Dal nostro inviato a Melbourne, Luigi Ansaloni
TENNIS-MELBOURNE. Un miracolo il polverone della BBC sul caso scommesse l’ha ottenuto: compattare come non mai la stampa tennistica. Quella che, per chiarirci, segue lo sport della racchetta 365 giorni l’anno o giù di lì. Il caos e la confusione che sta generando questa storiaccia (perché, da qualsiasi lato la si prenda, è comunque una storiaccia) è spiegabile sostanzialmente attraverso una cattiva informazione da parte della stampa, chiamiamola così, generalista, quella per intenderci che si occupa di tennis una volta ogni tanto, quasi per hobby. E succede che quando c’è da avere memoria storica su determinate cose, non solo non si ha (non si può avere), ma non si è nemmeno poi troppo preparati sull’argomento stesso, il tennis. E’ quasi un “approfittarsi” del lettore medio, anche lui non troppo incline a ricordarsi di questo o di quell’aneddoto, per accaparrarsi lettori e consensi. Niente di sporco o di scandaloso, magari la “questione morale” brandita a mo’ di spada quando si parla di questo o quell’altro tennista, dovrebbe essere presa in considerazione anche al momento di premere i tasti della tastiera del proprio computer. Detto questo, cerchiamo di fare un po’ di ordine di quello che è successo nelle ultime ore.
Il documentario della BBC – Dopo due giorni di attesa, è finalmente andato on air il documentario radio della BBC che avrebbe dovuto rivoluzionare la storia del tennis come la conosciamo. L’inchiesta non ha convinto. Prima di tutto: i nomi. Ci sono stati? No. Perchè? E qui si entra subito nella leggenda della comunicazione: “Non possiamo dire chi sono i tennisti coinvolti e che sono nella lista perchè non abbiamo i loro numeri di telefono”. E’ uno scherzo? No. Uno dei più importanti (se non il più importante) network della comunicazione in Europa avrebbe avuto serie difficoltà a reperire i numeri di telefono dei tennisti. Vabbè. L’inchiesta si è limitata a ricostruire le prove di “matchfixing” nel match del secondo turno del torneo di Sopot del 2007 tra Nikolay Davidenko e Martin Vassallo Arguello , e sottolineare come le varie segnalazioni da parte delle agenzie di scommesse siano state persistentemente ignorate dai vertici della ATP e dalla Tennis Integrity Unit. Dunque cose che si sapevano da quasi 10 anni e delle quali tutto il mondo, e non solo quello specializzato, si erano occupate. Come “testimone dell’accusa” è stato chiamato nientemeno che Daniel Koellerer, uno che la Federazione internazionale ha deciso di squalificare a vita per aver “aggiustato o provato ad aggiustare il risultato di un evento”, uno che ha tentato di prendere a pugni Federico Luzzi e altre questioni Uno che probabilmente era preparato sull’argomento (evidente), ma che con la stessa probabilità non è una delle persone più affidabili del pianeta. In 45 minuti di documentario radio, non un nome, se non quelli straconosciuti e stranoti, niente di niente. Il “vincitore di slam” è stato “declassificato” come “vincitore di slam di doppio”, tanto per lasciare fuori i calibri veramente grossi, i Federer ad esempio, che infuriato in conferenza stampa, nel giorno dello scandalo, aveva chiesto di fare, per una buona volta, nomi e cognomi con prove annesse. Anche questa volta, niente da fare.
Le liste del “Blick” – Nel cavalcare l’onda, come detto sopra, si rispolverano “tavole da surf” vecchie. Così pare avere fatto Blick, che ha rispolverato due liste (41 giocatori in totale) pubblicate dal giornale svedese “Svenska Dagbladet” nel 2011. Una cosiddetta “lista nera” e una “lista di sospettati”. Tra nomi francamente improponibili (che non vi diremo), ci sono anche degli italiani di primissima fascia.
