Fabio Fognini ha un nuovo coach: si tratta dell’argentino Franco Davin e non è più una notizia. Il tennista italiano lo ha reso noto con un tweet lo scorso lunedì, dandogli il benvenuto a Miami. Ma chi è Franco Davin?
L’ex tennista argentino (best ranking: numero 30 ATP) è stato legato professionalmente per anni a Juan Martin del Potro, prendendolo sotto la sua guida sin dagli esordi e divenendo per lui una figura imprescindibile. Il suo mentore. Sono arrivati da questa collaborazione i risultati migliori della carriera di Delpo: difficile dimenticare quando nel 2009 il giovanissimo Del Potro, appena 20enne, rovinò la festa a nientemeno che Roger Federer (allora numero 1 del mondo) sul cemento degli US Open, alzando il trofeo che lo svizzero aveva già stretto per cinque anni consecutivi.
È vero che Del Potro ha sempre mostrato una particolare abilità nel controllo delle proprie emozioni durante i match, ma la mano di Davin è visibile proprio grazie alla sicurezza che è riuscito a trasmettere al suo allievo. Non tutti sono in grado di ribaltare un match sotto di due set a uno, in finale contro Roger Federer, dopo aver chiuso il terzo set con un doppio fallo.
Franco Davin ha preso posto nel box di Del Potro fino al settembre 2015, mese in cui lo stesso tennista ha annunciato la fine del rapporto professionale. Questo addio è stato complicato da giustificare, ma voci sempre più insistenti hanno attribuito le ragioni ad una possibile impazienza del coach. Del Potro stava attraversando un brutto periodo che non sembrava potere aver fine, a causa di un infortunio al polso che lo tormentava dal 2014. Il tennista di Tandil, riconoscente al suo mentore per tutto il lavoro svolto negli anni, avrebbe quindi permesso a Davin di allontanarsi, per concedergli di occuparsi di un tennista non infortunato. Un’ipotesi che non pare poi così campata in aria, data la buona indole di Delpo.
L’interruzione del rapporto con l’argentino segna per Davin l’inizio di una nuova avventura, quella con il bulgaro Grigor Dimitrov. Il tennista di Haskovo stava cercando un coach che potesse aiutarlo a scrollarsi definitivamente di dosso l’appellativo di Baby-Fed e aveva visto in Davin l’uomo giusto. Le cose non vanno, per usare un eufemismo, nel migliore dei modi. Dimitrov, dotato di gran talento, non ha la stessa grinta e determinazione del tennista di Tandil, né tantomeno la sua etica del lavoro. I risultati evidenziano i problemi nel conciliare due personalità così differenti.
Il bulgaro non alza nessun trofeo nel 2016, pur raggiungendo due finali, che perde entrambe facendosi rimontare un set di vantaggio.
È probabilmente la finale persa malamente ad Istanbul contro il modesto Diego Schwartzman che pone ufficiosamente fine alla loro collaborazione, durata solo 9 mesi.
Il coach argentino si è preso una pausa fino all’epilogo della stagione, ma ora sembra pronto a ripartire. Il suo assistito è questa volta Fabio Fognini, un altro che dal punto di vista della tenuta mentale, proprio non eccelle. L’ultimo anno di Fognini non è stato certo da ricordare: ha vinto un titolo ad Umago, sì, ma ha chiuso l’anno al numero 49, il peggior risultato dal 2010. Negli Slam Fabio ha vinto appena due partite, mentre nei 1000 se possibile, è andato ancora peggio con appena tre vittorie e sette sconfitte. Il miglior risultato, oltre ad Umago, è stata la finale a San Pietroburgo, persa contro Pablo Carreno Busta. C’è molto lavoro fare e ne è consapevole Franco Davin, che sa che dovrà lavorare duramente per mitigare i bollenti spiriti del tennista ligure.
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