Davis Cup

Coppa Davis: Cilic e Dodig trascinano la Croazia, Argentina indietro 1-2 dopo il doppio

La Croazia si aggiudica il doppio spartiacque della finale di Coppa Davis superando l’Argentina. Domani Marin Cilic, in campo contro Juan Martin del Potro, avrà la chance di consegnare la seconda Davis alla sua nazionale dopo quella del 2005.

M. Cilic/I. Dodig b. J. M. del Potro/L. Mayer 7-6(2) 7-6(4) 6-3 (di Diego Barbiani)

Marin Cilic ed Ivan Dodig chiudono un trittico importantissimo di vittorie in Coppa Davis in questa stagione con il 7-6(2) 7-6(4) 6-3 con cui superano Juan Martin del Potro e Leonardo Mayer. La Croazia conduce 2-1 nella finale del campionato per mondo a squadre e domani, con Cilic in campo già nella prima partita, ha la grande chance di chiudere i conti. Questo successo, dovesse arrivare, passerà tutto da Medjugorje. Nella famosa meta di pellegrinaggio spirituale hanno i loro natali proprio Cilic e Dodig, che in questo 2016 hanno preso per mano la nazionale di Zeljko Kranjar e trascinata ogni oltre aspettativa.

Era forse difficile pensare di ritrovarli qui, oggi, a giocare e vincere un punto storicamente molto importante nella Davis come il doppio. Non tanto per le qualità dei due e soprattutto di Dodig, l’unico vero doppista in campo, ma perché per arrivarci hanno superato sia nei quarti che nelle semifinali due formazioni favorite e con una coppia di doppio potenzialmente più forte. A luglio ci fu il miracolo contro i gemelli Bryan, in trasferta, nell’incontro che diede il via alla rimonta croata da 0-2 sotto. A settembre, invece, la vittoria in 4 set contro una delle coppie più forti della stagione, gli allora n.1 del mondo Nicholas Mahut e Pierre Hugues Herbert.

Senza un secondo singolarista come punto fermo (BornaCoric fuori per infortunio), Cilic ha sempre trovato nel suo grande amico Dodig una spalla di primissimo livello ed in Coppa Davis, alla lunga, risulta più determinante il doppista rispetto al secondo singolarista, perché ormai dei top team sono pochi quelli che possono vantare questo privilegio.

Non fa parte di questo gruppo l’Argentina, che esce un po’ scornata da un incontro dove era partita anche bene, ma nessuno dei suoi interpreti è riuscito a fare la vera differenza. Del Potro un po’ spento e troppe volte falloso col dritto in punti chiave, Mayer invece che dava sempre l’impressione di non essere mai troppo affidabile, soprattutto quando la palla da colpire scottava e tanto.

Così, se per gran parte del primo set è stato lui a tenere l’Argentina in parità, nel tie-break è crollato regalando due punti consecutivi con due voleè che dal 3-1 Croazia potevano anche rimettere in bilico una fase cominciata con due minibreak in favore dei padroni di casa.

Il calo di rendimento è poi proseguito all’inizio della seconda frazione, quando ancora Mayer risultava molto più incerto a rete. Il break subito sull’1-1 è stato poi recuperato sul 3-4 a causa del pasticcio della coppia croata dopo aver sciupato la chance per il 5-3. Il secondo tie-break, alla fine, è stata la soluzione più giusta per una sfida che non stava entusiasmando a livello di gioco, ma che viveva su un equilibrio dato anche dall’enorme posta in palio. Sette minibreak totali su undici punti hanno testimoniato ancor di più questa sensazione, con Cilic molto bravo a spingere in lungolinea sul 4-4 e pizzicare Mayer impreparato. Di fatto, quello è stato il punto che ha direzionato il set, il match e gran parte dell’intera finale.

Nel terzo parziale il break decisivo è arrivato sul 3-2, con i croati che hanno poi chiuso i conti senza troppi patemi e si preparano all’ultima giornata forti di un prezioso vantaggio. E fa sorridere, forse, che i due principali protagonisti siano nati a Medjugorje, in Bosnia. Dodig, dal 2002 al 2006, ha giocato in Coppa Davis proprio per la sua nazione di nascita. Il perché del loro trasferimento? Lo ha rivelato Damir Dzumhur quest anno a Miami, durante il torneo ATP Master 1000, quando con molta franchezza ha detto che i mezzi di cui disponeva la Croazia erano molto superiori a quelli di uno stato come la Bosnia, privo di tradizione tennistica e di attrezzature per crescere un potenziale campione. Ora la Croazia gongola e sogna di rivivere quei momenti che la portarono per la prima volta sul tetto del mondo ormai undici anni fa. Per gli argentini, invece, lo spettro della quinta sconfitta in altrettante finali giocate si avvicina sempre più.

 

Diego Barbiani

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