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Del Potro torna e mostra il valore degli altri

TENNIS – QUIET PLEASE!- Di ROSSANA CAPOBIANCO – Juan Martin Del Potro coglie la sua vittoria più bella e importante dal suo ritorno in classe dopo il lungo infortunio e la lunga riabilitazione al polso sinistro: ancora lontano dal 100%, batte in due set uno dei giovani in ascesa e numero 14 del mondo, autore fin qui della sua migliore stagione, Thiem. Quanto è più forte la generazione precedente?

Prima l’urlo rabbioso verso il suo angolo, verso il cielo, verso quel mondo che gli mancava e a cui lui mancava molto. Poi si scioglie, il gigante argentino, in un pianto liberatorio, per una volta di felicità: non gli è mai mancata la consapevolezza, l’intelligenza di capire che quella è la vittoria che potrebbe aprirgli di nuovo la porta verso la scalata all’Olimpo del tennis, salute permettendo. Perché da quando è tornato, Del Potro non ha mai giocato in maniera così convincente e contro un avversario così in alto in classifica.

Giusto qualche giorno fa affermava di valere il suo attuale ranking, qualche centinaia di troppo davanti al suo nome. Piedi per terra, polso stretto tra le bende, Juan Martin non vuole illudersi ancora. Si è fatto troppo male, soprattutto dentro; ha avuto troppa paura di perdersi, di perdere la sua passione, il suo lavoro, la sua vita. Ma non ha mollato, nemmeno per un secondo, nemmeno quando tutti ormai pensavano non sarebbe tornato più, nemmeno adesso tra il normale scetticismo di chi pensa sia un fuoco di paglia, un colpo di coda, un caso, una giornata, una possibilità sporadica.

Non è certo al suo meglio, Juan Martin, e chissà se lo sarà mai, se per meglio intendiamo il vincitore dello US Open 2009 che batte in semifinale Nadal e in finale Roger Federer.  Non è al 100%, forse neanche al 70, eppure è un giocatore vero, di quelli che senza far troppo rumore sa come si vincono le partite. Come si tira un dritto e quando una prima in centro a spaccare la riga.

E lo ha mostrato, nel campo secondario di Madrid tra gli spalti vuoti e le speranze del suo avversario, Dominic Thiem autore fin qui di un’ottima stagione, in finale Domenica a Monaco di Baviera. Grande rovescio, Thiem. Il resto è discontinuo e a tratti rivedibile: dritto con un’apertura troppo ampia che forse qui a Madrid paga poco, una seconda ancora debole e soprattutto una posizione in campo decisamente troppo arretrata. 

E così, colui che ambisce a rivendicare una posizione in top ten come giocatore nuovo, giovane (ma non troppo), fresco, cede ad un riabilitante che con il rovescio si limita a colpire e a tenerlo in campo e che trova il modo di fare male col dritto e col servizio quando può. In maniera devastante.

Forse questo ribadisce ancora una volta quanta differenza ci sia tra la qualità della generazione 86-87-88 e quella degli anni ’90, dove ci sono buone impalcature di palazzi mai finiti e chissà se reggeranno.

Intanto, Del Potro, si gusta la vittoria e spera che la salita, da qui in poi, sia meno faticosa.

 

Rossana Capobianco

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