TENNIS – MELBOURNE. di ELISA PIVA – Ana Ivanovic arrivava a Melbourne carica di speranze ed è costretta a lasciare la Rod Laver Arena a testa bassa, sconfitta 16 63 62 da Lucie Hradecka, in un match che stava dominando. Un ko difficile da digerire.
Un anno fa l’Australian Open rappresentava lo Slam della rinascita. Una vittoria contro Serena Williams che le dava nuovamente fiducia e la rilanciava nell’Olimpo del tennis. A 12 mesi di distanza Ana Ivanovic, su quella stessa Rod Laver Arena, vive l’incubo di una sconfitta al primo turno. Un ko che brucia da morire, quello contro Lucie Hradecka, perché a Melbourne la serba arrivava se non tra le favorite per la vittoria, di sicuro per la semifinale. Quel 5 accanto al suo nome in tabellone non rappresentava un semplice numero, ma il segnale definitivo di essere tornata grande, come nel 2008, capace di poter competere con le migliori senza più partire da sfavorita.
E la prima a crederci, almeno a parole, sembrava lei. «Il prossimo anno voglio vincere partite negli Slam, dove lo scorso anno non ho fatto grossi risultati, ma nonostante questo ho chiuso l’anno da numero 5 – diceva a fine 2014 – ho anche battuto le migliori giocatrici al mondo, come Serena Williams, Sharapova e Halep. Devo farlo con più continuità in un grande torneo, perché il mio sogno è di vincere il secondo Slam».
Invece quel sogno si è già infranto al primo giorno. Forse Hradecka potrebbe aver risvegliato nella Ivanovic i fantasmi di quel primo turno a Wimbledon nel 2010, quando riuscì a spuntarla al termine di una tremenda battaglia di nervi solo 8-6 al terzo. Ma quella era la Ivanovic del periodo nero: quel momento sembrava definitivamente alle spalle e ora sembra crederci anche lei.
E Forse proprio perché ci credeva troppo e si è autocaricata di troppe pressioni. Così ancora una volta, in un torneo del Grande Slam, la mente labile della serba l’ha tradita.
Anno nuovo, storia vecchia insomma. Anche lo scorso anno, estremamente positivo per lei, ad essere deludenti sono stati solo i risultati nei major. In tutti gli altri tornei, tornei Premier compresi, la 27enne di Belgrado ha colto importanti vittorie e fatto scalpi eccellenti. Ha addirittura battuto due volte Maria Sharapova, in una occasione superandola al fotofinish in un match teso ed emotivamente durissimo.
Poi nei tornei dello Slam, sistematicamente, qualcosa si blocca. Le varie Safarova, Pliskova, Hradecka diventano ostacoli insormontabili più di una Sharapova a Cincinnati. Non si possono incolpare tabelloni o cattive giornate. Perché capitano troppo spesso e troppo presto. E questo non può essere considerato un caso.
L’impressione è che un match come la semifinale di Cincinnati del 2014, in un torneo dello Slam avrebbe preso la direzione russa. La sensazione è che in quei quattro benedetti tornei, il nervosismo e la fretta vincano sulla ragione. Certo, Ana è sempre una giocatrice emotiva in campo, che non può esimersi dal mostrare (ed esacerbare) le sue tensioni e le sue emozioni, ma in qualsiasi altro torneo Wta non accade quasi più che quelle prendano il sopravvento sulla tattica, o meglio, sulla capacità di esplodere il vincente al momento giusto. Negli Slam invece tutto questo viene azzerato. Non riesce a giocare libera dalle pressioni di cui lei stessa si fa carico. La voglia di far bene la schiaccia e non le permette di giocare e pensare in maniera lucida.
Nel 2014 poteva ancora avere l’alibi della prima vera stagione del ritorno ad alti livelli. Quest’anno non più. Quest’anno doveva dare qualcosa in più negli Slam e lei era la prima a saperlo. Questa sconfitta, contro una qualificata (era dal 2003 che la testa di serie numero 5 non perdeva al primo turno in un major), sarà dura da accettare. Un ko che potrebbe lasciare strascichi sul proseguo della stagione. L’interrogativo è d’obbligo: Ana saprà voltare pagina dopo questa cocente delusione oppure e tornerà nel baratro? Ricordandoci di quanto tempo e con quanta fatica sia riuscita a risalire la china, propendiamo per la prima opzione. Vedremo se in questo 2015 saprà smentirci, dimostrandoci che è davvero una giocatrice ritrovata. Anche se solo fuori dagli Slam.
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