TENNIS – L’ATLANTE DEGLI ITALIANI – DI GIANLUCA ATLANTE – Usciamo malconci, decisamente lividi, da questi US Open e il 12 settembre, data in cui dovremo giocare le nostre carte a Ginevra contro Federer e Wawrinka, è più vicino di quanto si possa immaginare. Serve quindi una scelta di formazione che vada oltre la semplice classifica, magari premiando Bolelli, colui che a New York ha giocato meglio?
Il nostro quartetto non è andato aldilà del secondo turno nella Grande Mela. Finendo con il sciogliersi al caldo umido del Queens. Forse eravamo stati facili profeti, o forse no, titolando alla vigilia: “te lo do io il Queens”. Di certo, non abbiamo gufato, perché non fa parte, come nel caso del tifo da curva, del nostro credo.
Oggi, però, la situazione è tutt’altro che positiva. Perché al di là delle sconfitte di Bolelli contro Robredo, di Seppi al cospetto di Kyrgios e di Lorenzi contro Gasquet, nessuno di noi avrebbe mai immaginato che Fognini, Doctor Jekyll e Mister Hyde della racchetta tricolore, potesse naufragare al cospetto di Adrian Mannarino, giocatore “galletto” d’oltralpe, numero 89 della classifica mondiale e solo nove del suo Paese. Ma Fognini è questo signori, e noi, in tempi non sospetti, avevamo deciso di accettarlo per quello che è, se non altro perché faremo prima a trovare un gratta e vinci da due milioni di euro per terra, piuttosto che assistere ad un suo cambiamento totale. Tanto vale dunque…
Resta da vedere se, aldilà delle convocazioni, le scelte di capitan Barazzutti ricadranno, come sempre è accaduto, su chi in classifica è più avanti di altri o se, magari, visto il Bolelli dei primi due set contro Robredo, il capitano decida, una volta tanto, di premiare lo stato di forma e dunque, in un certo senso, operare una scelta impopolare. Ricordate Camporese a Pesaro? Panatta lo fece giocare e lui lo premiò superando Moya nella prima giornata, in cinque set, rimontando i primi due iniziali ad appannaggio dello spagnolo.
Barazzutti quel match se lo ricorda benissimo, perché lo commentò in cabina accanto a Giampiero Galeazzi. E magari, chissà, alla luce di quanto accaduto a Flushing Meadows, gli sarà anche tornato in mente. O, quantomeno, la scelta del suo “nemico” Panatta. Adesso, vedrete, saranno pronti a dirci che noi siamo amici di Adriano e non di Corrado. Noi di Adriano, è vero, siamo molto amici, legati da un qualcosa che si è consolidato, e con forza, negli anni, ma da queste colonne abbiamo sempre elogiato e sottolineato le vittorie di “Barazza”.
Vorremmo tanto, però, che una volta tanto la classifica mondiale, fatta di numeri singoli e non di giochi di squadra, come nel caso di un incontro di Coppa Davis, vada a farsi benedire. Perché, se proprio la vogliamo dire tutta, a meno di due settimane dalla sfida di Ginevra con la Svizzera, una semifinale, la prima da capitano per Barazzutti, di Coppa Davis, l’unica nota positiva che ci portiamo dietro da New York, è propria quella di un Bolelli, “made in Rianna”, ritrovato in tutto e per tutto. La vogliamo fare, allora, questa scelta impopolare? Dai, facciamola capitano…
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