TENNIS – Dal nostro inviato a Singapore Diego Barbiani
Con una prova a per lunghi tratti impeccabile, Angelique Kerber infila il quarto successo di fila nelle WTA Finals ed approda in finale, dove affronterà Dominika Cibulkova.
6-2 6-1 è il punteggio con cui la tedesca si è sbarazzata in maniera anche abbastanza rapida di Agnieszka Radwanska. Tante difficoltà per la polacca nel trovare soluzioni a quello che è un gioco sempre più efficace della n.1 del mondo. Dodici mesi fa ci avrebbero presi per autentici visionari, forse anche peggio, se avessimo usato certe espressioni verso la tedesca, uscita scornata dalle Finals, mai in grado in 4 anni di conquistare più di un succseso. Storia già vista nei Major, dove la tennista di Brema non aveva mai raggiunto più che 3 semifinali in tutta la carriera ed in soli 12 mesi ha fatto ben 3 finali vincendo 2 titoli. Poi l’argento olimpico. Ora, la prima finale da n.1 del mondo ufficiale, visto che a New York giocò (e vinse) contro Karolina Pliskova quando ancora il computer la segnava al n.2.
Poco importa, alla fine. Quello che veramente risalta, una volta di più e contro un’avversaria che le ha spesso creato noie (Radwanska era avanti 6-5 nei precedenti), è una condizione fisica, mentale, una sensazione di totale controllo in ogni singolo frammento dell’incontro. Persino nel secondo set, quando Radwanska aveva ripreso l’iniziale break di ritardo, cosa che in altri tempi portava ad un momento di “down”, cioè di calo di concentrazione e ritmo della tedesca, oggi è stato subito ammortizzato al meglio. La polacca cercava di rendersi propositiva, di darsi una chance e di mettere finalmente la testa avanti dopo un set e poco più in cui aveva capito ben poco.
12 vincenti della tedesca nel primo set (ennesima dimostrazione che ormai non è più una giocatrice unicamente difensiva), pochi meno nel secondo dove spicca soprattutto un lob in allungo di rovescio che ha fatto saltare dala sedia alcuni giornalisti presenti nella mensa dello stadio. Punto dopo punto, manovra dopo manovra. Quello che traspare è che può commettere ancora errori banali, come il primo nel terzo game del secondo set quando sulla palla corta non precisa di Radwanska ha tirato appena sotto al nastro un comodo rovescio, ma analizzata la sua prova dall’inizio alla fine si trova una costanza enorme.
Nella prima giornata di questo Master si affrontarono proprio Kerber e Cibulkova. Fu l’unica circostanza nel torneo in cui la tedesca perse un set. Rischiò tanto anche nel primo, un parziale di più di un’ora e senza un attimo di respiro. Si decise tutto in pochissimi punti, ma quella prestazione mise subito in mostra come Kerber non era la stessa di Hong Kong, né quella opaca di Pechino: per vincere un punto la slovacca doveva spingere a ripetizione, 4-5-6 volte per aprirsi lo spazio. Domani il match potrebbe andare su questa falsariga, anche se per Kerber la condizione è andata in crescendo proprio da quell’incontro così sofferto. Già contro Madison Keys aveva messo in mostra un ottimo tennis, oggi si è forse superata. Vincere qui vorrebbe dire trovare la ciliegina sulla torta di una stagione che mai, neppure i suoi fan più arditi, avrebbero potuto immaginare.
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