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Nadal, decisione storica: pronto il "doppio coach"?

TENNIS

Dal nostro inviato a Melbourne, Luigi Ansaloni

MELBOURNE. La voce c’è già da un po’, ad ogni sconfitta, ormai non certo rara. E ad ogni sconfitta, c’è anche la smentita: Nadal cambia coach? Addio zio Toni? Mai nella vita, siete matti? Eppero’…

 

Stavolta nella Melbourne quattro stagioni (nel senso che sono due giorni che in 12 ore si riescono a vivere tutte e quattro le stagioni del calendario) la smentita tarda ad arrivare più del solito, e nemmeno i colleghi spagnoli, soliti a fare una sorta di “cortina di ferro” stile URSS attorno al loro campione più celebre, sono così sicuri che arriverà. Sembra infatti che Nadal e lo zio Toni, l’amato zio Toni, siano arrivati ad una sorta di resa dei conti. C’è chi si immagina persino la scena, biricchinamente, negli spogliatoi, in macchina per tornare in hotel, persino nell’aereo che li riporta mesti mesti in Spagna: “Zio, dobbiamo parlare, c’è qualcosa che non va…”. E che qualcosa non vada in Nadal si è capito, si è visto in campo, già da un po’. E’ dal Roland Garros 2014, quindi quasi due anni fa, che lo spagnolo è come se fosse uscito dai radar del tennis che conta, quello a cui lui e lo zio erano abituati da una decina d’anni circa. 

L’umiliazione, perchè tale è stata, di essere battuti da Verdasco, uno per capirci con cui ha vinto 15 volte su 18 ed è di tre anni più giovane, non è stata digerita con la stessa facilità con cui lo stesso Nadal si aspettava. Anzi. E’ stato un pugno nello stomaco tremendo, che gli ha fatto mettere in discussione tutto. I segnali a fine 2015 per lui erano stati quantomeno incoraggianti (non troppo, a mio modo di vedere, ma questo è un altro discorso), e arrivati alla resa dei conti, in quest’inizio 2016, tutto quello di buono in cui credeva Nadal è stato spazzato via. Prima a Doha, dove Djokovic lo aveva martirizzato in finale, poi a Melbourne e la resa contro Verdasco.

Di fronte a tutto questo, secondo voci nella sala stampa di Melbourne ma che comunque in Spagna rimbalzano già da ieri, Nadal potrebbe prendere una decisione per lui epocale: cambiare guida o quantomeno allargare il team. Più probabile, molto più probabile, la seconda ipotesi.

Un po’, insomma, come hanno fatto Federer e Djokovic negli anni: il primo con Luthi sempre fedele e intorno a far girare i vari Annacone, Edberg e compagnia bella, il serbo con Vajda al centro del discorso con una puntatina di Todd Martin e poi, adesso, Boris Becker.  Lo stesso zio Toni, in un’intervista alla Radio Cadena Cope, ieri sera ha dichiarato: “Io capisco che nello sport il risultato viene prima di tutto e se tu hai bisogno di un cambiamento, è giusto che tu decida di farlo. La sconfitta così presto in Australia è stata una delle più grandi delusioni che abbiamo avuto, perchè venivamo da buoni quattro mesi”. Toni ha anche ammesso che il nipote fa proprio fatica a cambiare la tattica usata negli ultimi 15 anni. Sembra quasi dire, come Brad Gilbert fece con Agassi: “Ho esaurito tutti i trucchi, mi spiace”.  Dunque, quella che era solo un’ipotesi ampiamente smentita, quella di un cambio da parte di Nadal, potrebbe presto, prestissimo diventare realtà. 

Dimenticando però per un attimo il romanticismo dello zio che viene in aiuto al nipote in difficoltà, più venalmente e pragmaticamente Toni Nadal si è reso conto (probabilmente non da ora) che l’impero rischia di crollare molto più in fretta di quanto preventivato. Rafa ha sempre detto che “non si vedeva a 30 anni ancora in campo”, il 2016 è l’anno dei 30 e quelle erano probabilmente frasi dette tanto per, come spesso accade quando si è ancora giovanissimi e il suffisso “-enta” sembra ancora lontanissimo. Alla resa dei conto e guardando il calendario, a Nadal e al suo entourage deve essere venuto un po di panico…

Dunque, prima di alzare bandiera, lo spagnolo e il suo entourage sembrano disposti a provare il tutto per tutto. O cambiare tutto e ripartire da zero (ma quest’ipotesi, francamente, sembra quantomeno azzardata) o più probabilmente prendere qualcuno che possa affiancare il team. Nomi? Patrick Mouratoglou ha analizzato, più che altro “sezionato”, i problemi dell’attuale Nadal in una lunga intervista concessa a Sports Illustrated. Qualcuno pensa che potrebbe essere una buona idea, ma ci sarebbero vari problemi, primo tra tutti il suo legame lavorativo con Serena Williams. E’ più che altro una suggestione, francamente difficile, poco percorribile allo stato attuale. Il nome più “facile” sarebbe stato Carlos Moya, una sorta di “secondo zio” di Rafa, protetto dell’ex n.1 del mondo all’inizio della sua carriera, ma come sappiamo Moya è l’attuale allenatore di Milos Raonic. In molti, poi, pensano che sarebbe molto utile a Nadal cambiare proprio mentalità di lavoro con un coach straniero. Il toto-allenatore (o co-allenatore), insomma,  è aperto. 

 

 

Luigi Ansaloni

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Tags: Rafael Nadal

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