TENNIS – Allo scozzese mancava battere Djokovic per legittimare il suo primato. La partita di Londra ha chiarito che in questo momento nessuno è in grado di fermare lo scozzese, neanche la stanchezza
L’Era di Andy Murray comincia qui. Abitava da due settimane ormai nell’appartamento più comodo del tennis, ma non l’aveva ancora detto al vecchio inquilino, Novak Djokovic. Lo ha fatto ieri, persino in malo modo. Lo ha costretto a sloggiare, nemmeno gli ha dato il tempo di fare il trasloco. Le ultime cose gliel’ha tirate giù dalla finestra, neanche fossero servizi vincenti. Dal maggio francese al novembre un po’ rigido dell’O2 Arena, Andy ha risucchiato punti e concretezza all’amico nemico, ha approfittato del suo smarrimento, gli ha fatto sentire la sua presenza, sempre più prossima, sempre più incalzante. Gli ha persino cambiato i connotati: era la Mente Suprema del tennis, RoboNole, ieri aveva dimenticato tutte le migliori battute del copione. Scena muta, almeno per un set e mezzo. A Parigi Nole salutava il suo Career Grand Slam. A Londra ha salutato da lontano l’amico in fuga.
Chissà dove lo porterà la nuova Era, al ragazzo di Dunblane che sa di nobile arte molto più di quanto sappia della storia del tennis. È un suo vezzo disquisire di ring e cazzotti. Ma è un vezzo rivelatore. Lui, Andy, è uno che accetta di esporre il fianco alla tormenta dei ganci, uno che se lo stordisci con un uppercut è capace di rialzarsi come se nulla fosse. E dite, non è accaduto lo stesso anche questa volta? Djokovic è giunto in finale felicemente slalomeggiando fra gli avversari, Murray dopo tre ore e trentotto minuti di semifinale contro Raonic, e tre ore e venti minuti di battaglia due giorni prima con Nishikori. Ma gli è bastato il tempo di scuotersi, di sbrinarsi i neuroni adibiti al tennis, e via, ha preso il comando delle operazioni spingendo Djokovic in un confuso stato di costernata prostrazione che lo ha indotto prima a combinare orrori tecnici (si ricordano uno smash sotto rete sparato in direzione delle bianche scogliere di Dover e una volée con la quale ha tentato di sradicare la rete), poi al silenzio assenso.
Era dal 2003 di Roddick che il tennis non aveva un comandante esterno alla sacra trimurti rappresentata da Federer, Nadal e Djokovic. Sarà un bel Natale per mamma Judy. Ha due figli in vetta al tennis, Andy in singolo e Jamie in doppio. E la casa di Dunblane rivestirà il ruolo di Club House del tennis mondiale. Con la stella cometa sopra il camino.
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