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L'Atlante degli italiani / L'orgoglio della Vinci non basta, cercasi squadra di Fed Cup

TENNIS – Di Gianluca Atlante

L’Asia è lontana. Un territorio vasto, dove il tennis ha fatto presa ma fino ad un certo punto.

E Pechino, con le sue “rovine” olimpiche, prende di colpo le sembianze di quello che a tutti, anche a noi, è sembrato essere un fuoco di paglia, o poco più. Roberta Vinci, della quale vorremmo preservare l’innato talento tennistico, vola ai quarti di finale con scalpi eccellenti, vedi Radwanska (la polacca, duole dirlo, è in caduta libera) e Makarova, prima di arrendersi con onore alla Kvitova, ma domani sarà soltanto numero 41 del mondo, guadagnando tre posizioni rispetto alla settimana che si conclude quest’oggi. E in doppio, i fumi di Londra e dell’All England Club sembrano ancora accecare le “Cichi”, lontane parenti di quel “Career Slam” che le aveva giustamente issate nell’Olimpo della racchetta.

Domani, al di là dei numeri (11 Errani, che non vince più una partita, 15 Pennetta, 41 Vinci, 42 Giorgi, pronta a lasciare Tirrenia, a quanto è dato sapere e a voltare la spalle alla Federazione, 59 Knapp e 80 Schiavone), la classifica mondiale accenderà, di fatto, un pericoloso campanello d’allarme sul nostro tennis in gonnella. Capace di trovare un piccolo slancio d’orgoglio con la “Robertina” palermitana di adozione, ma senza più quelle certezze che, negli ultimi anni, avevano sistemato le nostre fanciulle al tavolo delle grandi. L’Asia con le sue vaste distese e con quelle tribune deserte, non c’è d’aiuto, insomma. Proprio per niente.

Vorremmo tanto che i quarti di finale della Vinci fossero molto più che un semplice risultato e saremo pronti a benedirli a mo’ di credo evangelico-tennistico, ma crediamo, in tutta onestà, che non sarà così. Perché rappresentano, di fatto, un fuoco di paglia. Un piccolo bagliore di luce, attraverso le fessure di un tunnel, ancora lontano dall’essere percorso. Per carità, i numeri della prossima classifica Wta, parlano di sei giocatrici tra le prime cento, ma Sara Errani perde a Pechino dalla giapponese Nara al primo turno, la Giorgi gioca a fare a pallate, tanto per cambiare, con la Safarova ed esce sconfitta, nemmeno il tempo di iniziare, e la Pennetta lascia strada, un turno dopo, alla Suarez Navarro. Con Knapp e Schiavone (che fine ha fatto?) ferme ai box.

Il quadro non è dei migliori. A tinte, se vogliamo, grigioscure, lontano parente di quello d’autore mostrato, sino a poco tempo fa, in ogni parte del mondo. E con capitan Barazzutti sul posto, vien da chiedersi. Cosa ne sarà della nostra Fed Cup? Chi la giocherà? Siamo così sicuri, anche se Febbraio è ancora lontano, che il 7 e 8 di quel mese del 2015, tutte risponderanno di sì. Anche perché non vorremmo che di colpo, la Coppa alzata al cielo per quattro volte, diventasse improvvisamente un centrotavola per frutta di stagione.

 

Gianluca Atlante

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