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ATP – Il fascino dell’estremo oriente risolleverà Djokovic?

TENNIS – Di Evaristo Desia

Dopo che il torneo di Metz, vinto da Lucas Pouille su un Dominic Thiem tra lo scriteriato e lo sfinito, ha momentaneamente chiuso la stagione europea – ci si rivedrà tra tre settimane a Stoccolma e Anversa – per l’ATP è il momento del famigerato “slot asiatico”.

Il circo del tennis infatti si sposterà armi e bagagli in estremo oriente, dove si giocheranno cinque tornei, quattro in Cina (si comincia oggi a Shenzhen e a Chengdu, si prosegue la settimana prossima a Pechino e si chiude con il prestigioso “1000” di Shanghai) e uno in Giappone, la settimana prossima a Tokyo. Sarà un crescendo: prima un paio di “250” la settimana prossima i due “500” e quindi Shaghai.

In genere questa parte di stagione è servita per giocarsi le ultime speranze di approdare alle Finals londinesi di metà novembre o per i giocatori fuori dalla top10 per arraffare gli ultimi spiccioli prima di prepararsi alla stagione successiva. Anche se in realtà si tratta del grande tentativo dell’ATP di conquistare per davvero il famigerato “mercato asiatico” potenzialmente, dicono, ricchissimo, ma che non pare voglia saperne poi tanto di interessarsi a due con la racchetta che si sfiniscono ad inseguire palline su palline. Così ci si è un po’ abituati ad assistere a tornei giocati in un atmosfera semi-ovattata con poco pubblico sugli spalti, grandi e appariscenti trofei che il Fab di turno sollevava spiegando quanto bene si fosse trovato e come quel torneo fosse il migliore tra tutti quelli giocati, magari – per sopraggiunto pudore – non omettendo un sorrisino per ricordare “a parte forse quelli dello slam”. Forse eh?

Dopo il dominio del cannibale dello scorso anno, Djokovic vinse ovunque, quest’anno c’è la speranza almeno di vedere qualche torneo più equilibrato. Abbiamo lasciato il numero uno del mondo sconfitto e irritato a New York e i segnali che arrivano non sono confortanti per i suoi tifosi. Djokovic pare abbia un po’ staccato dopo la conquista del suo personale Graal parigino e nel tennis contemporaneo se abbassi un po’ la soglia della tensione vieni azzannato senza tregua da chi hai dietro. Molto dipenderà da quanto Novak abbia voglia ma appunto la sua ultima versione pare giustificare qualche preoccupazione.

Orfani di Federer, in cerca di se stesso Nadal, forse un po’ stanco Murray, poco interessato a tutto quanto non sia slam Wawrinka, ecco che allora ci potrebbe essere spazio per verificare se i nuovi, Pouille, Zverev che ha appena vinto il primo dei suoi tornei, ma Kyrgios, Thiem, forse Vesely o magari Fritz siano già pronti. Oppure sperare che Fognini riesca a trovare i suoi famigerati 5 minuti buoni. Non ci scommetteremmo troppo.

 

Redazione

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