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Roland Garros, gli italiani e gli slam: dobbiamo abituarci a questo?

TENNIS – Dal nostro inviato a Parigi PIERO VASSALLO. Terminati i match di primo turno restano in gioco soltanto 2 italiani su 11: bilancio in rosso che può diventare una costante almeno nel prossimo futuro?

Resto del mondo batte Italia 9-2. Non è il risultato di una di quelle colorite amichevoli calcistiche che tanto di moda andavano negli ’90 ma il bilancio dei tennisti italiani al Roland Garros dopo il primo turno. Siamo soltanto al martedì e sono rimaste appena due superstiti tra le donne e nemmeno uno tra gli uomini.

Il disastro di Wimbledon 1992 – 0 su 11 al primo turno – è stato scongiurato, ma c’è poco da ridere perché quel “2” nella casella vittorie assume un significato ben diverso se si pensa che i due successi sono arrivati grazie a Karin Knapp, per gentile concessione di una Azarenka pluri-infortunata, e Camila Giorgi, che con l’Italia ormai poco vuole averci a che fare e che in fondo in fondo italiana non è mai stata.

E gli altri? Tutti a casa, chi per un motivo e chi per un altro. Thomas Fabbiano è stato l’unico tra gli uomini a vincere almeno un set, magra consolazione ma contro un giocatore complessivamente più forte e molto più esperto come Feliciano Lopez ha fatto semplicemente quel che ha potuto; una pacca di incoraggiamento la merita anche Marco Cecchinato, che ha fatto una buona figura contro Kyrgios e anche qui chiedergli di più sarebbe obiettivamente troppo.

Per una volta invece il brutto voto in pagella lo prende Paolo Lorenzi, per aver racimolato cinque miseri giochi contro Carlos Berlocq: a Paolino si vuol sempre bene ma prendere una stesa del genere in una partita da 50 e 50 fa parecchio male. Per Simone Bolelli è stata più un’occasione per testare il ginocchio – risposte purtroppo negative – e quale occasione migliore se non il primo turno di uno Slam, dove almeno porti a casa un assegno da 30mila euro.

Andreas Seppi è riuscito a perdere da Gulbis, impresa non facile negli ultimi tempi; Francesca Schiavone si è presa l’ovazione del pubblico del Lenglen, ma più passa il tempo e più la nostalgia per i bei tempi andati aumenta. Infine Sara Errani, Roberta Vinci e Fabio Fognini, tre stati d’animo diversi in conferenza stampa ma una volontà comune: staccare la spina e ricaricarsi al meglio, se possibile.

E così al termine di una tre giorni nera non ci resta che la speranza: che Vinci abbia ancora qualcosa da regalare, che Errani possa tornare una giocatrice “viva”, che Fognini ritrovi voglia e serenità magari grazie all’imminente matrimonio, che Cecchinato e Fabbiano continuino nei loro progressi. Ma per avere qualcosa di più la speranza non basta e lo ha affermato la stessa Schiavone: bisogna investire tempo e denaro per i giocatori del futuro, quelli che al momento non si vedono all’orizzonte.

 

Redazione

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