Il caso Djokovic – Per finire, è esploso definitivamente anche un caso Djokovic, di cui si sta parlando molto anche in Australia. Ne parlano i giornali italiani, qualcuno anche sparando un titolo in prima pagina: potrete leggere questa mattina. In pratica, dall’inchiesta di Cremona emergerebbero dei sospetti di combine in un match del numero uno del mondo, precisamente quello contro Santoro a Bercy nel 2007, Il serbo più volte ha dichiarato come in passato sia stato più volte avvicinato per fare delle combine. Tanto che ha saltato un torneo, a San Pietroburgo (sempre nel 2007), per non alimentare ulteriori voci. Dalle carte di Cremona, già uscite nel 2014 (ripeto: nel 2014), Manlio Bruni ed i suoi soci, infatti, volevano coinvolgere nomi come Novak Djokovic e Philippe Kohlschreiber.
In mezzo a questa associazione spunta il nome di un ex tennista svedese degli anni ’80 e ’90, Tomas Nydahl, che doveva aiutarli a portare all’interno del loro giro anche tennisti al di fuori dell’Italia. Così oltre al nome di “Davy” (con molta probabilità riferito a Nikolay Davydenko) e “Vassallo” (potrebbe essere il tennista argentino Martin Vassallo Arguello ma anche il francese Eduard Roger Vasselin) vengono fatti i nomi dell’attuale n.1 del mondo e del n.1 di Germania.
La prima conversazione incriminata risale al giugno 2007, quando Alessandro Cinelli si rammaricò per una possibile riuscita dell’operazione sul match del tedesco. “Fanculo… il colpo Kohlschreiber l’ho mancato per colpa del telefono. Nydalone mi aveva chiamato”. Nel novembre di quell’anno si arrivò poi a parlare di Djokovic. Quella volta fu Bruni che scrisse: “L’allenatore di Ancic, che noi conosciamo, prima del match ha incontrato la fidanzata di Djokovic, e gli ha chiesto se la sera dopo uscivano… e lei gli ha detto impossibile, domani partiamo, Djokovic vuole andare a Shanghai almeno 10 giorni prima… allora lui ha provato a chiamare il nostro uomo… ma noi eravamo appena usciti”. Bruni reagì scirvendo: “Djokovic si mangiava al 9% (ma qui il discorso non è chiarissimo, ndr), mangiavo almeno 100mila”. Djokovic nel torneo in questione, Parigi-Bercy, perse 6-3 6-2 al secondo turno da Fabrice Santoro, Djokovic due giorni fa ha ricordato questo episodio, per l’ennesima volta, ribadendo che lui ha denunciato tutto per tempo e che gli avevano offerto circa 200.000 euro per “fare il tutto”.
Queste sono “rivelazioni”, risalenti a due anni fa, che i giornali “generalisti” hanno ripreso in toto oggi, all’indomani dello scandalo scommesse. E che dimostrano anche una ricostruzione “morale” fantasiosa. Un esempio: Djokovic accusato di “avere il volo per Shangai la sera stessa della partita persa a Bercy”, quando è noto e stranoto che i tennisti, sopratutto di un certo livello (E Nole era numero 3 del mondo, all’epoca, fresco finalista a New York) hanno biglietti “open”, “aperti” ad ogni evenienza. E poi ancora Bracciali, Starace, Volandri e Murray in una partita di Amburgo, con lo scozzese infortunato al polso che fece saltare una presunta combine, il nome di Wawrinka “buttato” dentro come “sospetto.
Il punto fondamentale della storia, di questa storia, è che sono cose già scritte, da noi, da altri siti e da altri colleghi. Nessuno pensa che il tennis sia un posto dove non esistono combine, un paradiso in terra, e siamo convinti che oltre le scommesse ci sia molto, molto di più, e la storia lo ha dimostrato (il leggendario “silent ban”, ad esempio più volte vociferato e con Cilic più o meno provato). Questo non significa, pero’, che si debbano rispolverare storie vecchie sull’onda emozionale solo per il gusto di spargere in giro veleno, sospetti e complotti in un ambiente già sospettoso e avvelenato di suo. Ed è francamente triste dover rispondere a persone che sanno a stento com’è fatta una racchetta “Ma allora è vero che Wimbledon è tutto truccato…”.