TENNIS – NEW YORK. Il ‘time violation‘, o meglio, il warning per aver atteso perso tempo, potrebbe essere arrivato al capolinea. Nel corso del torneo junior allo Us Open verrà testato lo shot clock, un timer che conterà i secondi di pausa tra un punto e l’altro.
«Non stiamo cambiando le regole – assicura Stacey Allaster, nuovo capo della USTA – ma stiamo testando la tecnologia e lasceremo che i giudici di sedia ci si abituino. Possiamo usare questo evento come un’incubatrice per l’innovazione».
Attorno a questo problema, che “affligge” i giocatori che se la prendono con più calma tra un punto e l’altro, c’è da sempre un dibattito acceso. Malgrado la regola esista (20 secondi per le donne e 25 per gli uomini), la sua applicazione è sempre stata a discrezione dell’arbitro. Con questo strumento però il warning scatterà in maniera oggettiva.
Lo shot clock sarà installato in tutti i campi dove si disputeranno i match del torneo junior e i collegiali. I dispositivi, due per campo, saranno attaccati al tabellone del punteggio: una volta che l’arbitro avrà chiamato e registrato il punteggio, partirà il conto alla rovescia.
Tra giocatori e coach c’è già chi si schiera a favore e chi contro. «Sono favorevole – ha detto Darren Cahill – lo sono sempre stato, sono sicuro che funzionerà. Ci vorranno magari una o due settimane, ma alla fine i giocatori si adatteranno. Questa è una di quelle regole che hanno bisogno di essere aggiustate».
Tra i contrari c’è invece John Isner: «Io personalmente sarei contro. In campo ho bisogno di prendermi i miei tempi – ammette l’americano – e se vedessi lo shot clock a fondo campo, penso che affretterei le cose se vedessi che mi rimangono sono cinque secondi per servire, e sbaglierei inevitabilmente». Giudizio a mezza via per Andy Murray: «Potrebbe aiutare in certe situazioni – afferma lo scozzese – ma penso che gli arbitri siano tutti bravi e di esperienza, credo spetti a loro decidere se dare o meno il warning».
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