TENNIS – DI FABRIZIO FIDECARO – Con quella di Kuala Lumpur della scorsa settimana, Julien Benneteau ha perso tutte le dieci finali disputate nel circuito maggiore. Il francese ha fatto peggio dello statunitense Pat Dupre e del connazionale Cedric Pioline, che si fermarono a nove. Riviviamo la parabola agrodolce del bravo Cedric.
Dieci finali giocate, altrettante sconfitte. Arrendendosi a Kei Nishikori nel match clou di Kuala Lumpur, Julien Benneteau ha stabilito un nuovo record negativo nel circuito Atp. Il transalpino ha fatto peggio dello statunitense Pat Dupre e del connazionale Cedric Pioline, che persero nove volte di fila prima di interrompere la serie negativa. Dupre, numero 14 Atp nel giugno ’80, noto dalle nostre parti soprattutto per aver eliminato inopinatamente Adriano Panatta nei quarti di Wimbledon 1979, riuscì ad affermarsi nell’82 a Hong Kong, superando l’altro americano Morris Skip Strode: fu il suo primo e unico titolo, dopo le nove delusioni patite tra il ’78 e l’81. Quella di Pioline è storia più recente e interessante, che vale un approfondimento.
Classe ’69, bello stile, splendido rovescio a una mano, Cedric utilizzò per buona parte della carriera una racchetta metallica Prince ormai obsoleta, con la quale, però, sosteneva di trovarsi magnificamente. Già nel ’93 fece breccia fra i top ten, ma dovette attendere sino al marzo di tre anni più tardi per aggiudicarsi un trofeo. Magari non aveva un’attitudine vincente, ma, a sua discolpa, va ricordato che spesso i palcoscenici delle sue imprese sfiorate erano prestigiosi e gli avversari nelle finali importanti. A partire dal primo, Pete Sampras, che ricorse spesso nel suo cammino professionale. Nell’ottobre ’92 Pistol Pete lo batté in due set nella finale dell’indoor di Lione, cui si era qualificato superando in una dura semi Richey Reneberg.
L’anno successivo furono ben cinque le battute d’arresto nell’ultimo atto. Si cominciò ad aprile sul rosso di Monte-Carlo, dove Cedric eliminò a sorpresa Korda e Edberg, ma cedette a un implacabile Sergi Bruguera, che poco dopo avrebbe centrato anche il suo primo Roland Garros. La seguente fu la finale più sorprendente in assoluto, perché il francese giunse addirittura a giocarsi il titolo degli US Open. Al terzo turno superò un Mats Wilander appena rientrato nel circuito, negli ottavi estromise il numero uno del mondo Jim Courier, ripetendosi con il n. 8 Andrei Medvedev e, in semi, con l’outsider australiano Wally Masur. A sbarrargli la strada, però, giunse ancora una volta Sampras, che non gli concesse alcuna possibilità, liquidandolo in tre set e tornando così in vetta al ranking.
La fama di “bel perdente” ebbe una clamorosa impennata nel mese di ottobre, quando Cedric approdò al match clou per tre settimane di fila, mancando puntualmente l’appuntamento con il titolo. A Tolosa cedette al connazionale Arnaud Boetsch, a Bolzano allo statunitense Jonathan Stark e a Lione nuovamente a Sampras, stavolta però impegnandolo allo spasimo.
La settima finale perduta giunse nell’agosto del ’94 a Long Island, dove Yevgeny Kafelnikov lo superò con un’impetuosa rimonta. Dopo un ’95 sotto tono, privo di acuti, Pioline si guadagnò altri due big match nel febbraio ’96, ma fu sconfitto prima da Goran Ivanisevic a Zagabria e poi da Guy Forget a Marsiglia.
Contrariamente a Benneteau, però, la decima occasione fu quella buona. A marzo Cedric superò per 62 76 il danese Kenneth Carlsen sul sintetico di Copenhagen e poté festeggiare. «Non ci posso credere!», furono le sue prime parole. «Ce l’ho fatta, spero di poter vincere altri tornei da ora in poi. Il passato è alle spalle, ora guardo all’immediato futuro».
In effetti Pioline, ormai sbloccatosi, aggiunse altri quattro trofei alla sua collezione, ritirandosi con cinque titoli in diciassette finali giocate. Nel dettaglio, prevalse a Praga ’97 sul beniamino di casa Bohdan Ulihrach al tie-break decisivo (evidente segnale che la paura di vincere era sparita), a Nottingham ’99 su Kevin Ullyett, a Rotterdam 2000 su Tim Henman (ancora al tie-break del terzo) per concludere in bellezza, con la sua affermazione più importante, quella di Monte-Carlo 2000 sullo slovacco Dominik Hrbaty. Nel mezzo, tre nuove finali perse, a Wimbledon ’97, dopo un’epica semi con Michael Stich, lo fermò il solito Sampras (who else?), nell’indoor di Londra ’98 Kafelnikov e a Monte-Carlo ’98 Carlos Moya.
Numero 5 Atp nel maggio 2000, due Coppe Davis da protagonista in bacheca, Cedric ha lasciato le competizioni al termine della stagione 2002, all’età di trentatré anni. Non è stato un campionissimo, ma con il suo tennis brillante ha saputo divertire e appassionare. E forse, più ancora che per la striscia negativa – che comunque seppe interrompere togliendosi più di una soddisfazione – sarebbe giusto fosse ricordato per questo aspetto.
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