozioni in campo (pure troppo, ma più di un photoreporter era ben felice di poter fotografare un soggetto così sanguigno) ed ha sempre mostrato il sorriso più dolce anche dopo i più amari ko; quelli di moda, perché non si può certo nascondere che l’avvenenza della serba abbiano giocato un ruolo fondamentale nella crescita costante di sponsor e ammiratori.
Già, gli ammiratori, i fan, a cui ha regalato veramente una girandola infinita di emozioni. A loro va dedicato un capitolo a parte perché non deve essere stata facile la vita per i supporter di Ana. Anch’essi a bordo del moto perpetuo del rollercoaster Ivanovic: sovente i suoi match erano l’emblema della sua carriera, un saliscendi continuo. Partite dominate e poi perse per un nonnulla, un refolo di vento che in un attimo spazzava via ogni sua certezza. Pensate alla sofferenza di quei poveri tifosi: passare dall’esaltazione di set perfetti, di dritti poderosi e pioggia di vincenti, alla disperazione di match gettati alle ortiche, alla sofferenza per quelle lotte furibonde, in un susseguirsi di errori-vincenti-ajde-lanci di palla sbilenchi-palle break-errori e sconfitte al fotofinish.
I fan di Ana Ivanovic erano stati illusi dal 2006 al 2008, sicuri di aver trovato una campionessa devastante, una potenziale dominatrice, un futuro certo illuminato anche dal rivalità da sogno con Maria Sharapova. Invece niente, dopo il numero 1 e la vittoria del Roland Garros, è iniziata l’escalation del “mai una gioia”. Non che i risultati più significativi fossero arrivati con passeggiate di salute, anzi, c’erano stati alcuni snervanti, drammatici match (vedi semifinale agli Australian Open 2008 contro Daniela Hantuchova e semifinale a Parigi contro Jelena Jankovic), ma almeno, ad inizio carriera, li portava a casa. E il tifoso, seppur dopo 3-4 colpi apoplettici, poteva esultare.
Da quel fatidico Roland Garros in poi ci sono stati però anni bui, infortuni taciuti, tanti, troppi match regalati anche ad avversarie di quarta fascia e qualche raro squillo che, inevitabilemene riaccendeva l’illusoria fiammella della speranza (quella, si sa, è sempre l’ultima a morire) di poter tornare in alto. Ana ha vissuto una costante lotta interiore tra la voglia di riemergere e la paura di vincere, e i suoi tifosi hanno sofferto con lei. Il canto del cigno, nel 2014, partito con la vittoria su Serena Williams in Australia e concluso nella top ten. Nel 2015 l’ennesima speranza infranta, quell’ultimo casuale acuto nel 2015 con la semifinale al Roland Garros, il torneo che l’ha lanciata, l’ha incoronata regina ed ha regalato a lei e a tutti i suoi sostenitori le ultime grida di giubilo.
L’ultimo anno e mezzo è stato mortificante ed ha lasciato in tutti i tifosi un senso di scoramento, tanto che anche i più irriducibili si auspicavano il ritiro della propria beniamina, per evitarle (ed evitarsi) ulteriori inutili sofferenze. Sappiamo che Ana vi mancherà. Ma pensate alle vostre coronarie, ne saranno sollevate e dureranno più a lungo.
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