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Foot Fault/ La Sharapova positiva e quella caccia alla streghe un po' così…

TENNIS

Maria Sharapova è diventata una “tossica drogata ladra di titoli con una carriera infamante” nel giro di pochi minuti. Ci sta, sono le regole del gioco. Un gioco che non ammette non solo le debolezze (il doping, sia chiaro, non è una debolezza, è una truffa bella e buona) ma nemmeno gli sbagli. Quello che, a detta della Sharapova, ha commesso lei stessa non leggendo gli avvertimenti che una sostanza che lei prendeva da anni sarebbe diventata illegale dal 1 gennaio 2016. Secondo la russa, una “leggerezza”. Per molti, quasi per tutti, qualcosina in più, di una leggerezza. Per chi vi scrive, una favoletta, visto che alla Sharapova non sfugge solitamente nemmeno la clausola scritta più in piccolo nel meno redditizio dei contratti, non sfugge nulla, figurati se le sfuggiva una cosa così grave. A lei e al suo strapagato staff. Detto questo. 

Tralasciando le opinioni da bar dello sport, la cosa che ha molto colpito in queste ore non sono tanto le conseguenze o appunto, le chiacchiere di “esperti” e tifosi sui social, ma piuttosto leggere da parte di molti colleghi (soprattutto quelli anglosassoni) una leggerezza (tanto per rimanere in tema) non solo a scrivere certe notizie, ma a comprenderle proprio. E come puoi farle comprendere a chi legge, se il primo a non capirle (o meglio: a non volerle capire) è proprio chi dovrebbe farle capire? Dopo questo giro di parole aggrovigliate, mi spiego meglio.

Molti hanno puntato il dito contro la Sharapova perché il Meldonium “non si usa per 10 anni ma per poche settimane”. Giustissimo. Ora, vuol dire che la Sharapova abbia usato questo farmaco per 3650 giorni consecutivamente? Difficile, per non dire impossibile. L’altro giorno parlavo con mia madre e le chiedevo un farmaco per farmi passare il mal di testa, e mi ha consigliato l’aspirina, aggiungendo: “Mi ha sempre fatto effetto e sono 30 anni che la uso”. Vuol dire che mia madre ha assunto questo farmaco per 10950 giorni consecutivi? Sarebbe quantomeno folle pensarlo, oltre che pericolosissimo, visto che è noto come l’aspirina, come quasi qualsiasi farmaco, lo si deve usare per un determinato, breve lasso di tempo. In maniera consecutiva e continuato. Questo non impedisce, però, che NELL’ARCO di dieci, venti, trenta, cinquant’anni, nel corso di una vita, quel determinato farmaco possa essere utilizzato più volte.

Tutto questo per dire che probabilmente la Sharapova intendeva un qualcosa di diverso, quando ha detto che usa il Meldonium per dieci anni, e che gli esperti, l’esperto e probabilmente il giornalista ha lievemente calcato la mano scrivendo il pezzo. Ci sta, eh, in un certo senso è il nostro lavoro. Ci sta un po’ meno essere in malafede o essere dei lettori scemi. Qualcuno ha detto: è, era sottointeso. Evidentemente no. 

Come ad esempio quando si parla delle frequentissime positività al Meldonium degli atleti russi, dell’Est Europa in generale. Tralasciando gli ultimi scandali che hanno colpito lo sport oltrecortina, e che finalmente sono venuti a galla e altri ne verranno (perchè vengono a galla dappertutto, tranne che in Spagna. In Spagna le prove le bruciano e nessuno dice niente), in questo caso si dimentica che il Meldonium era così tanto usato da quelle parti per il semplice fatto che da quelle parti è (era) legale e regolarmente in vendita. Così come in America o in Australia si vendono delle determinate aspirine con determinate caratteristiche che in Italia, in Europa, non abbiamo. Maradona fu squalificato ad Usa ’94 perché ha preso una sostanza che negli Stati Uniti era vietata e che era contenuta in un farmaco, mentre in Argentina nella stessa medicina non c’era quel determinato componente. Insomma, paese che vai, sostanza che trovi. Vuol dire che era giusto usarlo? No, a quanto pare. Ma controllare e dire il perchè lì era così usato mentre, che so, in Grecia no, e capire il motivo principale, era una cosa da fare, magari. 

Tutto questo per fare delle semplici riflessioni sull’uso delle notizie e su come vengono riportate, molto spesso a casaccio e senza riflettere un minimo (ma questa, non è una novità), ma soprattutto per chiedere a voi: quando una persona si può chiamare “dopata”?  Se io prendo una sostanza legale per 9 anni e 11 mesi e poi questa diventa illegale per un mese allora da quanto sono dopata? Da 10 anni o da 1 mese? E quale deve essere la pena? Perché tutte queste zone grigie, che non fanno bene nemmeno agli atleti e mandano tutti in confusione? E soprattutto: dobbiamo ancora sentire per molto tempo le storielle sulle email non lette, sulle fette di carne che contengono determinate sostanze, su diabete e tiroide, persino su creme vaginali che contengono cose che fanno beccare l’uomo positivo all’antidoping, come disse Belen in una difesa leggendaria a Borriello qualche anno fa? La confusione genera spesso mostri, o per meglio dire caccia alle streghe. E onestamente, di tutto questo, chi ama lo sport e vuole goderselo in santa pace si è un pochettino stancato. Come ci si è stancato  di un certo tipo di giornalismo, pieno di garantismo, di tifo pro e contro e di opportunismo.

Ps: Un applauso a Serena Williams. Alla domanda “Cosa si prova ad aver giocato contro un’avversaria che prendeva sostanze illecite?, fatta da un giornalista in conferenza stampa, la n.1 del mondo ha risposto con un sorriso: “Non sono io la persona più indicata per rispondere”. Per la serie: l’ho battuta le ultime 18 volte di fila. Doping o no. Impagabile. 

Luigi Ansaloni

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Luigi Ansaloni

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