TENNIS – Di Gianluca Atlante
La “campagna d’America” arriva all’epilogo. L’Open degli Stati Uniti, di stanza a Flushing Meadows nel Queens, bussa alla porta del nostro tennis. La speranza, ovviamente, è che lo faccia a mo’ di scossone. Solleticando a dovere l’intimo dei nostri validi paladini muniti di racchetta e delle nostre amate fanciulle, da sempre ancora di salvezza.
Il ribollente cemento “stelle e strisce”, del resto, di spunti importanti ne ha offerti pochi. Il Fognini di Cincinnati, per carità, potrebbe già andare bene così, come la Giorgi ammirata a New Haven, ma è la base, soprattutto femminile, solida sino a qualche tempo fa, che preoccupa, che scricchiola paurosamente. Errani e Vinci, meravigliose in doppio, sembrano aver smarrito lo smalto dei vecchi tempi in singolare. Detta in parole povere, non vincono più una partita. Lontane, oseremo dire lontanissime, dai tempi del loro derby nei quarti di finale dell’Open degli Stati Uniti di due anni orsono.
Proviamo, dunque, a trovare refrigerio (è proprio il caso di dirlo, viste le temperature newyorkesi) in Flavia Pennetta, ma un attimo dopo siamo pronti a preoccuparci, e non poco, per la salatissima cambiale da scontare in questa quarta ed ultima prova dello Slam, dopo la splendida semifinale di dodici mesi orsono. Alla Schiavone, alla quale diremo sempre grazie per le emozioni che ci ha regalato, non possiamo chiedere più nulla, cosa che invece facciamo con la Giorgi, l’unico ricambio vero, al momento, quando parliamo di “gonnelline” più o meno vincenti. Camila ha giocato molto bene a New Haven, mancando però la cosidetta prova del nove in semifinale contro la slovacca Rybarikova, artefice però della settimana perfetta, un po’ come quella di Tsonga a Toronto in Canada. Poi c’è la Knapp, mai doma, pronta ad emergere, sempre e comunque, dalle sabbie mobili delle qualificazioni, senza però trovare quel successivo spunto che potrebbe restituirle ulteriore coraggio e fiducia,
E tra gli uomini? Accennato ad un Fognini per il quale varrebbe la pena di accontentarsi, Seppi e Bolelli arriveranno in maniera differente all’appuntamento con il festival tennistico della “Grande Mela”. Il primo dopo il “brodino” del quarto di finale a Winston Salem, il secondo direttamente da una terra battuta sottoforma di Challenger che, quantomeno, gli ha restituito una parvenza di classifica e la possibilità del main draw. A questo punto, senza grandi certezze tra le mani, verrebbe da dire: “te lo do io il Queens”. E che nessuno si arrabbi, perchè saremo ben felici di ritornare sui nostri passi al termine delle due settimane sulla Fifth Avenue.
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