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Alla scoperta di Taylor Fritz, il baby prodigio del tennis USA

TENNIS – Di PIERO VASSALLO. Grazie alla finale raggiunta nel torneo di Memphis, Taylor Fritz ha dato prova di non essere solo una “semplice” grande promessa: il tennis americano potrebbe aver trovato un nuovo campione.

Esattamente un anno fa, di questi tempi, Taylor Fritz occupava la posizione numero 937 del ranking e in questo non c’è nulla di strano trattandosi di un ragazzino appena diciassettenne. Molto più sorprendenti sono i miglioramenti che questo “kid” di Rancho Santa Fe ha saputo fare in così poco tempo: oggi è numero 102 della classifica, ma l’ingresso nei top 100 è solo questione di giorni, nel frattempo ha già vinto tornei dei tornei Challenger e disputato la prima finale ATP, roba che alla sua età è riuscita a pochi e tra questi ci sono nomi che poi andremo a scoprire.

A livello Juniores ha fatto il bello e il cattivo tempo: finale al Roland Garros 2015, vittoria allo US Open successivo e prima posizione del ranking di categoria. Questo però dice tutto e niente perché di bluff nel tennis se ne contano a bizzeffe, futuri astri di questo sport diventati rapidamente delle meteore; il vero esame per Fritz era iniziare a misurarsi con i grandi, nonostante le resistenze di papà Guy: «Non era contento del passaggio al professionismo per via dei carichi di lavoro troppo pesanti e i tanti infortuni a cui si può andare incontro. L’ho convinto i risultati e con l’aiuto di mamma».

Già, la mamma. Una che di tennis ne sa visto che la signora Kathy May è stata un’ottima giocatrice tra gli anni ’70 e ’80, vincendo 7 titoli WTA, diventando numero 10 del mondo e disputando tre quarti di finale Slam (Due a Parigi e uno agli US Open). Dal matrimonio con coach Guy Fritz è nato Taylor Harry, un figlio d’arte che al tennis proprio non poteva sottrarsi nonostante le sue resistenze: «Ho sempre amato il football, a ai miei genitori non piaceva, lo consideravano troppo pericoloso per il mio fisico e non c’è stato niente da fare. Tutti gli altri sport andavano bene, e in effetti li ho provati tutti, e alla fine sono tornato al tennis. Le cose sono andate diversamente da come le avevo pensate, ma va bene così. In fondo, mi sento tennista dentro, da sempre. In famiglia non ho mai sentito parlare altro sport che di tennis».

E allora eccolo dedicarsi anima e corpo allo sport di famiglia, cosa che gli riesce piuttosto bene, aiutato da un fisico da corazziere (1.93 per 84 chili) e da un gioco in cui il dritto è di altissima qualità, ma anche il rovescio sa fare malissimo. Per non parlare del servizio, vera arma in più del ragazzino americano. Dopo il successo a Flushing Meadows, Fritz ha iniziato a saggiare il circuito dei grandi e ha fatto subito capire che non si tratta di un fuoco di paglia: due Challenger vinti consecutivamente tra Sacramento e Fairfield e una finale a Champaign.

Ha iniziato il 2016 qualificandosi per il suo primo torneo Major – rimontando uno svantaggio di 0-4 al terzo contro Mischa Zverev nel match decisivo – e ha esordito contro il connazionale Jack Sock arrendendosi solo al quinto set. A Memphis ha compiuto un piccolo capolavoro battendo nell’ordine Michael Mmoh, Steve Johnson, Benjamin Becker e Ricardas Berankis; ha perso – con onore – contro il numero 7 del mondo Kei Nishikori ma raggiungendo la finale ha fatto sorgere paragoni importanti. Solo Lleyton Hewitt era riuscito a fare meglio, giocando la sua prima finale ATP al secondo tentativo, mentre per Fritz era il terzo avendo già giocato gli Australian Open e l’anno precedente il torneo di Nottingham.

E così gli USA tornano a sperare: per decenni sono stati protagonisti nel tennis che conta, poi all’improvviso si sono ritrovati senza big e senza top 10. John Isner ha provato a tenere alto l’onore americano e c’è riuscito bene, ma non gli si può chiedere di più. C’è bisogno di qualcuno che abbia qualcosa di speciale e potrebbe essere proprio Taylor Fritz, uno dei cinque giocatori statunitensi a raggiungere una finale ATP prima di compiere i 19 anni. Gli altri quattro? Pete Sampras, Andre Agassi, Michael Chang e Andy Roddick, tutti vincitori Slam. Proprio Sampras – il giocatore a cui Taylor si ispira – ha dato la sua benedizione: «È un ragazzo in gamba, farà strada»; una strada che Fritz ha già iniziato a percorrere.

Redazione

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