TENNIS – Di Diego Barbiani
MELBOURNE. Una sfida ad armi impari, che di più forse era molto difficile. Messe da parte le difficoltà nei match contro Elina Svitolina e Garbine Muguruza, Serena Williams ha offerto la prestazione migliore fin qui del suo torneo eliminando la finalista della passata edizione Dominika Cibulkova con il punteggio di 6-2 6-2.
Niente partenze con il freno a mano tirato, pochissimi nei all’interno di un’ora e spiccioli di tennis da dominatrice assoluta, facendo risalire tutti i punti di forza rispetto ad una slovacca che sapeva fin dal momento in cui è scesa in campo che le sue già ridotte possibilità di un approdo in semifinale erano legate a quanto l’americana potesse concedere.
Faceva tutto quello che le era possibile. La proverbiale grinta che in questi giorni ha tirato spesso fuori nelle dichiarazioni per spiegare, ad esempio, il suo essere così rapida in campo o la sua capacità di generare quantità enormi di vincenti erano spesso soffocati da uno strapotere che cominciava già dal servizio. Eppure ha giocato bene, ha fatto la sua partita ed alla fine è uscita dal campo con una standing ovation del pubblico e di Serena, svestitasi dei panni della “crudele” avversaria e rientrata in quelli di donna molto gentile ed educata con la maggior parte delle colleghe.
Dall’alto del suo metro e sessantuno, Cibulkova non trovava gli angoli necessari per cominciare in tranquillità lo scambio. Costretta sempre in apnea, si ritrovava sbattuta da un lato all’altro se non proprio piantata nel punto di battuta perché fulminata dalla velocità della risposta della sua avversaria.
Già con la partita saldamente tra le mani, Serena ha giocato l’ennesima mattonata di dritto vincente ed è esplosa in un urlo come se fosse un punto ottenuto sul 5-5 al terzo. Anche questo vuol dire essere campioni: non lasciare nulla, arrivando a prendere anche l’aria che dovrebbe respirare l’altra.
Domani sarà di nuovo in campo per affrontare Madison Keys, macchiatasi (se così si può definire) di due peccati: ha battuto sua sorella Venus prima che lei scendesse in campo, all’età di 15 anni la battè 5-1 nel match di World Team Tennis, che corrisponde al campionato nazionale statunitense. Lei militava nei Philadelphia Freedom e quel giorno batté la sua connazionale trionfatrice a Wimbledon, prendendosi già allora le prime pagine dei quotidiani che annunciavano l’avvenuta di una nuova tennista prodigio. Tre anni e mezzo dopo, è arrivato il primo momento della verità.
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