TENNIS – Dal nostro inviato a Singapore Diego Barbiani
La prima frase che Dominika Cibulkova ha usato nella conferenza stampa di ieri per raccontare il successo su Simona Halep è questa: “Questo è veramente, veramente importante per me.
Davvero, davvero molto importante. Mi sento rinascere. Sono davvero, davvero felice per la vittoria, per come ho giocato e per come ho saputo mantenere la pressione”. La slovacca era un fiume in piena di sorrisi e gioia, ed ancora non sapeva se avrebbe potuto accedere alle semifinali perché avrebbe dovuto attendere ed incrociare le dita nella speranza, poi divenuta realtà, che Angelique Kerber battesse Madison Keys in 2 set. Però lei era già più che contenta così, tornata in pace con se stessa e le sue aspettative dopo un inizio di Master complicatissimo.
Bisogna tornare al giorno del sorteggio: lei fu l’unica, praticamente, a dire le cose con onestà al di là dei luoghi comuni come “in questo torneo non hai avversarie preferite perché sono tutte forti”. Ora, non che la slovacca abbia preferenze assolute, però se le prime parole che ha detto a proposito del gruppo rosso sono state “è un girone per me durissimo”, un minimo bisognava analizzare il perché.
– Angelique Kerber, battuta 4 volte nei primi 4 incontri, l’ultimo nel 2013, da cui poi ha perso i successivi 4 prima dell’ultimo giocatosi alle WTA Finals.
– Simona Halep, l’unica con cui era avanti nei precedenti, ma dei 5 incontri disputati 3 risalivano a quando la rumena ancora non era diventata cliente fissa tra le prime 5 al mondo, in più il gioco di una Halep in buona/buonissima condizione fisica le può creare tanti problemi perché anticipa i colpi e taglia il campo coi suoi lungolinea, portando l’inerzia del punto dalla sua parte. Oppure nelle fasi difensive, capace di coprire tutto il campo.
– Madison Keys, giocatrice che fa parte del piccolo gruppetto di 3 giocatrici in attività (le altre sono Serena Williams e Samantha Stosur) mai battute dalla slovacca considerando almeno 4 incontri.
Dall’altra parte c’erano:
– Agnieszka Radwanksa, affrontata 4 volte in stagione e battuta in 3 casi. Tutte sfide al cardiopalma, intense, ricche di colpi di scena e momenti entusiasmanti. Cibulkova ebbe match point anche ad indian Wells, nello scontro perso 7-5 al terzo. Poi vinse a Madrid (6-3 al terzo), Eastbourne (6-3 al terzo) e Wimbledoon (9-7 al terzo).
– Karolina Pliskova, sempre battuta, sempre in 2 set.
– Garbine Muguruza, contro cui ha perso a Miami, ma arrivò a 2 punti dal match in uno dei pochi tornei che la spagnola giocò veramente bene in stagione, non riuscendo a fare molta strada perché si trovò davanti, ai quarti, una super Victoria Azarenka. Ora però le condizioni delle 2 paiono all’opposto.
La quantità di energie e speranze che Cibulkova aveva investito nelle ultime settimane per essere qui, tra le migliori 8 della stagione, erano enormi. Lo stesso si può dire per chiunque delle giocatric presenti, ma quando parliamo della slovacca facciamo riferimento ad una giocatrice che, come più volte sottolienato, investe una quantità di energia in ogni match che lascia ancora oggi impressionati. Alcune si rifiutano di mostrare qualsivoglia emozioni, altre che cercano perlopiù di non perdere la concentrazione. Lei esaspera ogni momento, spesso col rischio di risultare scorretta, ma l’impressione reale è che una volta trovata la carica e la concentrazione per affrontare una partita entri in una bolla e non pensi altro al suo obiettivo finale: una vittoria.
Detto questo, però, le prime 2 sconfitte l’avevano messa sotto un treno. Contro la n.1 del mondo era stata una gran partita, giocata ad alto livello da entrambe. Raramente si è visto una Cibulkova così dentro la partita e non si parla delle urla di esultanza tra un punto e l’altro, ma di come interpretava la partita con la tedesca, super concentrata e pienamente a suo agio nella consapevolezza di dover attaccare almeno 5-6 volte più del normale per vincere un punto. Ed al termine di uno di questi, sul 5-5 15-15, ha concluso all’ottavo dritto dello scambio alzando il pugno destro in segno di esultanza quasi gladiatoria.
Non bastò, ma fu l’unica del suo raggruppamento a togliere un set a Kerber. Quel parziale, poi, si rivelerà decisivo. La partita contro Keys non è stata neppure giocata causa la troppa forza della statunitensse. I 6 vincenti e 10 gratuiti in tutto il match dicono proprio che non c’è stato neppure il modo, per lei, di entrare in partita. In conferenza stampa era piatta, visibilmente demoralizzata, già certa di essere eliminata. Alla domanda che le ha fatto capire di avere ancora una chance è rinata. E non è solo un’espressione metaforica, ma rappresentava proprio un cambiamento totale dell’aspetto, del tono di voce e della maniera confusa di guardarsi intorno, cercare con lo sguardo la mediatrice WTA per chiederle informazioni, se fosse vero o meno. Nel giro di 3 secondi il suo mondo era cambiato, e forse è proprio lì che è nata la sua carica messa poi in campo ieri contro Halep, in un match che doveva vincere in 2 set e nelle fasi finali ha regalato momenti bellissimi, con entrambe che volevano quel parziale perché da lì, molto probabilmente, sarebbe passato il destino del loro torneo.
Immaginare che Keys potesse avere la meglio su Kerber non era tanto facile. Hanno giocato contro 6 volte (7 con ieri) e la tedesca ha perso solo nella finale di Eastbourne 2014 e nei match vinti aveva perso solo un set, a Charleston 2015. Quest anno si erano già affrontate a Miami ed alle Olimpiadi e la n.1 del mondo in entrambi i casi si era imposta abbastanza comodamente in 2 set. L’unica vera pecca della statunitense, che a 21 anni è alla sua prima stagione completa ad altissimo livello e che chiuderà la settimana (l’annata) alla peggio al n.7, è il non aver ancora chiaro come fronteggiare le contrattaccanti o le giocatrici molto solide. Prendiamo le atlete con queste caratteristiche nelle prime 20: Kerber, Radwanska, Halep, Wozniacki, Suarez Navarro. Con la prima, dicevamo, il confronto è di 1-6, con la polacca è 1-5, con la rumena è 1-5, con la danese è 0-1. Con la spagnola il discorso cambia, visto che è avanti 3-0, ma ha sempre avuto bisogno di affermazioni in 3 piuttosto combattuti.
Kerber ha invece completato, se possibile, l’ultimo test a cui è stata messa alla prova. Una sorta di ennesima prova di maturità dopo quanto accaduto qui nel 2015, nonostante va detto che un anno fa qui lottava per un posto per qualificarsi mentre ieri è già scesa in campo col il pass per le semifinali. A quel punto però poteva benissimo abbassare la concentrazione e farsi rimontare, complicandosi così il cammino dovendo affrontare poi Svetlana Kuznetsova, che in questo momento non è esattamente l’avversaria migliore da trovare, avendo oltretutto la possibilità di scegliere il proprio destino.
Prova di forza per lei, qualificazione rocambolesca ma meritata per Cibulkova. Per quello che si è visto in stagione, 2 delle migliori protagoniste del circuito, che insieme totalizzano 11 finali e 6 titoli, sono tra le migliori 4 delle WTA Finals. Con Kuznetsova già certa del pass, ne è rimasta solo una: Karolina Pliskova o Agnieszka Rawdanska.
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